ZAIRE
(v. congo belga, XI, p. 133; App. I, p. 457; II, I, p. 675; congo, App. III, I, p. 419; zaire, App. IV, III, p. 865)
È uno dei più vasti stati dell'Africa; ha una popolazione di 38.746.000 ab. (stima 1991), appartenente prevalentemente al ceppo bantu, con minoranze di sudanesi (a Nord), nilotici (a Nordest), pigmei e hamiti (a Est) e divisa in molti gruppi tribali parlanti più di 200 lingue diverse: questa grande frammentazione etnico-linguistica non crea grossi problemi all'interno in quanto tutti parlano anche una delle quattro lingue nazionali (kiSwahili, ciluba, kiKongo e lingala) e la lingua ufficiale, che è il francese. La popolazione è sparsa in maniera irregolare: l'area della foresta fluviale è la meno abitata, mentre le maggiori densità si trovano nel basso corso del fiume Congo o nella regione mineraria dello Shaba. Circa il 60% della popolazione vive in aree rurali (solo il 3,3% della superficie totale è coltivata), ma lo spostamento verso le aree urbane è sempre più forte: la capitale Kinshasa ha 3.804.000 ab. (1991) più un numero indefinito di persone che abitano nelle vaste bidonvilles che sorgono alla sua periferia; le altre città più importanti sono Kananga, Lubumbashi, Mbuji-Mayi, Kisangani e Bukavu.
Benché lo Z. abbia un potenziale produttivo immenso, la sua economia è ancora a un livello molto basso in quanto durante il periodo coloniale sono stati sviluppati solamente i settori che interessavano il capitale europeo e in particolare quello minerario, mentre sono state trascurate tutte le attività destinate a migliorare il tenore di vita della popolazione. Le vicende successive alla decolonizzazione non hanno ancora permesso al paese di trovare un suo effettivo equilibrio interno, di praticare una seria politica di riconversione economica e di sviluppare le produzioni destinate al mercato interno.
Nell'insieme la situazione economica è andata peggiorando negli ultimi anni a causa della cattiva gestione delle risorse nazionali, del deterioramento della capacità amministrativa e delle strutture sociali, delle scandalose ingiustizie sociali aggravatesi all'interno del paese a causa dell'estendersi della corruzione e dalla sempre più forte dipendenza del paese dagli interessi del capitale internazionale. Tutto questo ha causato un collasso monetario interno e un pauroso aggravamento della situazione debitoria dello stato, mentre il tasso d'inflazione, benché sia risultato in calo nel 1994, si colloca sempre su livelli elevatissimi (oltre il 400% annuo nel periodo 1985-93).
Il settore primario ha un potenziale eccezionale, estremamente diversificato sia per i prodotti commerciali (caffè, olio di palma, tè, cacao, gomma, fibre vegetali, tabacco) sia per quelli destinati al consumo locale (cassava, mais, riso, frutta); vi sono inoltre vaste risorse forestali, acque interne molto pescose e vaste regioni pascolive. Tuttavia almeno i 2/3 dell'intera popolazione del paese vivono secondo modelli di produzione di tipo primitivo in un'economia di pura sussistenza basata sulle attività tradizionali.
La frammentazione dell'insediamento, l'attaccamento ai costumi tribali, le difficoltà causate dalla mancanza di un'adeguata rete di trasporto fanno sì che il settore primario non riesca a svilupparsi e nemmeno a soddisfare il fabbisogno di una popolazione in crescita. Nonostante le massicce importazioni di alimenti, buona parte della popolazione soffre di malattie da carenze nutrizionali, e la politica del governo per sviluppare le produzioni alimentari si è sempre scontrata con le difficoltà organizzative e con la mancanza di capitali adeguati. Il perdurare di sistemi di coltura di tipo arcaico provoca una pericolosa degradazione ambientale nelle aree di pressione demografica in aumento; la deforestazione irrazionale e la mancanza di tecniche a difesa dei suoli hanno già causato il denudamento e la lateritizzazione di vaste superfici.
