WILLIAMS, William Carlos
Scrittore americano, nato a Rutherford, New Jersey, il 17 settembre 1883, morto ivi il 4 marzo 1963. Esercitò per tutta la vita, nella cittadina in cui nacque e morì, la professione medica. A differenza di E. Pound, lo stimato amico e maestro, e di T. S. Eliot, l'avversato co-discepolo, W. non volle mai abbandonare la sua terra, il suo ambiente. Venne, così, in Europa solo per brevi soggiorni e s'impegnò, invece, con puntiglio e dedizione assoluta, sulle orme di W. Whitman, a fare dell'America il suo soggetto poetico, da modulare non con il linguaggio e i metri della tradizione britannica, ma con l'"idioma" e il "tempo" americani.
Paterson, il poema epico in cinque libri a cui lavorò, in modo intermittente, per circa trent'anni (e che fu pubblicato tra il 1946 e il 1958), è la sua risposta a tutti quei connazionali che avevano considerato l'America troppo rozza e sprovveduta, per poter alimentare la loro vena artistica. In Paterson W. tenta di esplorare la natura dell'esperienza americana e di trovare, per esprimerla, strumenti adeguati, inventando un tessuto verbale e una forma metrica (il variable foot) capaci, presentandola, di farne emergere i significati. Già nel 1925, nella raccolta di saggi In the American Grain, egli aveva con veemenza lamentato che il suo paese, perduti i legami con le tradizioni originarie, non conoscesse più né le sue possibilità, né la sua forza. Occorreva, secondo W., restituire all'America la sua dimensione storica e drammatica; occorreva, cioè, che, con coraggio e con amore, essa prendesse coscienza di sé, ritrovando la sua lingua. Nel lungo poema, allora, attraverso la facoltà mitopoietica, l'artista cerca di restaurare l'integrità di questo mondo, proponendo metaforicamente il tema del matrimonio come soluzione ideale, ancorché possibile, per fondere armoniosamente realtà e conoscenza: sposando, per l'appunto, l'uomo e la città, la poesia e la prosa, la cronaca e la lirica, il passato e il presente, il concreto e l'astratto (come egli stesso proclama: "Nessuna idea che non provenga dalle cose"), il disordine della vita americana e l'ordine della lingua chiamata e incarnarla, W. intende immergere nella realtà-verità l'uomo contemporaneo. L'immenso materiale linguistico che compone il poema è montato a collage, così che ogni cambiamento di tono, di ritmo, di vocabolario, conferisce nuovi echi al tema principale e contribuisce a far riscoprire, nella simultaneità e contestualità della giustapposizione e della ricomposizione, tutte quelle "forme" sepolte nell'inconsapevolezza e nello squallore.
Dopo le sue prime raccolte (Poems, uscito a sue spese nel 1909, e The Tempers, pubblicato nel 1913), fortemente influenzate dall'estetismo di Keats e dall'imagismo di Pound, W. giunse gradualmente a concepire la poesia non come ricerca fine a sé stessa, ma come invenzione capace direttamente di rinnovare il mondo, rivissuto attraverso il linguaggio. Kora in Hell: Improvisations del 1920 e Spring and All del 1923 segnano una svolta decisiva nella formulazione della sua poetica: il primo, con i suoi flussi di coscienza di sapore surrealista, gli aforismi, le ossessioni, le oscurità, le esortazioni, in cui prosa e poesia sono di fatto inestricabili, e il secondo, con il suo alternarsi di prosa filosofeggiante e di poesia che nasce da realtà "impoetiche" e si esprime nel linguaggio e nei ritmi "comuni", indicano la strada originale percorsa negli anni successivi.
A questa accettazione e valorizzazione del quotidiano nelle sue verità fondamentali W. pervenne anche sotto l'influenza degli amici pittori: S. Davis, Ch. Demuth e, soprattutto, Ch. Sheeler. In loro, come del resto in Brueghel, che nel Cinquecento aprì nuove possibilità di sviluppo all'arte, immergendola nella corporea volgarità del reale, W. vede e ammira la dedizione alla fisicità del "locale", collocato, tuttavia, in uno spazio cosmico. Anch'egli, così, vuole cogliere tutto lo spessore della vita ed elevarla, con l'immaginazione, a livello d'arte. Sono esemplificativi di questa sua finale conquista, oltre al quinto libro di Paterson, The Desert Music del 1954 e, in special modo, Pictures from Brueghel del 1962. Se, a tratti, mancano alle sue opere sinteticità e precisione, vale a dire, organicità e intensità di struttura, più spesso lo sforzo è felice, oltre che generoso. W. inoltre, scrisse quattro drammi, un libretto d'opera, oltre cinquanta novelle, quattro romanzi, un'autobiografia, straordinaria per vivezza e immediatezza, e un volume di saggi critici, nel quale, una volta di più, egli mostra il suo impegno combattivo nell'affrontare, giudicare e incoraggiare ogni espressione di autentica creatività offertagli dal panorama americano.
Senza l'esempio e la fertilità di W. non si spiegherebbe tutto un filone importantissimo della poesia americana contemporanea che va da Ch. Olson a K. Shapiro, da R. Duncan a A. Ginsberg.
Opere: Spring and All, Kora in Hell, The descent of winter, The great American novel e A novelette and other prose sono contenuti in Imaginations, New York 1971; A voyage to Pagany, ivi 1928; White mule, Norfolk, Conn., 1937; In the Money, ivi 1940; Tbe collected later poems, ivi 1950; The autobiography of William Carlos Williams, New York 1951; The collected earlier poems, Norfolk, Conn., 1951; The build-up, New York 1952; Selected essays, ivi 1954; In the American Grain, Norfolk, Conn., 1956; The selected letters of William Carlos Williams, New York 1957; Yes, Mrs. Williams, ivi 1959; Many loves and other plays, Norfolk, Conn., 1961; The farmers' daughters, ivi 1961; Pictures from Brueghel and other poems, ivi 1962 (questa edizione contiene anche The desert music and other poems e Journey to love); Paterson I-V, New York 1963. Traduzioni: Poesie, a c. di C. Campo e V. Sereni, Torino 1961; I racconti del Dr. Williams, ivi 1963; Paterson, a c. di A. Rizzardi, Milano 1966; Nelle vene dell'America, ivi 1969; Kora all'inferno, a c. di L. Ballerini, Parma 1971; Molti amori. Un sogno d'amore, a c. di B. Lanati, trad. it. V. Mantovani, Torino 1978; Poesie (da The Tempers a Al Que Quiere!), a c. di B. Lanati, Roma 1979.
Bibl.: J. M. Brinnin, W. C. Williams, Minneapolis 1963; W. C. Williams. A collection of critical essays, a cura di J. H. Miller, Englewood Cliffs 1966; J. Guimond, The art of W. C. Williams, Urbana Ill., 1968; J. Conarroe, W. C. Williams, Paterson: language and landscape, Filadelfia 1970; L. Garegnani Unali, Mente e Misura. La poesia di W. C. Williams, Roma 1970; M. Weaver, W. C. Williams. The American background, Cambridge 1971; J. N. Riddel, The inverted bell, Baton Rouge 1974; P. Mariani, W. C. Williams: The poet and his critics, Chicago 1975; R. Whittemore, W. C. Williams: Poet from Jersey, New York 1975; A recognizable image: W. C. Williams on art and artists, a cura di B. Dijkstra, ivi 1978; D. Tashjian, W. C. Williams and the American scene 1920-1940, ivi 1978.