MONTAND, Yves
(pseud. di Livi, Ivo)
Cantante e attore francese di origine italiana, nato a Monsummano (Pistoia) il 13 ottobre 1921, morto a Parigi il 9 novembre 1991. Dopo la giovinezza trascorsa a Marsiglia, esordì come cantante e imitatore nel 1938 ottenendo i primi successi nel 1944, in coppia con E. Piaf al Moulin Rouge di Parigi. Iniziò così una lunga, ininterrotta carriera di chansonnier, interprete del repertorio popolare e poetico (in particolare su versi di J. Prévert), e soprattutto di entertainer capace di stabilire un entusiasmante rapporto col pubblico; tra i suoi successi più noti: Les feuilles mortes, Mon manège à moi, Grands boulevards, A Paris, Un gamin de Paris, Barbara (Grand prix du disque).
Scarso fu il suo impegno nel teatro, in cui è comunque da registrare la incisiva presenza accanto alla moglie, S. Signoret, in una famosa versione da The crucible di A. Miller, Les sorcières de Salem (1955).
Nel cinema cominciò per caso nel 1946, imposto dalla Piaf, sua compagna d'allora, a sostituire J. Gabin in Les portes de la nuit (Mentre Parigi dorme) di M. Carné; l'insuccesso del film fu compensato dall'enorme popolarità della canzone che M. vi cantava: Les feuilles mortes di J. Kosma, su testo di J. Prévert. La notorietà giunse con Le salaire de la peur (Vite vendute, 1952) per la regia di H.-G. Clouzot, che ne utilizzò più l'immagine fisica che la tecnica d'attore. Nel 1960 si affermò a livello internazionale con Let's make love (Facciamo l'amore) di G. Cukor al fianco di M. Monroe, cui seguì una fortunata serie di interpretazioni accanto alle dive più famose in film di carattere ironico e comico-brillante: I. Bergman (Aimez-vous Brahms?, Le piace Brahms?, 1961), S. MacLaine (My geisha, La mia geisha, 1962), B. Streisand (On a clear day you can see forever, L'amica delle 5 e mezzo, 1970), R. Schneider (Tout va bien, È simpatico ma gli romperei il muso, 1962). L'incontro con il regista C. Costa-Gavras consentì a M. di raggiungere la piena maturità di attore, fornendo interpretazioni asciuttamente drammatiche per un cinema d'impegno politico e di serrata spettacolarità: Compartiment tueurs (1964), Z (Z, l'orgia del potere, 1968), L'aveu (La confessione, 1970), Etat de siège (L'amerikano, 1973). Altro momento decisivo nella carriera di M. fu il film Le cercle rouge (I senza nome, 1970) di un maestro del filone noir come J. P. Melville, cui le edizioni sconciate per il mercato, inglese e italiano, impedirono l'affermazione internazionale. Negli anni Settanta, C. Sautet e A. Corneau gli affidarono due personaggi a tutto tondo, rispettivamente in César et Rosalie (1972) e in Police Python 357 (1976); dopo la sapiente interpretazione di Les routes du Sud (Le strade del Sud, 1978) di J. Losey, in un crescendo di attività, M. arrivò nel 1985 al suo capolavoro nei due film di C. Berri, Jean de Florette e Manon des Sources, derivati dalle pagine amare di M. Pagnol: un ruolo terribile e intenso, mirabilmente interpretato, di contadino-proprietario del Sud.
M. divenne così un simbolo della Francia e dell'uomo francese per via di certi suoi amatissimi personaggi, eroi perdenti, duri in quanto integri, capaci d'amare ma senza dipendenze sentimentali, pronti anche a morire per un'idea, purché di rivolta individuale.
Bibl.: J. Semprun, Montand. La vita continua, Milano 1984; R. Cannavo, H. Quiqueré, Montand, ivi 1984.