MORRIS, William
Poeta, artista e agitatore sociale, nato il 24 marzo 1834 a Elm House, Walthamstow, da famiglia di facoltosi commercianti, e morto a Hammersmith il 3 ottobre 1896. Crebbe sano e robusto, vivendo quasi sempre all'aria aperta a Woodford Hall: cavalcava per la vicina foresta di Epping, spesso mascherato con un'armatura da ragazzi, leggeva le Mille e una Notte, s'entusiasmava dei disegni dell'erbario di Gerard. Dal gennaio 1848 al dicembre 1851 studiò a Marlborough College, e nel giugno 1852 s'immatricolò a Exeter College, Oxford. Presto s'appassionò per il Medioevo. A Marlborough aveva studiato minutamente il gotico inglese, a Oxford si legò d'amicizia con Edward Burne-Jones, col quale leggeva libri di teologia e di poesia medievale, oltreché Tennyson e Ruskin. Sotto l'influsso dell'ondata di anglocattolicismo che allora si era diffusa in Inghilterra, nel 1854 fu quasi sul punto di convertirsi alla fede cattolica romana, ma poi le tendenze religiose si rivelarono per quello che erano, aspirazioni artistiche, e il progetto, che accarezzava nel 1855, di fondare con gli amici un monastero dove avrebbero condotto vita ascetica dedicata alla produzione d'arte religiosa, presto s'ampliò d'orizzonte e si secolarizzò, pur persistendo, nelle mutate forme, durante tutta la sua vita. Nel 1854 visitò la Francia, e vi tornò nel 1855 in compagnia di Burne-Jones e di William Fulford, altro membro del circolo studentesco che si era denominato "The Brotherhood". Pieno d'ammirazione per le cattedrali gotiche francesi, decise di diventare architetto, e a tal uopo, dopo la laurea, frequentò lo studio di George Edmund Street, uno dei principali cultori del neogotico. Al tempo stesso aveva cominciato a scrivere versi, rivelandosi d'una maturità rara in un principiante. Cercando abbonati per l'Oxford and Cambridge Magazine, da lui fondato con gli altri membri della "fratellanza", ebbe occasione di conoscere Dante Gabriele Rossetti che lo persuase a dedicarsi alla pittura. Non per questo abbandonò la poesia, e nel 1857 compose gran parte dei versi che formarono il contenuto del volume The Defence of Guenevere and other Poems (Londra 1858). Nel 1857, insieme con Rossetti, Burne-Jones e altri artisti attese alla decorazione della Debating Hall nella Oxford Union, opera oggi assai deteriorata. A Oxford conobbe miss Jane Burden che sposò nel 1859. Gli diveniva frattanto sempre più chiara la sua vocazione per l'arte decorativa. Incominciò col disegnare e fabbricare tutti i mobili e gli utensili domestici per la sua nuova casa a Upton nel Kent, chiamata Red House dai suoi mattoni rossi. Dalla decorazione d'una casa passò addirittura all'impianto di un'industria decorativa destinata a reagire contro il commercialismo corrente (aprile 1861): la ditta che andò sotto il nome di M., Marshall, Faulkner e Co. (dal 1875 in poi solo sotto il nome di Morris e Co. essendosi ritirati gli altri soci, tra cui il BurneJones e il Rossetti) fabbricava vetri colorati, carte da parati, tappeti, ecc.: la decorazione delle chiese formava la principale attività: gli oggetti prodotti dalla ditta erano in gran parte disegnati dal M. stesso. Alla ditta si debbono alcuni dei migliorì vetri dipinti in epoca moderna. Codesto nuovo gusto decorativo attirò l'attenzione del pubblico all'esposizione del 1862, e ben presto guadagnò terreno.
Tornato a Londra nel 1865 dopo una grave malattia, il M. ebbe una ripresa d'attività letteraria, in modi diversi dai suoi primi: formato il disegno di The Earthly Paradise, nel 1866 cominciò a comporre una serie di poemi narrativi a cui attese per quattro anni. Di questi, The Life and Death of Jason vide la luce nel giugno 1867 e ottenne al M. un posto d'avanguardia tra i poeti del giorno. The Earthly Paradise fu pubblicato in tre volumi tra il 1868 e il 1870, e parve rinnovare il genere d'ispirazione del Chaucer con i suoi racconti in versi legati da una cornice. In un altro campo il M. manifestò in questo tempo un ritorno allo spirito medievale: nella produzione di manoscritti miniati su carta e pergamena. Preso d'entusiasmo per le saghe islandesi si diede a tradurle in prosa inglese, con l'aiuto del suo insegnante, E. Magnússon: la Grettis Saga apparve a Londra nel 1869, col nome dei due traduttori; nel 1870 seguì la Völsunga Saga. Nell'estate del 1871 fece un viaggio in Islanda riportandone indelebili impressioni. Nello stesso anno acquistò Kelmscott Manor House, una piccola ma squisita villa secentesca presso Lechlade sul Tamigi, che divenne la sua residenza. Negli anni seguenti la sua produzione letteraria fu abbondantissima; un tentativo di rinnovamento della poesia allitterativa, Love is enough, or the Freeing of Pharamond, a morality (1872), una versione dell'Eneide (1875), opere dapprima pubblicate in America, a Boston, come pure il lungo poema epico, The Story of Sigurd the Volsung and the Fall of the Niblungs (1876), che il M. soleva considerare la sua opera migliore. Come tornava agli antichi modi in poesia, tornava agli antichi procedimenti nelle arti decorative: nel 1877-78 rimise in onore i colori vegetali invece dell'anilina, nella tintura dei tessuti, soprattutto l'indaco, la cui nota turchina divenne una delle caratteristiche dei suoi tessuti. Nel 1877 declinò l'offerta della cattedra di poesia a Oxford.
