Tsushima, Yūko
Scrittrice giapponese, nata a Tokyo il 30 marzo 1947. Affermatasi verso la fine degli anni Settanta, fa parte di un nutrito gruppo di scrittrici nate nel dopoguerra (da Kanai Mieko a Masuda Mizuko, da Nakazawa Kei a Hikari Agata), restie ad accettare l'etichetta di joryū bungaku (letteratura femminile), laddove essa venga letta nella sua accezione riduttiva di letteratura fondata soprattutto sulle esperienze sentimentali, o comunque circoscritte all'universo familiare, delle donne.
Nelle opere di T. la figura centrale è sempre un personaggio femminile che si batte per affermare la propria indipendenza intellettuale ed emotiva nell'ambito di una struttura sociale conformista, dove l'unico ruolo che viene assegnato alla donna è circoscritto all'interno della famiglia regolarmente costituita.
Nel romanzo che l'ha resa famosa, Chōji (1978; trad. it. Il figlio della fortuna, 1991), la scrittrice ha tentato di sfuggire al rischio dell'autobiografismo, tuttavia percepibile, intersecando il piano della narrazione dei fatti alla divagazione del sogno e della fantasticheria. Il tema del romanzo, una gravidanza immaginaria, nasce non solo dall'interesse per un avvenimento che coinvolge la donna e la sua psicologia, ma altresì dall'esigenza di tradurre eventi concreti in 'opere dell'intelletto', sommando la dimensione psicologica a quella fisiologica. Nel romanzo Yama o hashiru onna (1980, La donna che corre per le montagne), la protagonista, una ragazza madre, evoca la figura della yamanba, la strega dei monti, feroce e distruttiva ma anche libera e sola, capace di allevare i propri figli e farne degli eroi senza bisogno di un uomo al proprio fianco. In Yoru no hikari ni owarete (1986, Inseguita dalla luce della notte), T. istituisce un singolare rapporto di continuità e paragone fra la protagonista-narratrice, una donna dei tempi moderni, e l'anonima autrice di un testo del sec. 11° (Yoru no nezame, Veglia notturna): rivolgendosi a lei in forma di lettera, la protagonista rivive le proprie esperienze, i suoi difficili rapporti con gli uomini, il drammatico episodio della morte del figlio di nove anni (vicenda che appartiene alla biografia di T.), e nello stesso tempo stabilisce un parallelo con la sua interlocutrice e tenta di ricostruire il testo classico e la vita delle dame di corte che ne sono protagoniste. Creando un mondo in cui sogno e immaginazione si fondono con la realtà quotidiana, T. stabilisce un nuovo, stimolante rapporto con la letteratura classica; la ricerca di una continuità sul piano emotivo e psicologico, nonostante il tempo trascorso e i cambiamenti di costume, trova un mezzo espressivo di straordinaria efficacia.
bibliografia
K. Yonaha, Tsushima Yūko ron (Saggio su Tsushima Yūko), in Gendai joryūsakkaron (Saggio sulle scrittrici giapponesi contemporanee), Tokyo 1986, pp. 122-64.
N. Mizuta, Un'écriture du silence (famille et subjectivité féminine chez les romancières japonaises), in Littérature japonaise contemporaine, éd. P. De Vos, Paris 1989.
L. Monnet, The politics of miscegenation: the discourse of fantasy in "Fusehime" by Tsushima Yūko, in Japan forum, 1993, 1, pp. 53-73.