CHANNING, William Ellery
Teologo e riformatore religioso della Nuova Inghilterra, nato a Newport (Rhode Island) il 7 aprile 1780, morto a Bennington (Vermont) il 2 ottobre 1842. Fu educato nella sua famiglia ai principî dell'ortodossia calvinista e nell'università di Harvard alla teologia ufficiale e ai principî del conservatorismo politico. Nel 1803 fu ordinato pastore di una chiesa congregazionalistica di Boston.
Era il tempo nel quale l'unitarianesimo stava sviluppando il suo processo di revisione del calvinismo; e nell'interno del congregazionalismo la divisione fra la tradizione ortodossa e la corrente liberale si faceva più profonda e più evidente. C. si trovò così, non senza una certa riluttanza da parte sua, impegnato in una delle più vive battaglie della storia religiosa e politica della Nuova Inghilterra. Legato rigorosamente alla tradizione solo tardi (1815-1819) cominciò a piegare verso l'unitarianesimo. Ma finalmente, in un sermone pronunciato a Baltimora nel 1819 e seguito dal suo Moral argument against Calvinism (1820), attaccò decisamente l'ortodossia trinitarista e pose le basi della sua critica al calvinismo. Questa critica, più filosofica che teologica, più diretta contro la concezione calvinista della natura dell'uomo che contro le dottrine sulla natura di Dio, egli sviluppò in innumerevoli scritti, nei quali sempre più profondamente definì il suo dissenso dal calvinismo, anche fuori dalle controversie teologiche, nell'esame dei problemi sociali, economici e politici, nel quale egli portava con la tradizione idealistica della Nuova Inghilterra le teorie e le utopie del liberalismo francese. Alla teologia eduardea egli oppose così lentamente la concezione di una religione etica ed individuale con un vasto fondo umanitario, una specie di culto della ragione e della bontà essenziale dell'uomo, che rompeva le stesse linee del vecchio unitarianesimo; e alla tradizione federalista oppose la concezione di uno stato limitato nella sua autorità dalla legge morale, e destinato alla garanzia dei diritti degli "esseri umani". Fu perciò ostilissimo all'idea di un'ortodossia religiosa - e si oppose infatti alla costituzione di un'ortodossia unitariana - e all'idea dell'esercizio del potere politico, che egli riteneva doversi anzi gradatamente ridurre.
Vi sono precise affinità tra le sue idee e quelle del Jefferson, come esiste una certa affinità generale tra l'opera compiuta dall'unitarianesimo liberale nella Nuova Inghilterra, e il ieffersonismo negli Stati del Sud. Di questo unitarianesimo il C. fu il maggiore interprete e, in un certo senso, malgrado la sua timidità e la sua ripugnanza a mettersi alla testa di un movimento, il capo spirituale; e alla sua opera si deve risalire per intendere molti dei movimenti di pensiero nella Nuova Inghilterra del secolo scorso. Egli, tra l'altro, compì quella prima vigorosa rivendicazione dei diritti della coscienza individuale, che doveva sboccare nel trascendentalismo emersoniano. Egli sviluppò nella letteratura americana quello spirito religioso che ritroviamo in Emerson, Bryant, Longfellow, e nello studio dei problemi politici l'importanza dei fattori morali; fece penetrare, in zone intellettuali e sociali che sembravano chiuse ad esse, quelle nuove esigenze etiche che dovevano in definitiva rompere la rigida struttura del puritanesimo. Dei suoi scritti i più famosi furono al suo tempo The Christian Examiner (1826), Remarks on the life and Character of Napoleon Bonaparte (1828), Thoughts on the Evils of a Spirit of Conquest and on Slavery (1837), Duty of the Free States (1842).
Opere: The works of W.E. Ch., voll. 6; Boston 1841-43; Correspondence of W.E. Ch. and Lucy Aiken from 1826 to 1842, Boston 1874.
Bibl.: J. U. Channing, William E. Channing, Boston 1903.