Vedi ZAKROS dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
ZAKROS (Ζάκρος)
Z. alta è un ricco e bel paese situato sulla punta orientale dell'isola di Creta, nel circondano di Sitìa. Ad una distanza di circa due ore di cammino, sulla costa orientale, si trova Z. bassa, oggi povero villaggio di pescatori e di contadini, posta in fondo ad una sicura, piccola rada dove trovano rifugio le barche dei pescatori di spugne. Qui, in età minoica, si sviluppò un notevolissimo porto commerciale, del quale sono venuti alla, luce, specie negli ultimi anni, notevoli resti.
Già gli scavi dell'inglese Hogarth nel 1901 avevano messo in luce nella più settentrionale delle due alture della fascia costiera, una dozzina di case del periodo Tardo-Minoico I, sparse nel pendio S e non tutte ben conservate. Alcune di queste case avevano mura esterne molto robuste, di costruzione megalitica, invece due o tre si distinguevano dalle altre anche per la suddivisione dello spazio interno, con numerosi ambienti, insediamenti industriali e agricoli, quali torchi, ecc. In una delle case più saldamente costruite, in un primo tempo considerata sede del capo locale, fu scoperta una notevole quantità di cretule di argilla, con impressi vari tipi di sigilli, che offrirono molti dati sul culto e sulla vita del XVI sec. a. C. Interesse particolare offrirono sigilli del tutto singolari con stravaganti forme di dèmoni.
In un magazzino di questa stessa casa è stato rinvenuto un notevole complesso di utensili in bronzo. Particolare interesse offre la ceramica, caratteristica del Tardo Minoico I A e I B, che ha mostrato l'esistenza di fiorenti officine locali, che produssero varia suppellettile con ornamenti di stile floreale e marino; di questi ultimi alcuni davvero eccezionali. Oltre alle case, gli scavi dello Hogarth misero in luce sulla collina più meridionale di S. Antonio, due profondi depositi con numerosa ceramica tipica del periodo intermedio tra il Medio e Tardo Minoico, caratterizzata dai due paralleli stili decorativi del chiaro sullo scuro e dello scuro sul chiaro (bicromia), con vari temi di decorazione, in particolare con racemi. Ritrovamenti di minore entità avvennero per la scoperta di tombe, nelle grotte del dirupo che da Z. alta arriva fino alla fascia pianeggiante costiera. I ritrovamenti appartenevano principalmente al più antico periodo minoico.
I nuovi scavi sotto la direzione di N. Platon, iniziati nel 1962 e tuttora in corso, portarono alla luce numerosi e notevoli resti della città minoica e il vasto palazzo che ha restituito oggetti di eccezionale importanza. La sezione scavata della città - finora sette od otto case - si stende sul versante N del colle di S. Antonio e già costituisce un complesso ben definito, perché non solo le case sono a più stanze (una ha 24 ambienti) e con importanti insediamenti entro di esse, di frantoi, botteghe, ripostigli, laboratorî, cucine, camere da abitazione, cortili, ecc., ma anche perché in mezzo a queste case corrono strette strade lastricate, talvolta a gradini per superare i dislivelli. Le scale indicano inoltre che le case avevano almeno due piani. Il proseguimento degli scavi darà una visione completa di una città minoica, molto più interessante dei già noti abitati minoici di Gournià, Psira e Palekastro. I ritrovamenti di questa parte scavata sono stati notevoli e numerosi, ma sono costituiti particolarmente da suppellettile ceramica e pìthoi. Un ritrovamento degno di nota è il piccolo capitello di pietra, il quale con l'abaco, il trochilo, l'echino e le scanalature mostra una fattura corrispondente in pieno alle copie delle colonne fatte dall'Evans a Cnosso.
Il palazzo fu messo in luce nel punto in cui la stretta vallata tra le due colline si apre verso il mare e finora è stato scavato solo per metà, raggiungendo in tutta la sua estensione circa i 7000 m quadrati. È il quarto palazzo minoico, nella serie, dopo quello di Cnosso, Festo e Mallia; ma è il solo palazzo di tutto il periodo minoico-cretese che sia stato trovato sostanzialmente non depredato e con la sua suppellettile in loco, come essa si trovava al momento della catastrofe, la quale giunse quasi improvvisa, come sembra, per la violenta intensità delle scosse sismiche, causate, come si deduce da alcuni indizi, dalla eruzione del vulcano di Thera nel 1450 a. C. La vita del palazzo pare che sia durata 150 anni, durante il periodo Tardo-Minoico I A e I B. L'accesso principale sembra sia stato dal porto, del quale alcuni resti sono visibili nella parte S della rada.
