⟨-ʒʒ-⟩ (o Iazidi; anche Iezidi o Yezidi; arabo Yazīdī, pl. Yazīdiyyūn, nella pronuncia curda Ezidi o Izidi o Izdi; nome arabo collettivo Yazīdiyya). - Gruppo di popolazioni di stirpe e lingua curda, con una propria religione sincretistica, secondo alcuni di origine iranica, secondo altri invece estrema propaggine di sètte eterodosse musulmane. Abitanti prevalentemente nella regione di Mossul (Shaikhān e Gebel Singiār),con gruppi minori stanziati in Siria (Gebel Simʽān presso Aleppo), Turchia (Diyarbekir), Armenia e Iran, secondo stime recenti circa 400.000 yazidi sopravvissuti alle sistematiche persecuzioni di cui sono stati oggetto nel corso della loro storia risiedono in Iraq. La loro fede pone al centro delle emanazioni divine l'Angelo Pavone (Malak Ṭā'ūs), o angelo caduto (perciò gli Y. sono impropriamente chiamati "adoratori del diavolo"), le cui incarnazioni terrestri sarebbero state il califfo omayyade Yazīd I, e il santo sceicco ʽAdī ibn Musāfir (mistico musulmano del secolo 12° discendente anch'egli dagli Omayyadi). Al centro del culto è il pellegrinaggio al santuario dello sceicco ʽAdī. I libri sacri principali sono due, il Libro Nero e il Libro della Rivelazione, in redazione araba e curda. Tutta la religione ha un carattere iniziatico e mistico, di chiara impronta gnostica; circa le origini, sembra difficile prescindere dalla tradizione musulmana e yazidica stessa, che connette la setta con il califfo Yazīd. Accusati dall’ortodossia islamica di eresia, in aggiunta alla nazionalità curda, nel corso della storia gli y. sono stati oggetto di dure persecuzioni a partire dall'epoca ottomana e fino all'attualità, i massacri perpetrati nei loro confronti essendo riconosciuti nel 2016 come genocidio dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite.