GASS, William Howard
Scrittore statunitense, nato a Fargo (North Dakota) il 30 luglio 1924. Trasferitosi nell'Ohio, trascorre l'infanzia e compie gli studi superiori a Warren, iscrivendosi poi al Kenyon College di Gambier. Richiamato in marina durante la seconda guerra mondiale, consegue il titolo di studio nel 1947. Nel 1954 ottiene il dottorato alla Cornell University. È attualmente titolare di Filosofia presso la Washington University di St. Louis (Missouri). Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui il Longview Foundation Prize (1959) e il premio del National Institute of Arts and Letters (1975).
Nel primo romanzo di G., Omensetter's Luck (1966; trad. it., Prigionieri del Paradiso, 1973), non v'è molto spazio per la fattualità, che cede al gioco intellettivo ed enigmistico; il lettore, dal canto suo, vede riflessi speranze e angosce, attese di rigenerazione e certezze di fallimenti, fantasmi mitici e senso del reale, nell'immagine virtuale del misterioso Omensetter, che, novello Adamo di fine Ottocento, influenza in modi contrastanti l'animo degli abitanti della cittadina dell'Ohio con i quali viene a contatto. Grazie alle possibilità della parola che diviene proiezione della propria individualità, i protagonisti dei cinque racconti di In the heart of the heart of the Country (1968; trad. it., 1980) vivono la propria alienazione cercando rifugio in un mondo simbolico al di fuori del reale. Nel secondo romanzo, Willie Masters' lonesome wife (1968), le qualità sensuali del linguaggio sono riflesse nella figura della protagonista Baby Babs. In modo inconsueto e sperimentale, G. fa appello al senso visivo del lettore, offrendo pagine di tinte e spessore diversi e occupando gli spazi con grafici, espedienti tipografici e fotografie, al fine di offrire un supporto agli stati di coscienza del narratore e di conseguire la liberazione dalla tirannia di grammatica, sintassi e punteggiatura.
Le idee critico-teoriche di G., pubblicate in riviste o nei supplementi ai quotidiani (tra cui la New York Review of Book e il New York Times Book Review), sono state poi riproposte più organicamente nei volumi Fiction and the figures of life (1971), On being blue (1975), The world within the word (1978), The habitations of the word (1985). Prospettando al lettore un'attenta analisi del processo letterario delle opere di diversi autori, G. vede nel segno estetico non un ''modello'', ma il bersaglio fisico, sensuale e sessuale, dell'attività di lettura. Assumendo ad astratta metafora la perfezione del metodo scientificomatematico, in cui gli elementi sono in rapporto puramente relazionale, egli riesce a individuare nuovi rapporti, inclusivi e cosmici, tra i diversi aspetti del pensiero e delle esperienze soggettive.
Considerato tra i più eminenti rappresentanti del movimento postmoderno, G. esprime non pura intellettualità, ma piuttosto rabbia, principalmente contro l'essenza fallimentare della scrittura vacua e non creativa. Alcuni passi di The tunnel (romanzo a tutt'oggi non ancora pubblicato) sono disponibili in registrazione (Reading, presso la Colorado State University, Fort Collins, 1982).
Bibl.: C. Spearin McCauley, An interview with W. Gass, in Falcon, 5 (inverno 1972), pp. 34-45; N. French, D. Keyser, Against the grain: a conversation with W. Gass, in Harvard Advocate, cvi, 4 (inverno 1973), pp. 8-16; L. McCaffery, A W. Gass bibliography, in Critique, 18 (estate 1976), pp. 59-66; A symposium on fiction, in Shenandoah, 27 (inverno 1976), pp. 3-31; L. McCaffery, The metafictional muse: the works of Robert Coover, Donald Barthelme and William H. Gass, Pittsburgh 1982; A. M. Saltzman, The fiction of William Gass. The consolation of language, Carbondale (Illinois) 1986; W.L. Holloway, W. Gass, Boston 1990.