CONTARINI, Zaccaria
Nacque a Venezia il 26 genn. 1526, primogenito di Paolo (1510-1566; senatore, capo del Consiglio dei dieci, più volte consigliere nonché capitano a Bergamo nel 1545-46 e podestà a Verona nel 1547-49 e, di nuovo, nel 1561-62) di Zaccaria e di Vienna di Francesco Gritti (figlio questi dei doge Andrea), dalle cui precocissime nozze (sulle quali cfr. M. Sanuto, Diarii, XXXVII, Venezia 1890, coll. 440-75 passim) nascono successivamente tre figlie e quattro figli.
E precisamente: Maria, sposa nel 1549 ad Alvise Vendramin di Andrea; Lucrezia, maritata nel 1554 a Costantino Priuli di Marcantonio; Contarina accasata nel 1569 a Vincenzo Gradenigo di Bartolomeo; Andrea (15341582); Francesco (1536-1570), che, vescovo di Pafo, sarà ucciso dai Turchi; Marco (1541-1610), che, sposandosi nel 1572 con Cornelia di Giorgio Comer, proseguirà la linea della famiglia; Filippo (1542-1577) che, dopo essere stato savio agli Ordini nel 1567 e nel 1569, si farà, nel 1572, gesuita cedendo ai fratelli tutte le sue spettanze patrimoniali. Un'opzione, questa di Filippo per la Compagnia di Gesù, non circoscrivibile a propensione individuale, ma ribadente la connotazione filogesuitica della famiglia avviata con l'esplicita protezione fornita a Ignazio di Loyola, durante il suo soggiorno a Venezia, dallo zio paterno Pietro (1513-1563; "deputato" all'ospedale dei SS. Giovanni e Paolo e quindi vescovo di Zara e Pafo) e portata avanti dallo stesso C. nel corso della sua prolungata attività politica, nella quale soprattutto risulta impegnato.
Non per questo, tuttavia, trascura gli interessi della famiglia: già agente per conto del padre in acquisti di terra, il C., comperando via via giudiziosamente modesti appezzamenti, amplia la proprietà nelle "ville" di Piazzola, Presina, Santa Colomba; e si vale puntualmente del giuspatronato sulla chiesa parrocchiale di S. Maria e S. Silvestro di Piazzola comportante, appunto, il diritto "presentandi personam idoneam" al compito di curato. Il fatto poi che, il 30 dic. 1569, Telesia Verza, una ragazza cui è morto il padre, debba cedere al C., in pagamento d'un debito d'appena 43 lire, un pezzo di terra "in villa di Piazzola in contrada Capitello", pare indicativo, quanto meno, duna certa durezza d'animo da parte dei C. che peraltro, il 10 genn. 1567, s'è impegnato, senza batter ciglio, a versare al cardinale di Trani Bernardino Scotti 2.000 scudi all'anno, ché a tanto ammonta la "pensione" stabilita dal papa "sopra el vescovato di Papho nel regno di Cipro" assegnato al fratello Francesco. "Noi assicuraremo - aveva allora dichiarato il C. nella promessa scritta "di man propria per nome mio et de miei fratelli" - sopra tutti li nostri beni et pagaramo" con il più scrupoloso rispetto delle scadenze e con le modalità, volta per volta, preferite dallillustre beneficiario della pensione.
Eletto, il 25 nov. 1563, provveditore sopra Banchi, quindi per due volte ordinario del Pregadi nonché provveditore alla Sanità, il C. - che non va confuso con l'omonimo figlio di Cipriano podestà di Portogruaro nel 1564-65 -, dopo l'annullamento dell'elezione del 19 genn. 1572 a provveditore alle Beccarie, è, al più tardi dal novembre sino al 29 maggio 1574, podestà di Bergamo, ove, assieme al capitano, provvede che il cospicuo irrobustimento del presidio (ché la pace con la Porta fa affluire 300 uomini) avvenga "senza strepito" e senza suscitare reazioni spagnole.