Attualmente si cerca di sviluppare soprattutto la coltura del mais (9.200.000 q nel 1992), che sembra essere la più adatta a coprire il deficit alimentare; le colture commerciali non hanno subito in questi anni sensibili miglioramenti e nessuna di esse ha grande importanza sul mercato mondiale. Le foreste (74,2% della superficie nazionale) danno legni pregiati e sono sfruttate soprattutto nella regione occidentale. L'allevamento, benché quantitativamente rilevante, ha un'importanza economica assai ridotta a causa della bassa qualità degli animali, della diffusione della tripanosomiasi e di altre zoopatie, e delle tecniche primitive con cui è praticato.
Le risorse del sottosuolo hanno da sempre rappresentato la ricchezza effettiva del paese. La regione mineraria più ricca è quella meridionale dello Shaba. Il minerale più importante è il rame (associato al cobalto), la cui estrazione e lavorazione offrono un gran numero di posti di lavoro e garantiscono per più dell'80% le entrate di valuta estera. Estromessa la potente multinazionale che ha controllato fino agli anni Sessanta l'attività estrattiva, le miniere dello Shaba sono oggi gestite da consorzi a capitale misto, ma dal 1985 l'interesse internazionale per quest'attività è andato declinando per il calo dei prezzi dei metalli non ferrosi sul mercato mondiale. Benché siano state segnalate considerevoli riserve di altri minerali, una ripresa dell'attività estrattiva non si potrà avere senza un miglioramento considerevole dei sistemi di trasporto, nuove fonti di energia a basso prezzo e un miglioramento della qualità della manodopera. Il rame (144.400 t di metallo puro nel 1992) viene arricchito prima dell'esportazione negli stabilimenti di Lubumbashi, Likasi e Luilu; associato al rame si trova il cobalto (9900 t nel 1991). Gli altri minerali attualmente estratti sono l'argento (35.000 kg nel 1992), il manganese, il cadmio, lo zinco, lo stagno, il tungsteno, l'uranio (i giacimenti dello Z. sono fra i più importanti del mondo), il radio, il germanio, l'oro (4500 kg nel 1991), i diamanti provenienti per gran parte dal Kasai (17 milioni di carati nel 1991, pari a 1/3 del prodotto mondiale); infine dalla piattaforma continentale si estraggono annualmente oltre 1.300.000 t di petrolio.
Lo Z. ha grandi possibilità per la produzione di energia idroelettrica (98% del totale), mentre ha limitate risorse carbonifere; nelle acque costiere si sfruttano giacimenti petroliferi di bassa qualità. La capacità energetica installata è di 2.831.000 kW (1991), grazie anche al completamento dello sbarramento di Inga sul fiume Congo, ma solamente il 30% di questo potenziale energetico viene utilizzato in quanto il settore industriale è ancora limitatissimo, se si escludono gli impianti di raffinazione del rame nello Shaba. Le industrie manifatturiere sono tutte di recente attivazione e, concentrate per più della metà nell'area urbana della capitale, producono beni di consumo di prima necessità. La mancanza di capitali e di personale esperto hanno fino a oggi reso inefficaci tutti i tentativi per migliorare ed estendere la produzione industriale, che potrebbe beneficiare di una vasta gamma di materie prime e di energia a basso costo.
Lo Z. possedeva un sistema di trasporto molto esteso, ben collegato nelle varie reti e dotato di infrastrutture e materiale tecnicamente avanzato: i corsi d'acqua (16.400 km navigabili per buona parte dell'anno) forniscono la struttura portante del sistema delle comunicazioni, 5100 km di ferrovia saldano fra loro le vie fluviali superando le difficoltà rappresentate dalle rapide e coprono le aree prive di vie d'acqua, 46.000 km di strade praticabili anche nella stagione delle piogge completano la rete interna; ma gli scarsi investimenti pubblici nella manutenzione di questo sistema ne hanno provocato un forte degrado, causando gravi difficoltà nei collegamenti fra le varie regioni.
Il turismo è limitato in quanto solamente la regione montana del Kivu con alcuni parchi nazionali offre un'attrezzatura ricettiva di modesto livello. Il commercio con l'estero è attivo grazie all'esportazione di minerali; al primo posto per le relazioni commerciali è il Belgio, seguito dagli Stati Uniti e da altri paesi dell'Unione Europea.
Bibl.: F. Bezy, J.-P. Peemans, J.-M. Wantelet, Accumulation et sous-développement au Zaïre 1960-1980, Lovanio 1981; P. Decraene, L'Afrique centrale, Parigi 1993.
