ALEMANNO, Yōḥānān
Erudito ebreo, nato, a quanto pare, in Italia, da famiglia di origine francese, fra il 1435 e il 1438; morì dopo il 1504. Educato a Firenze, visse in diverse città italiane come precettore in casa di facoltosi ebrei. Nel 1488 si stabilì di nuovo a Firenze, ove frequentò quella cerchia di letterati e di pensatori che faceva capo a Lorenzo il Magnifico. Scrisse in ebraico diverse opere, di cui le principali sono: 1. Ḥēsheq Shelōmōh (L'amore di Salomone), commento filosofico al Cantico dei Cantici; 2. ‛Ēnē ha-'Ēdāh (Gli occhi della Congrega), commento filosofico al Pentateuco; 3. Ḥay hā-‛Ōlāmīm (L'immortale), opera intesa a mostrare come l'uomo possa raggiungere la perfezione morale e intellettuale che è mezzo per assurgere all'unione con Dio, meta dell'amor divino. Alemanno non fu un pensatore originale, ma un eclettico dotato di vastissima erudizione nell'ambito della letteratura filosofica arabo-giudaica, della letteratura rabbinica e di quella cabalistica, e presenta notevoli rapporti con le dottrine d'amore correnti nel suo tempo e nel suo ambiente. Fu maestro di lingua ebraica e di letteratura ebraica a Giovanni Pico della Mirandola.
Parte dell'ampia introduzione al Ḥēsheq Shelōmōh fu pubblicata col titolo Sha‛ar ha-Hēsheq, Livorno 1790 e Halberstadt [1862]. Il resto degli scritti di A., salvo pochi frammenti, è inedito.
Bibl.: V. Cassuto, Gli ebrei a Firenze, Firenze 1918, p. 301 segg.