HARVEY, William
Medico, nato a Folkestone (Kent) il 2 aprile 1578, morto a Roehampton il 3 giugno 1657; studiò dapprima a Canterbury, poi nel Gonville and Caius College a Cambridge ove rimase fino al 1597. Nel 1598 si recò a Padova, ove frequentò regolarmente i corsi di medicina ed ebbe la laurea il 25 aprile 1602. Fu allievo di G. Fabrici d'Acquapendente, lo scopritore delle valvole delle vene, e dell'anatomico Giulio Casserio. Lo stemma di H., con l'indicazione del nome e l'aggiunta Anglicus, si trova sul soffitto della galleria centrale dell'atrio nell'università di Padova. Tornato in Inghilterra verso la fine del 1602, prese dimora a Londra e divenne nel 1609 medico dell'Ospedale di San Bartolomeo; nel 1615 ebbe l'incarico di tener lezione d'anatomia e di fisiologia al College of Physicians. Il 17 aprile del 1616 fece dalla cattedra del collegio la sua prima comunicazione sulla circolazione del sangue; nel 1628 pubblicò il libro Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus, che fu stampato a Francoforte s. M. dal tipografo Wilhelm Fitzer. Medico di Giacomo I d'Inghilterra, fu altresì legato da stretta amicizia a Carlo I. Scoppiata la rivoluzione del 1642, accompagnò i principi reali a Oxford, ove tornò a dedicarsi agli studî ed ebbe la direzione del Merton College. Quando Oxford fu occupata dall'esercito repubblicano nel 1646, H. tornò a Londra e trovò la sua casa devastata e la biblioteca in gran parte distrutta. Nel 1649, dopo la condanna a morte del re, si ritirò a Combe nel Surrey e s'occupò esclusivamente dei suoi studî. Nel 1631 pubblicò a Londra le Exercitationes de generatione animalium.
L'opera fondamentale di H., alla quale egli deve la sua fama universale, è quella nella quale pubblicò, con corredo di prove esatte, sulla base di lunghi esperimenti, la dottrina della circolazione del sangue, rovesciando completamente e definitivamente la concezione galenica che sino allora formava la salda base dell'insegnamento universitario. In 17 capitoli, nei quali sono chiaramente riassunti i risultati di studî che erano durati oltre vent'anni, H. stabilì che il cuore si contrae durante la sistole, che il sangue viene lanciato dall'atrio destro attraverso il polmone nell'arteria venosa e dall'atrio sinistro nel sistema aortico e che durante la diastole il sangue contenuto nelle grandi vene si raccoglie negli atrî e passa da questi nei ventricoli. Prima di H. la circolazione era stata intravista da Michele Serveto (1553), il quale aveva sostenuto per il primo che il setto cardiaco non è perforato e aveva con ciò abbattuto uno dei cardini della concezione galenica; Realdo Colombo (1558) aveva tracciato il quadro essenziale della piccola circolazione e indicato nelle sue linee generali la grande circolazione; Andrea Cesalpino (v.) aveva descritto chiaramente la circolazione polmonare e introdotto il concetto e la parola della circolazione.
A H. spetta dunque non il merito della prima scoperta, ma certamente quello di aver ordinatamente e lucidamente tracciato il quadro complessivo della circolazione, e di aver dimostrato le sue asserzioni con una serie di prove e di calcoli esatti. Affermando che il cuore è una pompa che agisce per forza muscolare, egli spiegò la circolazione da un punto di vista meccanico e dinamico e ciò costituisce la parte più importante e veramente geniale della sua opera. Egli esaminò il problema dal suo vero principio, studiando anzitutto l'anatomia del cuore e delle vene, facendo una serie di esperimenti sugli animali vivi, osservando i fenomeni della sistole e della diastole, constatando che il polso delle arterie si manifesta nella diastole e il polso cardiaco nella sistole; fu il primo a descrivere le orecchiette del cuore e la loro azione, a notare come essa si propaghi al ventricolo, e a porre l'affermazione essere questa parte del cuore l'ultimum moriens. Confrontò il lume delle vene e delle arterie polmonari con quello di altri vasi e studiò le leggi meccaniche della circolazione, giungendo alla conclusione che il movimento del sangue nelle arterie deriva dall'urto delle colonne di liquido contro le pareti elastiche dei vasi.
Bibl.: R. Willis, W. H., Londra 1868; J. H. Aveling, Memorial of H., Londra 1875; J. C. Dalton, Doctrines of the circulation, Filadelfia 1884; G. Ceradini, La scoperta della circolazione del sangue, in Opere, II, Milano 1906; G. Bilancioni, Veteris vestigia flammae, Roma 1922; Ch. Singer, The discovery of the circulation of the blood, Londra 1922.