Merito della podestaria del C. - a detta del dottore in utroque Giorgio Passi, corrivo esaltatore delle sue "eccellenti qualità" - l'aver apportato alla città "lieta et tranquilla pace" rimuovendo, "oltra gli rancori, anchora le occasioni", l'aver "divisa et terminata l'acqua contentiosa" del Serio, l'aver ottenuto la sospensione del dazio del vino e promossa l'istituzione del Collegio delle biade. Lodevole, altresì, sempre secondo Passi, la sua esibita religiosità ché il C. s'è dato "con grande sommissione" alla visita delle chiese, alle preghiere recitate "con molta humiltà", all'ascolto prestato "con assaissima attentione" alle prediche, alla frequenza "con infinita devotione" a tutti "li divini offici", e alla comunione ricevuta, "con grandissima et santissima riverenza spesso, anzi ogni mese" (precisazione questa che fa apparire involontariamente ironico lo "spesso" che precede). Un'unione attestata dalle "chiese honorate", dai "religiosi riveriti", dai "lochi pii conservati", dai "poveri alimentati", dagli "orfani difesi" (ma come dimenticare la giovane orfana dì Piazzola costretta a cedere il campicello?). Preoccupazione, infine, dei C. a Bergamo quella dell'aggiornamento e della riforma degli statuti; donde la nomina d'un, peraltro inconcludente, Collegio di nobili incaricato della loro accurata revisione e integrazione.
Incluso, il 24 marzo 1576 e, di nuovo, il 5 apr. 1578, tra i tre provveditori sopra i Danari, del Consiglio dei dieci, membro del Senato. il C. in questo, nel 1577, si fa trasportare infermo pur d'opporsi - con successo - alla revoca dei decreto. d'espulsione degli "istrioni". Eletto, altresì, il 17 apr. 1578, dei tre revisori sopra le Scritture, nel 1579 si adopera, con i due colleghi e coi tre provveditori in "Cecca", "per levar le confusioni le quali al presente si trovano nelle entrate pubbliche", sì che, sgombrando il campo dalle "molte divisioni, subdivisioni ed obbligazioni" accumulatesi, "siano assignati li datii... ed entrate delle camere quanto più unite ed integre che si possa, così per ridur la scrittura a tal chiarezza che da ognuno possi facilmente esser intesa come per poter meglio esercitar la esazione dei denaro pubblico e causar altri buoni effetti". S'avvia, in tal modo, quell'accurata quantificazione delle spese e delle entrate annue più chiaramente ripartite in singole voci, dalla quale risulta "sopravanzare buona somma di denaro" destinata ad accelerare i tempi dell'estinzione del debito pubblico cresciuto a dismisura con la "voracissima guerra" antiturca del 1570-73. Nominato il 19 giugno 1584 revisore delle Entrate pubbliche il C., con i due colleghi, si occupa del "deposito grande" per i bisogni di "guerra aperta" voluto dal Senato il 15 giugno. E la sua competenza finanziaria deve godere d'un certo credito se il C. viene pure incluso, il 18 genn. 1585, tra i tre sopraprovveditori del Banco della piazza di Rialto. Savio del Consiglio sempre nel 1585, savio all'Eresia nel 1586 e 1587, eletto capitano a Brescia il 21 dic. 1586, vi risiede - quanto meno - dalla fine del 1587 all'inizio del 1589, quando, il 4 febbraio, dispone che gli abitanti di Carpenedolo "non siano molestati né sforzati ad alcun pagamento" pel transito del "ponte del Chiese"; disposizione immediatamente applicata nella "sentenza in contraddittorio giudizio" del 17 febbraio. Di nuovo a Venezia, oltre ad essere più volte savio del Consiglio (nel 1589, 1594, 1596, 1597), è, il 23 febbr. 