HAZLITT, William
Scrittore inglese, nato a Maidstone il 10 aprile 1778 e morto a Londra il 18 settembre 1830. Inviato da suo padre, pastore unitario, al collegio teologico di Hackney nel 1793 per divenire anch'egli pastore, rinunziò a codesta carriera dopo breve tempo e tornò a vivere nella casa paterna a Wem (Shropshire). Nel 1798, entusiasmato da una predica (l, ultima) di S.T. Coleridge a Shrewsbury, attirò su di sé l'attenzione del poeta e fu incoraggiato a proseguire nei suoi studî filosofici. Nella primavera dell'anno seguente visitò Coleridge a Nether Stowey e conobbe il Wordsworth a Lynton; questa memorabile visita ai Laghisti fòrmò poi il tema di un saggio pubblicato nei Literary Remains (1839). Nella casa paterna si dedicò a poche ma meditate leuure: Hobbes, Burke, Junius, Rousseau, i romanzieri inglesi del Settecento, Shakespeare e Boccaccio. Codeste letture formarono quasi tutto il suo patrimonio culturale, poiché, a sua stessa confessione, lesse solo saltuariamente dopo i trent'anni. Dotato di talento artistico, per qualche tempo pensò di seguir l'esempio del fratello John, e fu a Parigi nell'inverno 1802-3 a copiar quadri del Louvre: ma abbandonò anche questa carriera dopo aver dipinto alcuni ritratti notevoli, specialmente uno di Charles Lamb (ora nella National Portrait Gallery). Frequentò a Londra i circoli dei Lamb e del Godwin, conobbe John Stoddart di cui sposò la sorella, Sarah, nel 1808: ma i due caratteri, quello capriccioso e intollerante di H., e quello prosaico della moglie, non eran fatti per intendersi. Nel 1805 pubblicò An Essay on the Principles of human Action: being an Argument in favour of the natural Disinterestedness of the Human Mind. A Londra, dove si stabilì nel 1812, tenne un corso di conferenze su The Rise and Progress of Modern Philosophy, poi abbandonati i più severi studî, si dedicò al giornalismo, fu redattore del Morning Chronicle e collaborò al Champion e al Times, e specialmente all'Examiner di Leigh Hunt (saggi col titolo The Round Table che rivelarono la sua originalità). Pubblicò successivamente A View of the English Stage (1818), Lectures on the English Poets (1818), Lectures on the English Comic Writers (1819), e Dramatic Literature of the Age of Elizabeth (1821). Queste opere, e i Characters of Shakespeare's Plays (1817) e Table Talk: or Original Essays on Men and Manners (1821-22), gli guadagnarono un posto eminente nella critica, specialmente per la divulgazione dell'opera dei drammaturghi elisabettiani. D'altra parte le sue idee politiche assai personali (era fra l'altro un ammiratore di Napoleone in cui vedeva l'antagonista del diritto divino dei re) provocarono violenti attacchi. Si guastò con Coleridge e Wordsworth per aver censurato il loro cambiamento d'idee in politica: e vide raffreddarsi l'amicizia del Lamb e del Hunt. Nel 1822 decise di separarsi definitivamente dalla moglie, essendosi invaghito di una donna assai ordinaria, Sarah Walker, il cui carattere leggiero non tardò a rivelarglisi (ricordò codesta esperienza in Liber Amoris, or The New Pygmalion, 1823, notevole documento di franchezza psicologica di carattere assai moderno); nel 1824 sposò una ricca vedova dalla quale fu poco dopo abbandonato, al ritorno da un viaggio in Italia dove studiò i nostri pittori. Il suo carattere difficile fece a poco a poco il vuoto intorno a lui. Pubblicò altre collezioni di saggi, The Spirit of the Age (1825), The Plain Speaker (1826), le divertenti e indiscrete conversazioni con James Northcote nel Colburn's New Monthly Magazine (col titolo Boswell Redivivus, 1826 e 1827), e attese, senza adeguata preparazione, a comporre una Life of Napoleon Buonaparte (1827-30). Imbarazzi finanziarî e disturbi di salute ne affrettarono la fine.
All'opposto di Charles Lamb, H. mira nei suoi saggi a uno stile piano, familiare, alieno da sfoggi retorici e pedanteschi; ma di rado unisce al pregio della precisione quello dell'evocazione suggestiva. Né può dirsi che il vigore del suo intelletto basti a rendere sempre interessanti i suoi scritti. Egli si tien troppo sulle generali; manca di quella curiosità investigatrice che è la giustificazione principale di quel genere intimo che è il saggio. Certuni han voluto vedere in lui un analista dotato di profonda intuizione, ma realmente più che un conoscitore di anime è un abile descrittore di tipi, secondo vecchi schemi teofrastei. Nei casi migliori riesce a una vivace satira (p. es. il ritratto del Gifford). L'abito acquisito nelle letture filosofiche lo porta a cercare spiegazioni per aspetti della vita e caratteristiche psicologiche (p. es. perché amiamo la natura? perché ci irritiamo d'inezie? perché le donne hanno più buon senso degli uomini? ecc.): un genere di questioni, spesso arbitrariamente impostate, che richiama la letteratura di problemi e paradossi del nostro Cinquecento.
Presto stanco della lettura, incurioso di quello che egli chiama "la polvere e il fumo della letteratura moderna", finì per riconoscere la superiorità dell'esperienza e della vita energica sulla vita di contemplazione e di studio, e nutrire un culto per l'azione pura. In questo senso soltanto egli può dirsi un romantico, un contemporaneo di Stendhal. Le sue migliori pagine commemorano appunto momenti di vita vissuta, p. es. un incontro dí pugilatori.
Come critico d'arte scrisse sulle più grandi collezioni private inglesi, sul Louvre, che visitò, come si è detto, nel 1802 e sul Vaticano che vide nel 1824. Povero di dottrina e di concetti estetici, egli aveva un entusiasmo instancabile, una gioia di pittore nella padronanza del proprio materiale, una viva sensibilità per gli elementi sensuali dell'arte. I suoi artisti prediletti erano Tiziano, Rubens, Poussin e Guido Reni; e la vivacità con cui evoca nei suoi saggi il diletto che ci procurano le loro opere non è mai stata superata. Egli primo si ribellò alla critica accademico-classicista del sec. XVIII, rappresentata da sir Joshua Reynolds, di cui attaccò i Discourses. La scuola accademica giudica una pittura dall'importanza storica del soggetto e dalla correttezza della rappresentazione, valori questi che si possono intuire intellettualmente, mentre H. trattò delle proprietà che colpiscono gli occhi e i sensi in generale: colore, movimento, qualità della pittura, ecc., anticipando così la pratica e la teoria estetica del sec. XIX. I saggi del H. furono pubblicati in varie riviste tra il 1815 e il 1830, raccolti dal figlio uscirono in due volumi Criticism of Art (1840-44). Espose teorie sull'arte anche nelle Conversations with Northcote.
Ediz.: Complete Works, a cura di P. P. Howe (Centenary Edition), Londra 1930 e segg., voll. 21 Selected Essays, a cura di G. Keynes, Londra 1930.
Bibl.: G. Keynes, Bibliography of H., Londra 1931; P. P. Howe, The life of W. H., Londra 1922; M. Praz, Is Hazlitt a great Essayist?, in English Studies, XIII, I (febbraio 1931).