WYLER, William (App. II, 11, p. 1134)
Regista del cinema americano. Le tecniche, la sensibilità e il mestiere che gli avevano consentito di affermarsi negli anni Trenta e Quaranta fra i registi più dotati di Hollywood, gli fanno raggiungere negli anni Cinquanta nuove e anche più salde posizioni: in Detective story (Pietà per i giusti), 1951, Carrie (Gli occhi che non sorrisero), 1952, Roman holiday (Vacanze romane), 1953, The desperate hours (Ore disperate), 1955, all'insegna di un superiore artigianato; in Friendly persuasion (La legge del Signore), 1956, The big country (Il grande paese), 1958, Ben Hur, 1959, con un'attenzione palese nei confronti dello spettacolo, sempre nobilitata però da un rigore narrativo non alieno in certi casi da precise ricerche stilistiche. Presenti, insieme con approfondimenti psicologici sottili e secche impennate polemiche, anche nei film degli anni Sessanta, da The children's hour (Quelle due), 1961, a The collector (Il collezionista), 1965, fino all'ultimo realizzato prima di ritirarsi a vita privata in Svizzera, The liberation of L. B. Jones (Il silenzio si paga con la vita), 1970, su un tema razziale affrontato con anticonformismo e decisione. Fra i suoi ultimi successi, Funny girl, 1968, una vivida e festosa commedia musicale interpretata da Barbra Streisand.
Bibl.: J. Addison, W. Wyler, in Hollywood, n. 128, Milano 1948; R. Griffith, Wyler, Wellman and Huston: Three directors with a past and a future, in Films in Review, n. 1, New York 1950; A. Sarris, The American Cinema, ivi 1968; J.-P. Coursodon, B. Tavernier, Trente ans de cinéma américain, Parigi 1970; Le cinéma américain des années soixante, in Cinéma 73, n. 179, ivi 1973; A. Madsen, W. Wyler, the authorized biography, New York 1973, con filmografia completa e bibl.; F. Buache, le cinéma américain 1955-1970, Losanna 1974.