1590, tra gli "aggionti" al Collegio delle acque che, coi savi e gli esecutori alle Acque, propugnano "sia principiata una fondamenta di pietra viva dalle parti di tramontana principando dal terreno vacuo ch'è fra S. Francesco e S. Giustina fino all'horto de Ca' Grimana a S. Catterina": una "deliberation" immediatamente operativa ai fini della costruzione delle Fondamenta Nuove. Eletto, il 20 settembre. dei quattro membri dell'ambasceria, rientrata per la morte dell'omaggiando, ad Urbano VII, di nuovo incluso in quella al successore, anche questa bloccata - quando il C., con i colleghi, è ad Ancona nell'ottobre del 1591 - dalle repentine malattia e morte di Gregorio XIV, il C. è anche membro di quella a Clemente VIII, che lo crea, il 28 ott. 1592, cavaliere. Nominato, altresì, il 20 ott. 1590, riformatore allo Studio di Padova, il C. pare preferire, per la lettura di matematica, a quella dì Galilei la candidatura - poi rientrata - di Giovanni Antonio Magini. Dei cinque senatori, incaricati, il 17 sett. 1593, con il titolo di "provveditori generali" in Friuli, della scelta del luogo più adatto alla costruzione di una "nuova fortezza reale" nonché di valutare "l'accomodar" delle fortificazioni di Udine, il C. partecipa, per tutto ottobre, all'accurato viaggio ispettivo il cui momento culminante si verifica il 16, quando, come racconta Leonardo Donà, anche egli della commissione, "ridotti noi cinque provveditori generali..., invocato... Dio, decretassimo, con l'autorità" delegata dal Senato, "di piantare una fortezza... di nove balloardi reali nell'area nuda che giace tra le ville di Ronchis, S. Lorenzo e Palmada". Donde il sollecito inizio della costruzione della città-fortezza di Palma.
Designato, il 31 maggio 1594 capitano a Padova, il C. - che vi risiede dall'autunno di quell'anno sino al ma o del 1596 - coordina il fronteggiamento dell'"escrescentie d'acque" del Brenta e della Brentella, controlla la "qualità, condittione et professione" dei "descritti nelle compagnie di archibusieri a cavallo" della città nonché lo "stato dei loro cavalli", provvede. all'invio mensile del "denaro di questa camera" a Venezia, cerca d'arrestare i turbatori della quiete pubblica tra i quali si distingue un ferrarese "bravo et siccario", robusto, dallimponente statura, con grande barba e "mostacchi et capelli lunghi" e "con un sfriso su la faccia". Già tra gli aspiranti al dogado nell'elezione che vede prevalere, il 26 apr. 1595, Alarino Grimani, il C. viene nominato, il 23 marzo 1598, consigliere pel sestiere di Dorsoduro. E, nel 1599, quando giunge a Venezia il vicedomino della Camiola Giuseppe Rabatta per annacquare - per conto degli Asburgo - le ire e relativi propositi d'energica reazione della Serenissima esasperata dalle scorrerie degli Uscocchi, il C., insieme a Giacomo Foscarini, s'incontra, per volontà del Senato, con lui più volte nella seconda metà d'aprile. Purtroppo gli abboccamenti risultano vani ché Rabatta, pur latore d'una soluzione ragionevole - il trasferimento degli Uscocchi da Segna a Ototac previo anticipo, da parte della Repubblica, della somma necessaria, per la quale i boschi attorno, a Segna dovrebbero fungere da cauzione - una volta messo, come riferisce il nunzio al card. Aldobrandini il 24 aprile, "alle strette", non è in grado di fornire assicurazioni convincenti. Troppo "poca" la sua "autorità", privo, com'è, di "procura per la conclusione del "negotio". Eletto, ancora il 5 luglio 1598, per la seconda volta riformatore allo Studio di Padova, il C. si rivela - come scrive il 10 sett. 1599 l'amico Sagredo all'interessato - sordo alle richieste di congruo aumento di stipendio di Galilei. Dal C. - lamenta Sagredo - "mai ho potuto trare pur una parola cortese" in merito; anzi "intendo" che il C. è irritato coi "suoi nipoti" pur essi prementi "in proposito". Accontentare Galilei, osserva Leonardo Donà pur egli riformatore. costituirebbe un "essempio" tale da porre "in confusione tutto lo studio". Più intransigente di lui il C., che tronca seccamente le insistenze di Sagredo: "mai disse altra parola - così questi a Gafilei - se non che si meravigliava et che non vedeva causa di così alte pretensioni, mostrando di restar pochissimo satisfatto della mia persona".
