COWPER, William
Poeta inglese, nato nel 1731 a Berkhampsted nel Hertfordshire dove il padre era parroco. La madre, Anna Donne, discendeva dal poeta John Donne (v.). Quando essa morì, il ragazzo fu mandato in una scuola popolare, dove fu trattato con molta durezza, e quindi nel 1741 alla scuola di Westminster, dove ebbe compagni il poeta satirico Churchill, l'attore Colman e Warren Hastings. Nel 1748 entrò nel Middle Temple e l'anno dopo nello studio d'un avvocato. Trascorreva i suoi momenti di libertà in mezzo a una brillante società letteraria, e presto divenne membro del "Nonsense Club" ma quel che lo interessava di più in quel momento erano le attrattive della cugina Theodora Cowper, la Delia delle sue poesie giovanili, della quale s'innamorò perdutamente. Nel 1752 prese alloggio nel Temple, e da allora cominciò a dare i primi segni di quella terribile depressione mentale che doveva sempre più impadronirsi di lui. Nel 1754 fu ammesso in tribunale e due anni dopo le sue relazioni con Theodora furono interrotte per volontà del padre di lei, che, non a torto, vedeva in C. un genero poco desiderabile. Theodora però non cessò mai di serbarne caro il ricordo, e qualche tempo dopo gli assicurò un assegno annuo di 50 sterline, senza fargliene conoscere la provenienza. Nel 1759 ottenne il posto poco retribuito di commissario dei fallimenti, e nel 1763 fu nominato scrivano nella segreteria della Camera dei Lord; ma la prospettiva di un esame pubblico lo spaventò talmente, che la sua ragione, già indebolita da attacchi di melanconia, venne meno. Le tragiche Lines during a period of insanity, scritte in questo periodo, rivelano un'anima torturata da manie religiose, dilaniata dalla paura del peccato mortale e delle sue sanzioni. Per tre volte tentò di suicidarsi, finché gli amici lo fecero entrare nel manicomio del Dr. Cotton a St. Albans, dove rimase fino al 1765. Appena ristabilito diede le dimissioni da commissario, e da allora in poi rimase a carico della famiglia e degli amici. Si stabilì in una pensione a Huntingdon, ma pochi mesi dopo si unì alla famiglia del rev. Morley Unwin. Questi morì nel 1767 lasciando alle sue cure la moglie e i figli. Qualche mese dopo andarono tutti a stabilirsi a Omey nel Buckinghamshire, dove era curato della parrocchia John Newton. Quivi per diciannove anni trascorsero tranquillamente una vita consacrata alla pietà, felici nel comune godimento dei semplici piaceri campestri. Sennonché la compagnia del Newtonn, uomo fanatico e di corte vedute, favoriva pericolosamente l'ossessione religiosa del C., e un nuovo accesso di pazzia nel 1773 impedi il concertato matrimonio fra lui e la signora Unwin. Per più di un anno egli visse col Newton, e dopo che ebbe fatto ritorno con gli Unwin, per due anni ancora rimase in preda a gravi scoraggiamenti. Nel 1779 pubblicò gli Olney Hymns, scritti su preghiera e con la collaborazione del Newton, ma, fortunatamente per C., questi l'anno seguente partì per Londra. Allora, per distogliere la sua mente da quella specie di introspezione morbosa, la signora Unwin lo persuase a scrivere la prima di quel gruppo di composizioni satirico-didattiche, a cui appartengono, fra le migliori, Table Talk, Conversation e Retiremmt. Nell'anno 1781 si iniziò la sua breve ma feconda amicizia con Lady Austen, che portò interessi nuovi nella quieta vita di Olney, e lo spronò a creazioni d'ordine superiore. Lady Austen gli suggerì non soltanto il tema del suo magnum opus, The Task, ma gli diede l'ispirazione per opere diverse come The Loss of the Royal George, uno dei suoi più nobili canti, e John Gilpin, forse la più spiritosa delle ballate inglesi. Nel 1784 cominciò la traduzione d'Omero, per la quale, quando nel 1791 fu pubblicata, ricevette 1000 sterline. C. si era reso conto che la traduzione brillante del Pope era lontana dallo spirito omerico; ma, mentre Pope era artificioso, C. fu noioso e privo di vita; e il suo Omero è ora completamente dimenticato. Nel 1785 pubblicò The Task, e nello stesso periodo An Epistle to J0seph Hill Esq., Tirocinium or a Review of Schools (influenzato dal ricordo doloroso dei giorni di scuola della sua infanzia), e John Gilpin. Fu allora che sua cugina, lady Hesketh, sorella di Theodora, si rimise in corrispondenza con lui, si stabilì a Olney l'anno seguente, e lo sostenne con la sua amicizia e con il suo aiuto per il resto della sua vita. Nel 1786 lo persuase a trasferirsi in un ambiente più gaio, una casa a Weston Underwood offertagli dai suoi generosi amici cattolici, i Throckmorton. Ma qui per sei mesi il poeta ricadde in balia del suo antico male, che non cessò mai del tutto di perseguitarlo. Quattro anni dopo un grande dolore rattristò la sua vita: la signora Unwin fu colpita da paralisi. Un secondo attacco che si ripeté nel 1792, finì col toglierle per sempre la salute e l'energia, quantunque rimanesse in vita fino al 1796. Un certo compenso ai suoi grandi dispiaceri gli offersero le nuove amicizie con il giovane cugino John Johnson, e con il poeta Hayley, il suo futuro biografo. Presso quest'ultimo rimase nel Sussex per qualche tempo, e fu Hayley che si adoperò grandemente per fargli assegnare una pensione di 300 sterline. Ma la malinconia s'impadroniva sempre più del suo animo: e assai nociva gli fu la compagnia del semicolto maestro di scuola Teedon, che incoraggiava la sua inclinazione alla tristezza.
