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YŌḤĀNĀN ben Zakkay

di Umberto CASSUTO - Enciclopedia Italiana (1937)
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YŌḤĀNĀN ben Zakkay

Umberto CASSUTO

Dottore ebreo del sec. I d. C. Discepolo di Hillēl, fu in Gerusalemme, prima della catastrofe dell'anno 70, capo dell'accademia farisaica e, a quanto pare, uno dei più autorevoli membri del Sinedrio. Abituato a considerare i valori religiosi come il bene supremo del popolo giudaico e a non dare grande importanza alle forme di vita politica purché esse fossero tali da garantire la piena libertà della vita religiosa secondo la legge, egli fu tra gli oppositori dell'indirizzo nazionalista che condusse la rivolta contro i Romani nell'anno 66; e anche dopo lo scoppio della guerra appartenne al partito che tendeva alla conciliazione con i Romani. Quando vide che ormai la sorte di Gerusalemme stretta d'assedio era segnata, volle compiere un supremo tentativo per cercare di salvare dall'imminente sfacelo dello stato quei valori spirituali che gli stavano a cuore sopra ogni altra cosa, e nei quali vedeva la base per la continuazione della vita del popolo giudaico nel futuro. Riuscito con un sotterfugio a farsi trasportare fuori delle porte di Gerusalemme nonostante la vigilanza dei nazionalisti, si presentò al campo romano per rendere omaggio a Tito e per chiedergli la concessione di fare della città di Yabneh (Jamnia) la sede di un'accademia. Il racconto che di quest'episodio ci è tramandato dalle fonti talmudiche è colorito con particolari leggendarî, e forse contaminato con i ricordi dell'analogo colloquio che con Vespasiano ebbe Giuseppe Flavio; ma nella sostanza deve corrispondere alla realtà storica. Fatto sta che a Yabneh egli costituì un'accademia di dottori della legge che fu in un certo senso la continuazione del Sinedrio di Gerusalemme e divenne il centro spirituale del giudaismo, salvando dalla distruzione la tradizione religiosa giudaica, e creando un nuovo sistema di vita religiosa indipendente dall'esistenza dello stato, del santuario, e del culto sacrificale, sì da dare al giudaismo la possibilità di perpetuarsi nell'avvenire, nonostante la dissoluzione della sua compagine nazionale. Il capo dell'accademia di Yabneh, insignito del titolo di Rabban, era altresì in pari tempo, forse già a cominciare da Yōḥānān ben Zakkay, o forse solo a cominciare dal suo successore Gamaliel, Nāsī (Patriarca), cioè magistrato supremo degli Ebrei dell'impero romano e loro rappresentante di fronte al governo imperiale.

Bibl.: H. L. Strack, Einleitung in Talmud und Midraš, 5ª ed., Monaco 1921, p. 122, e bibliografia ivi citata.

Vedi anche
Flàvio Giusèppe Flàvio Giusèppe (gr. Φλάουιος 'Ιώσηπος, lat. Flavius Iosephus). - Storico giudeo (n. 37 d. C. - m. dopo il 100), di casta sacerdotale. Fu della setta dei Farisei e, dopo essere stato a Roma (64), tornato in patria partecipò alla rivolta contro i Romani (67). Arresosi a questi dopo l'assedio a Iotapata, ... leggenda In origine, breve narrazione relativa alla vita di un santo, della quale, a scopo edificativo o esemplare, si dava lettura il giorno della festa del santo. Più tardi, in base alla caratteristica saliente delle leggenda di contenere elementi fantastici e miracolosi, il significato del termine si allarga ... Talmūd Talmūd Titolo («studio») di due opere analoghe, che hanno per oggetto lo studio della dottrina tradizionale giudaica post-biblica (Mishnāh). Più importante è il Talmud babilonese (Talmud bablī o Talmūdā dĕ-Bābel in aramaico); più ridotto e meno diffuso è il Talmud palestinese o gerosolimitano (Talmud ... popolo In generale, il complesso degli individui di uno stesso paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, o formano comunque una nazione, indipendentemente dal fatto che l'unità e l'indipendenza ...
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