Patrizio senza tentennamenti schierato con la parte conservatrice, non particolarmente di spicco ma dal prestigio assiduamente costruito in tanti anni di costante presenza politica, il C. sigilla la sua carriera con l'elezione - nella quale 766 sono i voti a suo favore, 457 i contrari - del 27 nov. 1600 a procuratore di S. Marco de ultra. Muore, però, di lì a poco, "da febre giorni 20", a Venezia il 21 genn. 1602, venendo sepolto - in ottemperanza alla sua volontà - nella chiesa di S. Maria dei Frari, nella "cappella grande" di famiglia, presso le "ossa" paterne.
Fonti e Bibl.: Arch. di Statodi Venezia, Avogaria di Comun, 51, c. 64v; 159, alla data di morte; Ibid., Segretario alle voci. Elezioni Maggior Consiglio, 4, cc. 99v, 118v (per l'omonimo di Cipriano); 7, cc. 172v, 185v; 8, cc. 1v, 109v; Ibid., Ibid., Elezioni Pregadi, 4, cc. 40v, 104r; 5, cc. 6v, 115v, 118r, 163v, 164v; 6, cc. Cv, 4v, 5v, 114r; Ibid., Capi del Cons. dei dieci. Lett. di rettori. 2/155, 156, 154, 166-74; 24/190-93; 85/124-34; 190/68-73 (per l'omonimo di Cipriano); Ibid., Notarile. Testamenti, 1192/603; Arch. Segr. Vat., Nunziatura Venezia, 37, c. 14r; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna 1070132; 2327, c. 67v; 3238/5. Trovaso; Ibid., Mss. Correr 404, p. 169;Ibid., Mss. P. D. 524/3,4; C 754/63; C 756/24; C 1011/164; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., VII, 394 (= 8516): Scritture e stampe del magistrato alle Acque..., c. 282; Raccolta de' privilegi... terminazioni concernenti... Nave, Rezzato... Ospitaletto..., Brescia 1744, pp. 258-260; L. Donà, Viaggio nella Patria del Friuli..., a cura di N. Barozzi, Portogruaro 1864, pp. 12, 14, 25; P. Paruta, La legazione di Roma, a cura di G. De Leva, I, Venezia 1886, p. 9 n. 3; Monumenta... Uscocchorum..., a cura di C. Horvat, I, Zagabriae 1910, pp. 207-13 passim; G. Galilei, Dal carteggio e dai documenti..., a cura di I. Del Lungo-A. Favaro, Firenze 1968, p. 18; Id., Le opere (ed. naz.), X, pp. 42, 77, 78; XX. pp. 143 (ma da scartare il rinvio a XIX, p. 587 ché trattasi d'omonimo figlio di Bertucci), 425 s.; Atti della nazione germanica artista..., a cura di A. Favaro, II, Venezia 1912, p. 75; Relazioni dei rettori..., a cura di A. Tagliaferri, IV, Milano 1975, p. LIV; XI, ibid. 1979, p. LIV; XII, ibid. 1979, pp. XXXVIII, 109, 130; Nunziature di Venezia, X, a cura di A. Stella. Roma 1977, pp. 102, 103 n. 1; N. Leonico, Li tre libri di varie historie... tradotti.... Venetia 1544 (con dedica al C. dello stampatore Michele Tramezzino); G. Passi, Orazione in laude dell'illmo. .. Z. C., in Due orazimi inedite ... agli sposi G. Valierr-M. C. Passi, Venezia 1857, pp. XXIIILI; F. Paolini, De pace oratio... ad Patavinigymansii triumviros (tra i quali è il C.), Venetiis 1599; C. Magno. Rime, Venetia 