Storia. - Il regime di Mobutu Sese Seko, al potere ininterrottamente dal colpo di stato del 1965, ha subito un'ulteriore erosione di credibilità nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Esso è uscito logorato dalle denunce relative al mancato rispetto dei diritti umani, dalle periodiche rivolte sempre spietatamente represse e inoltre dalla sua evidente incapacità di realizzare la promessa riforma in senso più liberale del sistema politico. Nonostante ciò Mobutu ha mantenuto il potere, è stato rieletto presidente nel 1984, e il suo mandato è andato di fatto oltre la scadenza del 1991. D'altra parte, lo Z. aveva perso, dopo la fine della guerra fredda, la funzione di ''gendarme'' assolta in Africa durante il confronto Est-Ovest, con riguardo anzitutto alla guerra civile combattuta in Angola con la partecipazione di Sudafrica e Cuba, e non poteva più sfruttare la rendita di posizione garantita dall'appoggio degli alleati tradizionali (Stati Uniti, Francia e Belgio). Un segno tangibile della crisi, a parte le continue esplosioni di violenza, fu la rapida successione di primi ministri nominati da Mobutu alla ricerca di un minimo di stabilità ed efficienza, senza che tale ricambio risolvesse peraltro lo scontro in corso ormai da anni con l'opposizione. Il solo progresso fu il definitivo riconoscimento del pluralismo politico e quindi della legittimità dei partiti d'opposizione: con un primo provvedimento dell'aprile 1990 venne creato un sistema multipartitico con tre partiti, e nell'ottobre dello stesso 1990 il sistema fu ampliato in modo che potesse esservi incluso un numero illimitato di partiti. All'instabile quadro politico si accompagnava la corruzione come metodo abituale di governo e la diffusa pratica clientelare. Di fronte agli eccessi e agli abusi, gli Stati Uniti decisero nel novembre 1990 di annullare l'assistenza economica e militare allo Z., e nel gennaio 1992 la CEE sospese tutti gli aiuti con la sola eccezione di quelli umanitari. In ragione dell'ammontare dei suoi debiti, di fatto inesigibili, il Fondo monetario internazionale ha privato nel 1994 lo Z. del diritto di voto.
Il momento istituzionale più importante dell'ancora incompiuta transizione a un regime democratico fu l'insediamento nel 1991 di una Conferenza nazionale che, secondo Mobutu, avrebbe dovuto discutere il testo di una nuova Costituzione da sottoporre ad approvazione mediante un referendum popolare. La Conferenza si inaugurò il 7 agosto 1991 e proseguì fra continue polemiche e frequenti interruzioni fino al 6 dicembre 1992, quando fu sciolta e al suo posto fu istituito un Alto Consiglio della Repubblica (HCR), poi a sua volta sciolto (gennaio 1994) insieme all'assemblea nazionale eletta nel 1987. Al loro posto fu istituito un organo congiunto, noto come HCRParlamento di transizione, per preparare le nuove istituzioni. Al centro della lotta politica si poneva sostanzialmente la richiesta dell'opposizione di ridurre i poteri di Mobutu, con la nomina di un capo del governo in grado di esautorare o bilanciare il presidente. Nell'agosto 1992 alla testa del governo venne eletto E. Tshisekedi, ex ministro dell'Interno passato all'opposizione, fondatore nel 1982 dell'Union pour la Démocratie et le Progrès Social (UDPS) e animatore di una vasta coalizione di forze (Union sacrée). La sua leadership non ebbe tuttavia modo di esplicarsi perché Tshisekedi, immediatamente venuto in contrasto con Mobutu, fu dichiarato decaduto. Per qualche tempo Tshisekedi, che veniva considerato un'alternativa gradita ai governi occidentali, cercò di presentarsi come l'autorità legale contrapposta al governo investito da Mobutu, ma l'opposizione era divisa e la stessa Union sacrée fu indebolita da una scissione.