Nel 1794 sopravvenne un ultimo attacco di pazzia, che non guarì mai completamente; l'anno seguente John Johnson lo portò insieme con la signora Unwin nella sua casa di East Dereham nel Norfolk, dove nel 1800 morì, dopo cinque anni di sofferenze, che trovarono un'espressione suprema nella poesia The Castaway.
Se C. non avesse scritto versi, la sua fama sarebbe ugualmente giunta a noi attraverso le sue lettere, che giustamente il Southey giudicò le migliori scritte in lingua inglese. Il loro divine chit-chat, delizia di Coleridge, di Lamb e di tutti i critici raffinati, rivela in lui una natura ricca di bellezza e di attrattive e, nonostante la terribile mania che lo perseguitò per tutta la vita, gentile, amorosa, disposta all'humour e perfino gaia. Con un'immagine delicata, con una pennellata di umorismo e con una bella frase, C. sapeva rendere interessante l'incidente più triviale, o un'osservazione occasionale; e sia che descrivesse una scappata dei suoi leprotti, o una visita di un candidato al parlamento, sia che parlasse del suo giardino, o del libro che stava leggendo o scrivendo, o di quel che mangiava a pranzo, egli riusciva sempre ugualmente affascinante.
La sua poesia rivela le stesse qualità della prosa. Con il suo modo fresco e originale di trattare le cose semplici, col suo amore per gli animali e le vivaci descrizioni che ne fa, con la sua indipendenza da tutto quanto, sia nel sentimento sia nello stile, è convenzione (giustamente Sainte-Beuve ne loda il goût vif et franc), egli avviò la poesia inglese sul sentiero che culminò con le Lyrical Ballads di Wordsworth e Coleridge. The Task, sconnesso poema speculativo e descrittivo in sei libri di versi sciolti, rivela i suoi gusti e le sue idee: e se i passi satirici o esortativi, rivolti a un mondo che egli non conosceva, sono noiosi e forzati, felicissimi invece sono gl'idillici quadretti che riproducono la campagna dell'interno dell'Inghilterra, con i suoi fiumi che si snodano lentamente, con i verdi pascoli e i giochi di luce e ombra sull'erba e sull'acqua; e la vita della campagna, il guardaboschi con il suo cane, il campo degli zingari, le sere d'inverno presso il fuoco. Tutto ciò che il suo pensoso e attento animo di eremita veramente conosceva e amava è ravvivato dal pathos, dall'umorismo e dall'affettuosa comprensione della sua sensitiva personalità. Come Wordsworth, C. è il poeta dei semplici affetti umani (v. le commoventi poesie To Mary e On the Receipt of my Mother's Picture), e come Wordsworth, quantunque non ne avesse la grandezza dello spirito filosofico, anch'egli "vede un'anima in tutte le cose, e quell'anima è Dio". Come tutti i grandi poeti romantici che lo seguirono, era un poeta della natura, e se nella descrizione che ne fa non raggiunge il magico incanto di Coleridge, né la pensosa intensità di Wordsworth, tuttavia l'opera sua non è mai d'imitazione, ma lucida, sincera e fedele, the harvest of a quiet eye that sleeps and broods on its own heart (il raccoglimento d'una coscienza tranquilla, che dorme e medita sul proprio cuore). Così fu il C., degno precursore dei maggiori poeti che lo seguirono.
Opere: Poetical Works, ed. H. S. Milford, Oxford 1926; ed. Bailey, Londra 1905; Selected Letters, Londra 1893 e Londra 1911.
Bibl.: Life and Letters, ed. Hayley, voll. 4, Londra 1806; ed. Southey, voll. 15, 1834-37; G. Smith, Life of C., Londra 1881; W. Bagehot, Literary Studies, Londra 1906; C.-A. Sainte-Beuve, Causeries du Lundi, XI, Parigi 1868.