Il disegno primitivo del palazzo presenta forti somiglianze con gli schemi degli altri palazzi minoici, ma anche sufficienti particolarità. Come tutti, ha un cortile orientale e uno centrale e gli ambienti sono distribuiti sulle quattro ali di quest'ultimo cortile. Le facciate esterne sono a grandi pietre squadrate in calcare (ἀσβεστόλιϑος), quelle interne verso il cortile centrale di pòros squadrato e ben connesso. La maggior parte delle soglie è in calcare (τιτανόλιϑος) nero. Si trovarono indizi della esistenza di numerosi piani, i cui muri interni erano fatti, come alcuni muri del pianterreno, di grandi mattoni. Ovunque nelle stanze furono trovati intonaci, talvolta con decorazioni. Un corridoio del piano superiore era decorato da un bell'affresco con grandi rosoni policromi. Travi di legno rafforzavano le pareti e gli stipiti Nell'ala orientale furono trovati due tipi di magazzini, l'uno seminterrato, e l'altro del tipo del Corridor of the Bays di Cnosso; altri magazzini isolati o raggruppati, una grande stanza quadrata col pavimento di calcare gessoso (χαλικασβέστος) e placchette di legno al centro, un piccolo vano di culto con banconi; il bacino lustrale, nel quale si scendeva mediante gradini; la camera del tesoro che apparteneva chiaramente al santuario; una camera con una serie di ripostigli, l'archivio dove furono trovate piccole tavolette fittili scritte in lineare A, un magazzino e una serie di stanze illuminate dal pozzo di luce della grande stanza reale mediante doppie finestre. Questa ultima stanza è realmente maestosa, misura m 12,50 × 10, con un pozzo di luce colonnato, con molte porte, una sezione con un rinforzo interno di colonne, una triplice porta di comunicazione con la vicina stanza dei simposi; completamente originale è la decorazione del pavimento con inserite lastre stuccate, decorate a meandri, composizioni quadrangolari e rettangolari. La stanza dei banchetti, così chiamata dalla serie di anfore da vino e piccole oinochòai che furono trovate entro di essa, era ornata da una splendida fascia a bassorilievo di spirali correnti, conservata in tutta la sua lunghezza, lungo i quattro lati della stanza. Sul lato orientale dell'ala E era stato aggiunto un annesso industriale, con piccole cisterne, il caratteristico ambiente minoico a molte porte, interno, scalette intonacate per il piano superiore e la sistemazione di una latrina.
Il cortile centrale ha dimensioni relativamente piccole, m 12 × 30. Vi sono entrate su tutti i lati con grandi soglie monolitiche. Presso l'entrata dell'ala N viene a crearsi una piccola stoà con due colonne e un bancone per sedersi. L'aspetto dell'ala orientale era imponente con una entrata a tre gradini fra basi quadrate e colonne. Forse dava adito alla sala del trono, perché il pavimento mostra un'analoga ornamentazione con riquadri inseriti in stucco. Sfortunatamente in questo settore le distruzioni sono state notevoli. All'angolo dell'ala orientale e meridionale si trova un complesso. dello stesso stile, con un pozzo praticabile mediante una scala di otto gradini, che potrà essere chiamato, secondo Omero, "τυκτή κρήνη". Gli ambienti dell'ala N e S non sono ancora stati scavati in profondità; è stata già scoperta tuttavia, una grande cucina con sei supporti per il tetto nell'ala N e altre botteghe e stanze nell'ala S. Si calcola che il palazzo che si stendeva in parte sulla terrazza e lungo il pendio della collina N non aveva meno di 150 ambienti, calcolando un piano solo oltre il pianterreno. Il palazzo, non essendo stato depredato, offre un gran numero di oggetti, dei quali molti di valore unico. Le botteghe erano colme di pithoi e di altri grandi e piccoli vasi. Più di duemila vasi si sono raccolti fino ad oggi, tra i quali una serie di anfore a quattro anse elegantemente ornate. Molti dei vasi costituiscono splendidi esempi di stile marino e floreale. Tra