1600 (con dedica al C.); F. Manfredi, Degnità procuratoria..., Venetia 1602, p. 93; P. Ramusio, Della guerra di Costantinopoli..., Venetia 1604 (nella dedica, non num., a Marco, fratello dei C., stesa dal figlio dell'autore Girolamo, cenno sul C.); A. Morosini, Hist. ven., in Degl'ist. delle cose ven., VII, Venezia 1720, pp. 123, 126, 150, 169, 254; B. Ridolfi Sforza, Vita di G. Foscarini..., Venetia 1745, p. 92; E. A. Cicogna, Delle Inscr. Veneziane, II, Venezia 1827, p. 22; IV, ibid. 1834, pp. 177, 416 n., 430; V, ibid. 1842, pp. 246. 249; Cenni... di Palma, Udine 1865, p. 7; G. Valentinelli, Bibl. manuscripta..., I, Venetiis 1868, p. 04; III, ibid. 1870, p. 160; G. Soranzo, Bibliogr. ven., Venezia 1885, n. 4400; G. de Renaldis, Memorie... d'Aquileia.... Udine 1888, pp. 362 s.; A. Stella, Il servizio di cassa nell'antica Rop. ven., Venezia 1890, pp. 312 s., 335; A. D'Ancona, Origini del teatro ital., II, Torino 1891, p. 189; S. Gigante, Venezia e gli Uscocchi..., Fiume 1903, pp. 39, 80; E. Legrand, Bibl. hellénique... XVe et XVIe siècles, III, Paris 1903, n. 451; A. Favaro, Saggio di bibliogr. dello Studio di Padova..., Venezia 1922, n. 95; Id., Galileo e lo Studio di Padova, Padova 1966, I, p. 42; II, pp. 94 s., 307; Id., Galileo Galilei a Padova. Ricerche..., Padova 1968, pp. 31, 50, 86; P. Camerini, Piazzola, Milano 1925, docc. XXV (R), pp. XLVIII, XLIX, L. LXXIV, CIII, CIV, CXVII, CXX, CXXI; P. Donazzolo, I viaggiatori ven., Roma s. d. [1927], pp. 172 ss.; G. Gentile, Il pensiero it. del Rinascimento, Firenze 1955, p. 242; G. Cozzi, Il dogo N. Contarini..., Venezia-Roma 1958, p. 315; Id., Appunti sul teatro... a Venezia..., in Boll. dell'Ist. di storia della soc. e Stato ven., I (1959), pp. 188 s.; Id., Gesuiti e politica..., A. Gagliardi.... in Riv. stor. ital., LXXV (1963), pp. 504 n., 508 n.; Civiltà veneziana del Rinascimento e... nell'età barocca, Firenze 1958-59, rispett. p. 249 e 261; Dispacci degli ambasciatori... Indice, Roma 1959, pp. 222 s.; F. Seneca, Il doge L. Donà, Padova 1959, pp. 194-221 passim;B. Belotti, Storia di Bergamo..., IV, Bergamo 1959, p. 486; A. Da Mosto, I dogi ..., Milano 1960, p. 314; P. Damiani, Storia di Palmanova, I, Udine 1969, pp. 17-21; P. G. Molmenti, La storia di Venezia nella vita privata..., II, Trieste 1973, p. 411, Renaissance Venice, a cura di J. R. Hale, London 1973, pp. 361, 370; L. Zorzi, Ilteatro e la città..., Torino 1977, p. 250; P. P. Grendler, The "Tre Savii sopra Eresia"..., in Studi veneziani, n. s., III (1979), p. 328; P. Marchesi, La fortezza... di Palma..., Reana del Roiale 1980, pp. 34-38 passim;V. Fontana, Venezia e la laguna..., in Casabella, XLV (1981), 465, p. 14; G. Mazzatind, Inv. dei manoscr. delle Bibl. d'Italia, LXXXVII, pp. 52, 66; LXXXIX, p. 87; XCL p. 72.