CARO (ebraico), Yōsēf (Giuseppe)
Giurista ebreo, nato in Spagna nel 1488, emigratone con l'espulsione degli ebrei (1492). Visse prima a Nicopoli, ove studiò le discipline talmudiche; poi si trasferì ad Adrianopoli, a Salonicco, a Costantinopoli e finalmente in Palestina, ove giunse nel 1535. Morì a Ṣafad (Ṣĕfat), in Palestina, il 24 marzo 1575. Unì a una grandissima erudizione nel diritto talmudico tendenze verso il misticismo cabbalistico e verso la vita ascetica. In Adrianopoli cominciò la redazione del suo Bēt Yōsēf (Casa di Giuseppe), commento al codice di diritto talmudico redatto da Ya‛qōb ben Āshēr, gli Arbā‛āh Ṭūrīm (Quattro ordini). Lo compì dopo vent'anni, in Ṣafad nel 1542, e altri dodici anni dedicò alla sua revisione. Il C. attese poi alla redazione di un suo codice, compendio di quello di Ya‛qōb ben Āshēr e del suo commento, e l'intitolò Shulḥān ‛Ārūk (Mensa apparecchiata). Il Shulḥān ‛Ārūk, nonostante opposizioni iniziali, acquistò presto grandissima stima. Ebbe moltissime edizioni, commenti, e fece passare in seconda linea i codici precedenti, diventando norma fondamentale della vita giuridica e religiosa dell'ebraismo. Tale esso resta in gran parte fino a oggi. Il C. scrisse inoltre un commento al codice Mishnēh Tōrāh (Ripetizione della Legge) di Maimonide, intitolato Kesef Mishnēh (Argento della ripetizione); giunte e correzioni al Bēt Yōsēf, col titolo Bedeq ha-Bayit (Riparazione della Casa); una metodologia talmudica, Kělālēha-Talmūd (Regole del Talmud); una serie di responsi giuridici (Těshūbōt); una serie di prediche (Dĕrāshōt); altre operette minori, rimaste inedite. Sono perduti il suo commento alla Mishnāh e i suoi supercommenti ai commenti di Shĕlōmōh ben Yiṣḥāq e di Mōsheh ben Naḥmān al Pentateuco. È dubbio se sia veramente suo il Maggīd Mēshārīm (Enunciatore di Giustizie), relazione dei colloqui che egli avrebbe avuto col suo angelo ispiratore.
Prime edizioni delle opere del Caro: Bēt Yōsēf, Venezia 1550-51; Shulḥān ‛Ārūk, Venezia 1565; Kesef Mishnēh, Venezia 1574-75; Bedeq ha-Bayit, Salonicco 1605; Kělālē ha-Talmūd, Salonicco 1598; Těshūbōt, Salonicco 1597; Dĕrāshōt, Salonicco 1799 (nella collezione ‛Ōr Ṣaddīqīm, Luce dei Giusti); Maggīd Mēshārīm, Lublino 1646. Traduzioni del Shulḥan ‛Āriīk, totali o parziali: in giudeo-spagnolo, Salonicco 1545; in tedesco, di Löwe, Vienna 1896; di Lederer, Francoforte s. Meno, 1897-1900; in francese, di Pavly e Newiasky, Orléans 1898-1901.
Bibl.: M. Steinschneider, Catalogus libr. hebr. in bibl. Bodleiana, Berlino 1852-60, coll. 1479-1496; Gaster, The Origin and Sources of the Shulchan Aruck, Londra 1893; Friedberg, Rabbēnū Yōsēf Qaro, Drohobycz 1895; Hoffmann, Der Shulchan Aruch, 2ª ed., Berlino 1894; Tschernowitz, Die Entstehung des Schulchan Aruch, Berna 1915.