questi si distinguono i vasi con polipi e nautili (uno identico alla bellissima brocca da Marsiglia). Dalla stanza del tesoro del primo piano provengono quattro grandi zanne di elefante e sei talenti di bronzo di un tipo già noto, che mostrano l'importazione delle prime merci dall'Anatolia e da Cipro. Abbondanti sono le suppellettili ceramiche di uso religioso (rhytà, bracieri, fruttiere, σαμνία con prese ottagonali) molti ornati con simboli sacri. Particolarmente notevoli si dimostrarono gli arredi custoditi nella stanza del tesoro del santuario entro sette ciste in muratura. È materiale mirabilmente ornato da variopinte pietre scelte (ossidiana, basalto, porfido, alabastro, marmo venato, cristallo di rocca, ecc., e anche in faïence). Particolarmente notevoli sono le serie dei rhytà di pietra (v. rhyton) conici e ovali e dei calici della Sacra Alleanza, alti bicchieri dal piede tornito, dei quali uno eccezionalmente prezioso di ossidiana. Uno dei rhytà ovali è ricavato da un solo pezzo di bellissimo cristallo di rocca, ed è unico in tutta la produzione minoico-cretese. I rhytà plastici in faïence hanno la forma di testa di toro e di leonessa. Entro la stanza del tesoro furono trovate due grandi doppie asce votive, delle quali una peculiare per la sua fitta decorazione a fiori di giglio.
Nelle vicinanze della sala reale, furono rinvenuti due dei più begli oggetti, un rhytòn in forma di testa di giovane toro in steatite, analogo a quello di Cnosso, ma più piccolo, ed uno ovoide, a rilievi, in pietra dura, con la rappresentazione del santuario del picco roccioso davanti al quale e intorno al quale si muovono e stanno capre selvatiche e falchi. Tre altari, e il sacro albero sono davanti alla porta del tempio decorata di spirali. Il vaso gareggia in bellezza con quello famoso, decorato a rilievo, in steatite, dalla villa reale di Haghìa Triada.
Gran quantità di strumenti di bronzo, di armi, di suppellettili fu trovata negli appartamenti del palazzo. Tra questi particolarmente notevoli sono dieci seghe, delle quali due sono le più grandi di tutta la produzione cretese minoica e due lebeti di bronzo, di cui uno col tripode. Particolarmente notevoli sono anche le piccole scatole con decorazione ad intarsio d'avorio, di faïence, di cristallo, di schisto con rappresentazioni di simboli religiosi, conchiglie marine, motivi vegetali e spirali.
Oltre al palazzo e ad una sezione della città, fu scavata parzialmente una villa rustica minoica, notevole per estensione e per le numerose suppellettili, a Z. alta. In uno dei suoi ambienti fu scoperto un torchio costruito con due serbatoi e raccoglitori del mosto.
Dalla villa vengono notevoli frammenti di affreschi con motivi vegetali variopinti. Infine, presso il cosiddetto Burrone dei Morti, furono trovate molte grotte con sepolcri di età prepalaziale e antico-palaziale e anche alcune con sepolcri di età geometrica. In uno di questi sepolcri in grotta, lungo e davanti all'uscita in pendio del burrone, fu trovata una bellissima pisside in schisto verde il cui coperchio è del tutto uguale a quello già noto di Mochlos, decorato da un cane disteso. Il sepolcr0, accompagnato da vasi di tipo cicladico e altri di stile Vasilikì, appartiene alla seconda fase pre-palaziale (2400-2200 a. C.).
Il principale santuario della sommità presso Z., fu trovato vicino la cima Traostalo, a N-O di Z. alta. Ha dato una grande quantità di idoletti e animaletti votivi di terracotta, particolarmente interessanti, in quanto richiamano esattamente gli analoghi ritrovamenti del santuario della sommità di Petsofà, presso Palekastro.
Bibl.: D. G. Hogart, Excavations at Zakro, Crète, in Ann. Brit. School Athens, VII, 1900-1901, pp. 121 ss.; G. Daux, in Bull. Corr. Hell., LXXXVI, 1962, pp. 887-993; ibid., LXXXVII, 1963, pp. 830-836; N. Platon, A New Minoan Palace, in Archaeology, XVI, 1963, pp. 269-275.