BRYAN, William Jennings
Uomo politico e giornalista americano, nato a Salem il 19 marzo 1860, morto a Dayton il 26 luglio 1925. Si laureò in legge a Chicago nel 1883. Esercitò la professione a Jacksonville e poi a Lincoln (Nebraska), ma si occupò attivamente anche di politica. Dal 1891 al 1895 sedette al congresso in Washington come rappresentante del 1° collegio del Nebraska, acquistando una certa notorietà con i suoi discorsi contro il protezionismo doganale e soprattutto a favore della libera coniazione dell'argento, politica alla quale continuò sempre ad aderire, sostenendola, dopo la sua sconfitta nelle elezioni per la camera dei rappresentanti, per mezzo del giornale World Herald di Omaha, da lui diretto. Fu nominato candidato democratico alla presidenza nel 1896 e fu anche candidato del People's Party e del National Silver Party, ma fu sconfitto dal candidato repubblicano. Era ostile alla guerra ispano-americana, e finita la guerra s'oppose all'occupazione permanente delle Filippine. Nell'elezione presidenziale del 1900 si ripresentò candidato, ma dovette soccombere nuovamente. Tornato al giornalismo, fondò il settimanale The Commoner di Lincoln. Non si ripresentò all'elezione del 1904, ma ritentò la prova nel 1908, subendo una nuova clamorosa sconfitta. Alla elezione del 1912 non fu candidato, ma contribuì a far eleggere Woodrow Wilson, che lo nominò segretario di stato. In tale carica si mostrò recisamente pacifista, concluse trenta trattati d'arbitrato, condusse in California una campagna vivace contro il progetto di legge statale che escludeva gli stranieri dalla proprietà fondiaria, diretto specialmente contro i Giapponesi, e nel 1914 appoggiò la revoca del progetto di legge sui diritti di transito nel Canale di Panamá, che la Gran Bretagna riteneva contrario ai trattati internazionali.
Scoppiata la guerra mondiale, partecipò attivamente ai varî tentativi per ristabilire la pace e si dimise quando Wilson redasse la seconda nota per protestare contro l'affondamento del Lusitania, ritenendola troppo bellicosa (giugno 1915). Riprese la sua campagna pacifista; si oppose ai prestiti alleati negli Stati Uniti e, anche quando la Germania annunziò che sarebbe ricorsa all'uso illimitato dei sommergibili, continuò a favorire la neutralità americana a tutti i costi. Ma entrati in guerra gli Stati Uniti, diede tutto il suo appoggio al presidente per la condotta della guerra. Favorì l'idea della Società delle Nazioni. Dopo la fine della guerra si occupò meno attivamente di politica vera e propria, ma fece propaganda a favore del suffragio femminile, dell'imposta sul reddito, del proibizionismo su tutto il territorio federale e della creazione di un dipartimento federale del lavoro.
Il B. era oratore assai eloquente, scrittore efficace e uomo di perfetta buona fede; ma aveva una predilezione speciale per le cause più fantastiche, era intollerantissimo in materia di religione, in varie occasioni mancava del senso del ridicolo, e viveva in un mondo che era in disaccordo con la realtà. Nessun altro uomo politico americano ha subito sconfitte così numerose e clamorose come ebbe a soffrirne il Bryan.
Bibl.: W. J. e Mary Biard Bryan, Memoirs of William Jennings Bryan, 1925; J. C. Long, Bryan, the great Commoner, 1928.