Gladstone, William Ewart
Statista inglese (Liverpool 1809-Hawarden 1898). Educato a Eton e a Oxford, dove si laureò nel 1831, fin da giovane s’interessò alla politica con spiccate tendenze verso il partito tory e la High Church. Trascorsi sei mesi in Italia, nel 1832 fu eletto deputato a Newark, nel primo Parlamento dopo il Reform bill. Nel 1834 entrò nel ministero di R. Peel come junior lord del Tesoro, poi come sottosegretario al ministero delle Colonie, fino alla caduta del governo (1835). Tornato Peel al governo (1841), divenne presidente del Board of trade (1843) e collaborò alla riforma della legge doganale sui cereali, mentre andava avvicinandosi ai liberali. Trascorse l’inverno del 1850 a Napoli, e, sebbene non simpatizzasse allora con la causa nazionale italiana, fu impressionato dagli iniqui processi contro i patrioti napoletani. Tornato a Londra, scrisse una lettera al presidente dei ministri, lord Aberdeen (1851), in cui denunciò il regime poliziesco borbonico e gli orrori delle sue carceri. Inoltre manifestò il suo interesse per la questione italiana traducendo Lo Stato romano dal 1815 al 1850 di L.C. Farini, e con una lettera a H.E. Manning (1851), in cui espresse il parere che il potere temporale del papa fosse condannato a sparire. Nel dic. 1852, con la sua critica al bilancio, provocò la caduta del ministero Derby; formatosi il gabinetto di coalizione di lord Aberdeen, G. entrò a farne parte in qualità di cancelliere dello Scacchiere. La guerra di Crimea lo costrinse a modificare la sua politica finanziaria di riduzione dell’income-tax (tassa sul reddito) e a inasprire la tassa di successione, mentre difendeva la politica di guerra del governo, che affermava ispirata al principio del mantenimento dell’equilibrio; si dimise nel 1855 perché contrario all’inchiesta sullo stato dell’esercito in Crimea, ordinata dal Parlamento. Nel 1859 gli fu affidata una missione nelle Isole Ionie, in qualità di alto commissario, per indagare sulle cause del malcontento contro il protettorato britannico; fu in base alla sua relazione che il governo britannico cedette le isole alla Grecia nel 1863. Costituitosi un ministero liberale sotto Palmerston, G. accettò di entrare come cancelliere dello Scacchiere (1859). Concluse, su basi liberiste, un trattato di commercio con la Francia e abolì molti dazi d’importazione. Durante la guerra di Secessione americana si espresse in senso favorevole al diritto del Sud di staccarsi dalla Federazione, provocando un incidente diplomatico con gli Stati Uniti. Nel 1865, essendo premier lord J. Russell, G. divenne leader del gruppo parlamentare liberale; come tale portò al successo nella Camera la battaglia per l’allargamento del suffragio; battuto il governo (giugno 1866), successe a Russell quale capo del Partito liberale. Dopo le elezioni del 1868 formò il suo primo ministero. Come capo del governo riuscì a far approvare dal Parlamento nel 1869 la soppressione della Chiesa di Stato irlandese (disestablishment), affrancando i contadini cattolici dall’obbligo di pagare le decime, e nel 1870 una legge favorevole ai fittavoli irlandesi (Irish land act). Riformò in senso democratico l’istruzione pubblica e l’amministrazione civile, dove le cariche furono ricoperte, con il sistema dei concorsi pubblici, da uomini di ogni ceto sociale. Battuto sul progetto di fondazione di un’università aconfessionale in Irlanda (marzo 1873), il rifiuto di Disraeli a formare il ministero lo fece confermare nell’incarico. Nel genn. 1874 sciolse la Camera; alle elezioni trionfarono i conservatori e Disraeli divenne capo del governo. L’anno seguente G. si dimise da capo del Partito liberale e gli successe lord Hartington. Nel 1874, all’opposizione, fu contrario alla politica di Disraeli favorevole alla Turchia quale contrappeso alla Russia, poiché convinto assertore della liberazione delle nazionalità balcaniche dal giogo ottomano. Tornato al potere nel 1880, si trovò di fronte a una grave situazione in Irlanda e nel 1881 presentò vari progetti per tutelarvi la sicurezza, ma l’ostruzionismo dei deputati irlandesi fu superato solo con la loro espulsione dalla Camera. Alla fine del 1880 era scoppiata una ribellione nel Transvaal, e G. iniziò trattative con i boeri, che non furono interrotte neanche in seguito alla sconfitta delle truppe britanniche a Majuba (1881); anzi, G. concesse ai boeri piena autonomia, conservando solo l’alta sovranità della regina sul Transvaal. Questa soluzione fu severamente criticata in Inghilterra e creò una situazione che portò poi alla seconda guerra sudafricana nel 1899 (➔ ). In rapporto alla questione irlandese, fattasi ora più acuta, G. istituì un tribunale per l’equo fitto e accettò nel 1882 una mozione per la concessione della piena autonomia (Home rule). In seguito ai gravi disordini scoppiati in Egitto, G. inviò la flotta ad Alessandria, dove i forti furono bombardati, e subito dopo un corpo di spedizione per domare la rivolta militare capitanata da ‛Orabi Pascià; questi fu presto sconfitto e così si iniziò la occupazione britannica dell’Egitto. Ma quando il generale C.G. Gordon, inviato nel Sudan (1884) per evacuarlo dagli egiziani, fu assediato a Khartoum, G., mosso dalle sue pregiudiziali anticolonialiste, tardò a inviare la spedizione di soccorso, la quale non riuscì in tal modo a evitare l’uccisione di Gordon. Nel giugno 1885, il ministero G. fu battuto sul bilancio; appoggiato dagli irlandesi, G. tornò al potere (26 genn. 1886), ma per la scissione del Partito liberale in seguito alla presentazione da parte di G. di un progetto di Home rule a favore dell’Irlanda (7 luglio) il suo gabinetto cadde nuovamente. Nel 1892 tornò al potere ma, visto respinto ancora una volta alla Camera dei lord il suo progetto di autonomia irlandese, si dimise, ritirandosi definitivamente a vita privata (3 marzo 1894).