Sullo sfondo dell'estenuante trattativa costituzionale, mentre il paese sprofondava in una specie di anarchia diffusa (il governo era assente in molte regioni e in molte attività, l'economia era in completo dissesto), si verificarono continue esplosioni di violenza. Nel febbraio 1989 gli studenti scesero in piazza a Kinshasa e Lubumbashi (un morto secondo il governo, 37 secondo fonti ufficiose). Dimostrazioni antigovernative si svolsero nel maggio 1990 all'università di Lubumbashi, provocando un numero mai precisato di vittime. Altre violenze scoppiarono nel settembre 1991, con distruzioni massicce di beni e proprietà: ai dimostranti, esasperati per l'inflazione e la cattiva amministrazione, si aggiunsero anche reparti delle forze armate; l'ordine fu ristabilito solo con l'aiuto di truppe belghe e francesi, che intervennero di nuovo nel gennaio 1993 per riportare la calma dopo un'altra ondata di scioperi e proteste e un principio di ammutinamento dell'esercito (fra le molte vittime delle violenze restò ucciso, forse accidentalmente, anche l'ambasciatore della Francia). Paradossalmente, il regime di Mobutu, che sembrava avviato a una crisi irreversibile, si riprese a seguito della crisi scoppiata in Ruanda nel 1994 perché la Francia utilizzò lo Z., alleato del governo hutu rovesciato poi dalla vittoriosa campagna militare del Fronte patriottico ruandese, come base politica e territoriale per i suoi interventi.
Fra i molti primi ministri che governarono a partire dalla fine degli anni Settanta si segnalò per i suoi contrastati rapporti con Mobutu, che nel 1977 lo aveva persino fatto condannare a morte, N. K. I Bond, al governo per l'ultima volta fra il novembre 1991 e l'agosto 1992. Dopo l'interregno di Tshisekedi venne nominato F. Birindwa, un membro dell'UPDS uscito dal partito. Nel 1994 questi fu sostituito da L. Kengo Wa Dondo, un esperto di economia che mise al primo posto del suo programma la restaurazione della fiducia internazionale nello Z. e il ripristino dell'ordine interno. Il suo governo − Kengo Wa Dondo promosse un gabinetto di ampia coalizione (solo il partito di Tshisekedi rifiutò di aderirvi) − diede un certo sollievo all'economia dello Z. e arrestò il corso dell'iperinflazione (8500% nel 1994; il 31 ottobre 1993 fu introdotto il nuovo zaire, equivalente a 3 milioni di vecchi zaire, che fu reso convertibile al valore iniziale di 3,3 unità per un dollaro). Mobutu, che si era distaccato dalla gestione corrente degli affari isolandosi per lunghi periodi nel suo villaggio natale di Gbabolita, sembrava aver concesso a Kengo ampi poteri contando sui suoi buoni rapporti con gli Stati Uniti e gli organismi economici internazionali. La stabilizzazione non poteva prescindere però dalla conclusione della riforma politica: la legge costituzionale transitoria adottata l'8 aprile 1994, che rafforzava i poteri del capo del governo a spese del presidente della Repubblica, fissò per tutto l'iter (nuova Costituzione, referendum, elezioni per il Parlamento e per il presidente) un termine di 15 mesi, ma le elezioni, decise in un primo tempo per il 9 luglio 1995, sono già state rinviate a tempo indeterminato.
Bibl.: D. J. Gould, Bureaucratic corruption and underdevelopment in the Third World. The case of Zaire, New York 1980; Nguza Karl I Bond, Mobutu ou l'incarnation du mal zairois, Londra 1982; Id., Le Zaire de demain, Anversa 1983; J. Vanderlinden, La crise congolaise, Bruxelles 1985; C. Young, T. Turner, The rise and decline of the Zairean state, Madison (Wis.) 1985; G. Kronsten, Zaire to the 1990s: Will retrenchment work?, Londra 1986; M.R. Girotti, G. Matti, Zaire. Neocolonialismo con maresciallo, Bologna 1987; B.T.K. Mpansu, Le Zaire face au développement du sousdéveloppement, Kinshasa 1988; M. Schatzberg, The dialectics of oppression in Zaire, Bloomington 1988; H. Ekwe-Ekwe, Conflict and intervention in Africa: Nigeria, Angola and Zaire, Londra 1990; J. MacGaffey, The real economy of Zaire, ivi 1991; J. Depelchin, De l'état indépendant du Congo au Zaire contemporain, Dakar 1992.