YOUNG, Lester Willis, detto Pres
Tenorsassofonista e clarinettista statunitense di jazz, nato a Woodville (Mississippi) il 27 agosto 1909, morto a New York il 15 marzo 1959. Trascorse l'infanzia a New Orleans, da dove (1920) si spostò a Minneapolis con l'orchestrina familiare di minstrel shows diretta dal padre. Dal 1928 al 1930 fu nei Bostonians di Art Bronson, passando dal sax contralto al tenore. Fu poi con F. Hines ed E. Schick (1931), con i Blue Devils di W. Page (1932), con B. Moten, C. Love e King Oliver (1933), con Count Basie, F. Henderson, A. Kirk e B. Atkins (1934-35). La sua personalissima maniera (in parte influenzata da F. Trumbauer e B. Freeman e diversissima da quella di C. Hawkins) stentò a imporsi. Dal 1936 al 1940 fu stabilmente nell'orchestra di Basie, avendo modo di esprimersi compiutamente e di registrare numerosi brani alla maniera di Kansas City (Lady be good, Shoe shine boy, Every tub, One o'clock jump, Tickle toe, Roseland shuffle, Blue Lester, Lester leaps in), suonando anche con i gruppi di T. Wilson e di B. Holiday, che lo soprannominò ''Pres'' (il Presidente), e con i Kansas City Six, in cui si cimentò anche col clarinetto. Nel 1938 partecipò ai concerti From Spirituals to Swing organizzati dal critico J. Hammond. Si esibì poi con piccoli gruppi da lui diretti, a New York e quindi a Los Angeles assieme al fratello Lee, batterista; in seguito (1943-44) tornò con Basie.
Personaggio eccentrico e insofferente, fu duramente provato dalla chiamata alle armi (1944-45): per insubordinazione fu a lungo imprigionato e cominciò a far uso di alcol e droghe. Degli anni Quaranta sono, comunque, le incisioni più pregevoli con suoi complessini: Indiana (1942), I never knew e Sometimes I'm happy (1943), Three little words (con i Kansas City Six), Salute to Fats, Blue Lester e Ghost of a chance (1944), These foolish things (1945), il suo brano migliore, It's only a paper moon, Lover, come back to me, You're driving me crazy e She's funny that way (1946), Jumpin' with Symphony Sid (1947). Fu anche nel gruppo Jazz at the Philharmonic di N. Granz, col quale venne più volte in Europa (1952, 1953, 1956, 1959). Tra le ultime incisioni da ricordare Pres & Teddy (1956) in quartetto col pianista T. Wilson, di cui si segnalano Pres returns, Louise e un All of me. Tra i massimi tenorsassofonisti di jazz, Y. è stato il più avanzato esponente della swing era aprendo la strada ai boppers. Il suo stile fu agli antipodi di quello di Hawkins, con una voce esile e priva di vibrato; una maniera rilassata, vagamente ironica ed essenziale. Svincolò l'improvvisazione dall'obbligo degli accordi e rinnovò il ritmo abolendo le differenze tra tempi forti e deboli nella battuta. Il suo influsso sul jazz moderno è stato imponente: da Y. derivano i tenorsassofonisti bop, cool e West coast. Alla sua vita e a quella di B. Powell è ispirato il film di B. Tavernier 'Round midnight (1986), il cui protagonista è il suo allievo D. Gordon.
Bibl.: J.G. Jepsen, Lester Young, Copenaghen 1957; N. Hentoff, in The jazz makers, a cura di N.H. e N. Shapiro, New York-Toronto 1957; W. Burkhardt, J. Gerth, Lester Young, Wetzlar 1959; D. Ioakimidis, in Jazz Hot, maggio 1959; R. Russell, in M. Williams, The art of jazz, New York-Oxford 1959; V. Franchini, Lester Young, Milano 1961; B. Green, The reluctant art: five studies in the growth of jazz, Londra 1962; W. Hein, Pres und Bean auf Keynote, in Jazz Podium, 15, 1966; F. Fayenz, Il jazz dal mito all'avanguardia, Milano-Roma 1970; L. Feather, From Satchmo to Miles, New York 1972; R. Russell, Jazz style in Kansas City and the Southwest, Berkeley 1973; A. Polillo, Jazz. La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Milano 1975; Ph. Carles, Lester Young, in F. Tenot, Ph. Carles, Le jazz, Parigi 1977; R. Capasso, in Grande enciclopedia del jazz, Roma 1982, sub v.; L. Porter, Lester Young, Boston 1985; L. Delannoy, Lester Young, profession: président, Parigi 1987.