Né solo alle arti si restrinse il suo tentativo di restaurazione dello spirito medievale, ma si estese alla morale e alle dottrine sociali e politiche. Nel 1877 fondò la Society for the Protection of Ancient Buildings, nel 1879 fu tesoriere della National Liberal League; dopo l'Irish Coercion Bill del 1881 si distaccò dal partito liberale, e, sognando progetti di riforma sociale, s'andò convertendo al socialismo, finché nel gennaio 1883 s'iscrisse alla Democratic Federation: un'arte sana gli pareva impossibile dove la vita non fosse organizzata su basi sane; la rivoluzione industriale gli apparve come una minaccia tendente a disumanizzare la vita; onde la necessità di una ricostruzione della società. Alla causa socialista il M. cooperò con denaro, con discorsi, con articoli e con versi (i Chants for Socialists); fu anche arrestato nel settembre del 1885, ma presto rilasciato. Dopo i moti di Trafalgar Square (13 novembre 1887), essendosi pronunciato contro il prevalere delle tendenze anarchiche, fu guardato con sospetto dai compagni di fede, finché nel 1889 fu deposto da direttore del Commonweal, l'organo della Socialist League alla cui fondazione aveva cooperato.
L'arte e la letteratura, trascurate negli anni di più intensa propaganda politica (nel 1887 aveva però pubblicato una versione poetica dell'Odissea, e nel 1888 il più notevole dei suoi scritti in prosa, A Dream of John Ball), lo ripresero ora del tutto. Ritornò al passato favoloso in una serie di romanzi in prosa e in verso, A Tale of the House of the Wolfings and all the Kindreds of the Mark (1889); The Roots of the Mountains (1890), un racconto utopistico; News from Nowhere (1891) dove descrive l'avvento del comunismo in Inghilterra. Nel 1890 fondò a Hammersmith la Kelmscott Press, intendendo ricondurre a principî estetici l'arte della stampa: la nuova stamperia, per la quale il M. disegnò i caratteri e centinaia d'iniziali e di fregi, produsse cinquantatré opere tra l'aprile del 1891 e il marzo del 1898; il Kelmscott Chaucer ne fu il capolavoro; tra gli altri libri, le opere di M., traduzioni dal francese medievale, classici inglesi, ecc. In questi anni s'adoperò pure a organizzare corporativamente decoratori e disegnatori. Rifiutò di presentarsi candidato al posto di poeta laureato alla morte del Tennyson, nel 1894.
Il M. ebbe l'animo d'un artiere medievale, rivisse lo spirito delle antiche corporazioni, quando gli oggetti d'utilità erano fabbticati con amore, come opere di bellezza. Tale sentimento è alla radice del M. artista come del M. socialista. A parte i suoi primi versi, che contenevano la promessa d'una robusta e sensuale personalità, la poesia del M. ha qualcosa d'anonimo, di vago; egli si sente portavoce di epiche secolari, strumento piuttosto che creatore. Percorreva gli sterminati reami della leggenda riconquistando sepolti tesori: le epopee mediterranee, le saghe islandesi, gli agiografi e i favolatori medievali fornivano inesauribile campo al suo bisogno instancabile di plasmare, di riadattare, bisogno quasi fisico di agire sulla materia; ed egli traeva dalla sua messe di fiabe antiche le sue storie nuove, come traeva dalla lana, dalla seta, dal legno, dal metallo, dal vetro, dalla carta, dalla pergamena i nuovi addobbi per un mondo che voleva più bello e più libero. Voleva rinfondere la gioia del lavoro nelle stanche e grigie turbe degli operai moderni: nel Medioevo non respirava l'aroma grave d'un sontuoso cimitero, come gli altri preraffaelliti, ma piuttosto il fresco soffio dell'evo futuro. Per questa sua fede, il M. merita un posto importante nella storia sociale moderna, posto certo più alto di quello che non gli spetterebbe in ognuna delle singole arti in cui operò. Il suo primo volume di versi ebbe molto influsso sullo Swinburne, ed è certo il suo migliore.
L'importanza del M. come artista è soprattutto quella d'un rinnovatore dell'arte industriale. Il medievalismo del M. non è mai una scialba imitazione come molta architettura neogotica: esso ha l'impronta personale della sincerità e della convinzione del M. Di particolare bellezza sono i suoi disegni per tessuti stampati che si fabbricano tuttora, mentre il suo successo come iniziatore d'una moderna rinascita per la stampa e la decorazione del libro è universamente riconosciuto.
Ediz.: The Collected Wors of W. M., Londra 1910 seguenti, in 24 volumi.
Bibl.: Temple Scott, A bibliography of W. M., Londra 1897; J. W. Mackail, Life of W. M., nuova edizione, Londra 1922; A. Vallance, W. M., his Art, his Writings, and his Public Life, Londra 1897; Holbrook Jackson, W. M., Londra 1908; J. Riegel, Die Quellen von W. M. Dichtung "The Earthly Paradise", Lipsia 1890 (Erlanger Beiträge). Per la Kelmscott Press: H. H. Sparling, The Klemscott Press and W. M., Londra 1924; S. C. Cockerell, A description of the Kelmscott Press, Londra 1898. Per l'attività politica: G. Fritzsche, W. M. Sozialismus und anarchistischer Kommunismus, Lipsia 1927.
Traduz. ital.: La difes di Ginevra, trad. Barera, Venezia 1898; M. Praz, Poeti inglesi dell'Ottocento, Firenze 1925.