ALEXIS, Willibald (pseudonimo di Wilhelm Haering)
Romanziere tedesco, nato a Breslavia il 29 giugno 1798, morto ad Arnstadt (Turingia) il 16 dicembre 1871. Discendeva da una famiglia di profughi ugonotti, che, riparata in Germania, mutò il nome originario Harenc in Häring. Fanciullo, vide gli orrori dell'assedio di Breslavia (1806-07). Mortogli il padre, seguì la famiglia a Berlino, dove passò gran parte della vita. Cresciuto in un ambiente romantico, s'arruolò nel 1815 volontario, e le vicende di quella campagna narrò più tardi con crudo realismo. Voltosi quindi allo studio della legge, trovò nel Savigny e nel Raumer due insigni maestri, che destarono in lui il senso delle grandi tradizioni storiche. E la sempre viva coscienza dello storico divenire, che ispirò all'artista le sue creazioni migliori, fece di lui, in politica, un liberale moderato. Propugnò questo suo credo politico come redattore di varî giornali, fino a che, stanco delle competizioni dei partiti, si ritrasse dalla palestra politica per darsi tutto all'arte. In una serie di lunghi viaggi attraverso l'Europa formò l'occhio a cogliere i caratteri pittorici del paesaggio e lo spirito a sentire l'intima vita delle varie nazioni. Onde, per l'intuizione del nesso che lega l'uomo alla sua terra, i suoi diarî di viaggio già preludono ai grandi romanzi. Curioso e instancabile indagatore di tutti gli aspetti della vita moderna, raccolse insieme allo Hitzig in un'opera poderosa, il Neuer Pitaval (in 33 voll.), la storia dei più famosi delitti, e si cacciò perfino, come il Balzac, in rischiose intraprese commerciali, in cui perdette buona parte del patrimonio.
Colpito da grave amnesia, finì i suoi giorni nella tranquilla cittadina di Arnstadt.
Fu, in arte, il poeta della sua terra, di quella Prussia che, memore delle sue tradizioni, proprio allora si preparava alla sua missione unificatrice. Nel suo lungo noviziato poetico derivò motivi, tecnica, stile dal Hoffmann, dal Kleist, dal Tieck, dal Junges Deutschland, soprattutto da Walter Scott. Entrò anzi nell'arringo dell'arte con una clamorosa mistificazione, pubblicando come traduzione dallo Scott due proprî romanzi, il Walladmor e lo Schloss Avalon. Trovò la sua propria via quando si volse a narrare con anima liricamente commossa, in una serie di romanzi, l'epica storia del Brandenburgo e della sua gente rude e gagliarda. Ogni romanzo della serie illustra un'epoca: Cabanis (1832) l'età di Federico il Grande, il Roland von Berlin (1840) la lotta fra i liberi comuni e i primi Hohenzollern, il Falscher Woldemar (1842) i luttuosi tempi seguiti all'estinguersi della dinastia ascanica, Die Hosen des Herrn von Bredow e Der Werwolf (1846-48) l'epoca della Riforma, Ruhe ist die erste Bürgerpflicht (1852) col suo seguito, l'Isegrimm (1854), lo sfacelo e il risorgere dello stato prussiano nell'epoca napoleonica, Dorothee (1856) il regno del Grande elettore.
L'A. non appartiene ai narratori di razza. Scrittore pesante e prolisso, troppo preoccupato di illuminare da tutti i lati e di colorire con ricca tavolozza una determinata situazione storica, troppo attaccato alla contingente realtà dei fatti, rare volte s'abbandona al libero volo della fantasia creatrice, cosicché la sua opera appare, nell'insieme, disorganica e frammentaria. Pure, sotto la scabra superficie, pulsa una vita nuova, che già preannunzia l'arte dei grandi romanzieri realisti. Dalla morta congerie dei fatti fiaccamente narrati emergono a volta a volta grandi figure eroiche, grandi soprattutto nella loro dirittura morale: Johannes Rathenow, l'ultimo sindaco del libero comune di Berlino, gli Elettori Federico II e Gioacchino II, il falso Voldemaro. Incompresi nella loro più profonda, dolorante umanità, essi figgono lo sguardo ermetico nel lontano avvenire. Spesso le due opposte tendenze di un'età s'incarnano, come nella tragedia hebbeliana, in due figure antagonistiche, onde alla fine il romanzo assume forma e andamento di dramma. Eppure tutti portano impressi, indelebili, in fondo all'anima gli stessi caratteri della stirpe: stirpe dura e tenace, cresciuta al secolare travaglio, decisa a conquistare alla civiltà l'arida zolla lasciata in retaggio dai padri o strappata di recente alle genti slave. E di questa terra l'Alexis ha saputo esprimere in poche, ma vive ed eloquenti pagine, tutta la muta, severa poesia.
Ediz.: Gesammelte Werke (20 voll.), Berlino 1874; Werke, ed. L. Lorenz, Lipsia 1912; Erinnerungen, ed. M. Ewert, Berlino 1899; i principali romanzi nelle edizioni Reclam.
Bibl.: Mielke-Homann, Der deutsche Roman des 19. und 20. Jahrhunderts, Dresda 1920; A. Stern, Zur Literatur der Gegenwart, Lipsia 1870, pp. 47-73; G. Freytag, Gesammelte Werke, XVI e XXIII; Th. Fontane, Aus dem Nachlass, Berlino 1908, pp. 169-218; H. A. Korff, Scott und Alexis, Heidelberg 1907; R. Fischer, Schloss Avalon... v. W. Alexis, Lipsia 1911; H. F. Kohler, Walladmor v. W. Alexis, Marburgo 1915.