BEMBO, Zaccaria
Nato a Venezia negli ultimi anni del sec. XIV da Ettore, giureconsulto di nobile casato veneziano, seguì studi giuridici conseguendo a Padova, il 31 dic. 1412, la licenza in diritto civile. A Venezia dovette intraprendere ben presto la carriera politica, ma purtroppo i documenti in nostro possesso illustrano solo a tratti la sua attività pubblica e diplomatica.
Il B. appare per la prima volta nel 1435 come ambasciatore della Signoria presso il pontefice Eugenio IV. La delicatezza dei compiti a lui affidati dal governo veneziano mostrano come egli in quell'epoca avesse già una notevole esperienza diplomatica. Morta la regina Giovanna di Napoli il 2 febbr. 1435, contro l'erede legittimo Renato d'Angiò era sorto come pretendente Alfonso d'aragona sostenuto da Filippo Maria Visconti, che cercava così di conseguire successi anche nel Napoletano. In questa situazione il B. ricevette l'ii aprile l'ordine da Venezia di conferire segretamente con il pontefice per chiedergli il riconoscimento dei diritti successori di Renato d'angiò. Nel frattempo la situazione meridionale mutava: Alfonso d'aragona entrava in dissidio con i Genovesi che insieme con lui avevano combattuto nella battaglia di Ponza, e Filippo Maria Visconti, mettendosi dalla parte dei Genovesi, li aiutava a vincere e a catturare l'Aragonese, per muovere subito dopo le proprie pretese sul Regno di Napoli. Di fronte a questo pericolo il B., nel settembre, espresse al pontefice la volontà di Venezia di non tollerare passivamente le intrusioni di Filippo Maria nel meridione e di considerarsi libera dal trattato di Ferrara, se il Visconti avesse persistito nel suo atteggiamento.
Ancora più delicato fu il compito da lui ricevuto nel dicembre. Nell'ottobre il Visconti si era di nuovo pacificato con Alfonso d'Aragona e cercava di attirare dalla sua parte Eugenio IV. Avvertito dall'arcivescovo di Treviso che Alfonso stava per conferire con il papa, il Senato veneziano ordinò al B. di non allontanarsi dalla corte papale e di sorvegliare le mosse del pontefice fino a che il pericolo di un incontro con Alfonso non fosse scomparso.
Rientrato in patria, il B. fu nominato il 10 genn. 1436, insieme con Marco Foscari, procuratore del Comune di Venezia in tutte le liti con il patriarca di Aquileia Ludovico di Teck.
Quest'ultimo, spogliato del suo dominio temporale da Venezia, era riuscito ad ottenere che il concilio riunito a Basilea lanciasse la scomunica contro la Repubblica. Il B. e il Foscari ebbero l'incarico di proporre appello al pontefice contro la sentenza conciliare. Certamente il B. fu scelto per la sua preparazione giuridica e per la sua conoscenza della corte pontificia. E non a torto: ché sicuramente questi due elementi dovettero svolgere un ruolo fondamentale nel successo della missione veneziana, che si concluse il 15 marzo con la sentenza papale di assoluzione.
Nello stesso anno il B. ricopriva la carica di savio di Terraferma: con tale titolo egli appare tra i magistrati che il 13 febbraio e il 13 giugno dello stesso anno risolsero le vertenze sorte tra il Comune friulano di Venzone e quelli finitimi di Tolmezzo e Gemona. Ancora il 27 nov. 1436 egli ci appare attivo quando rappresenta Venezia alla firma dei contratto con il quale Francesco Sforza rinnovava il suo servizio alla Repubblica per altri cinque anni con mille lance e mille fanti.
Nessuna notizia sul B. si ha fino al 15 ott. 1443, quando giunse come ambasciatore veneziano presso Francesco Sforza per sottoporre alla sua ratifica il trattato stipulato tra Firenze, Venezia e il duca di Milano il 27 settembre, per garantire l'integrità dei domini sforzeschi minacciati dal re di Napoli. Fu capitano di Padova dal luglio del 1448 all'agosto dell'anno seguente. Nel novembre 1450 era a Venezia quando a lui si rivolse Mariotto Lippi per far conoscere alla Signoria lo stato d'animo di Firenze verso lo Sforza.
L'ultimo documento in cui appare il B. è il patto di alleanza stipulato da Venezia con Siena il 24 marzo 1451 in previsione del conflitto che avrebbe opposto di lì a un anno la Repubblica allo Sforza, divenuto duca di Milano. Il B. funge da procuratore dei doge, della Signoria e del Comune. Dopo tale data manca ogni notizia su di lui.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato, Deliberazioni secrete, XIII, ff. 149, 180, 192; Ibid., M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, I, p. 322; Ibid., G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, p. 379; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia, a cura di R. Predelli, IV, Venezia 1896, pp. 193, 195 a., 211, 283; V, ibid. 1901, p. 59; Acta graduum accademicorum gymnasii Patavini, a cura di G. Zonta e G. Brotto, Patavii 1922, nn. 275, 2267, 2268, 2292, 2301-2303, 2309, 2310, 2327, 2328; A. Gloria, Dei podestà e capitani di Padova dal 1405 al 1509, Padova 1860, p. 24; T. Toderini, Francesco Sforza e Venezia, in Arch. veneto, IX (1875), pp. 123 ss.; P. M. Perret, Histoire des rélations de la France avec Venise, I, Paris 1890, pp. 150-153, 158; L. Rossi, Venezia e il re di Napoli, Firenze e Francesco Sforza dal novembre del 1450 al giugno del 1451, Venezia 1905, p. 8.