William Borucki
Alla ricerca di un’altra Terra
Ha vinto il prestigioso riconoscimento della medaglia Henry Draper per essere l’ideatore e l’artefice della sonda Kepler della NASA, in orbita dal 2009 per individuare pianeti potenzialmente adatti a contenere acqua e quindi abitabili. Un possibile candidato al Nobel che non ha mai preso il dottorato.
Il 2013 è stato un anno di gioie e dolori per la sonda Kepler. In agosto, la NASA ha annunciato la sospensione della missione per un guasto al sistema di puntamento del telescopio orbitante, riservandosi di esplorare la possibilità di continuare a usare lo strumento per altri obiettivi. Solo pochi mesi prima, Kepler aveva trovato almeno 2 candidati con massa simile a quella della Terra e potenzialmente adatti a consentire la presenza di acqua liquida. Inoltre, il suo principal investigator, William Borucki, aveva vinto la medaglia Henry Draper, un prestigioso premio della National Academy of Sciences per le ricerche in astronomia.
Borucki, nato nel 1939, non è solo il leader della missione, ma è stato l’artefice principale della sua realizzazione, in un percorso durato alcuni decenni, che ha richiesto una buona dose di perseveranza per arrivare fino in fondo. Figura anomala nel mondo accademico internazionale, Borucki non ha mai ottenuto un dottorato di ricerca, essendo sempre stato, per sua stessa ammissione, più interessato agli aspetti pratici dell’indagine scientifica che alla speculazione astratta. La mancanza del titolo lo ha certamente penalizzato quando, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, ha cominciato a proporre alle agenzie di finanziamento statunitensi le sue idee sulle tecniche di osservazione dei pianeti extrasolari. L’interesse di Borucki per l’esplorazione spaziale si manifestò quando era ancora adolescente, con la costruzione di razzi nel giardino di casa. Laureatosi in fisica, Borucki approdò alla NASA negli anni Sessanta, come progettista di scudi termici per la missione Apollo. Dopo la chiusura del programma di esplorazione lunare, Borucki rimase alla NASA occupandosi di atmosfere planetarie e iniziò a interessarsi alla possibilità di rivelare pianeti intorno ad altre stelle, un argomento che sembrava completamente fuori della portata della tecnologia disponibile all’epoca. L’approccio che suscitò la curiosità di Borucki era basato sulla misura della momentanea diminuzione di luminosità di una stella causata dall’occultamento di un pianeta. Al contrario di altri metodi, questo sembrava particolarmente adatto per rivelare pianeti di piccola taglia, di massa e composizione simili alla Terra. La cosa presentava però enormi difficoltà osservative e Borucki iniziò a studiare possibili modi per superarle.
L’idea decisiva fu quella di tenere sotto controllo simultaneamente un gran numero di stelle, in modo da aumentare la probabilità di ottenere un risultato positivo. Ma quando Borucki la avanzò per la prima volta, nel 1984, essa fu accolta da un generale scetticismo. Nel 1992, Borucki presentò alla NASA la prima proposta di quello
che sarebbe poi diventato Kepler: una missione spaziale dedicata all’osservazione di pianeti extrasolari. Proprio in quell’anno, gli astronomi avevano per la prima volta raccolto evidenze schiaccianti della presenza di un pianeta intorno a un’altra stella. Nonostante questa circostanza positiva, la proposta fu rifiutata. Borucki e i suoi collaboratori continuarono a lavorare per migliorarla, incassando altri 3 rifiuti, fino a quando, nel 2000, essa fu finalmente accettata.
Lanciata infine nel 2009, la missione Kepler è stata uno straordinario successo, nonostante la fine prematura.
Osservando continuamente un campione di circa 150.000 stelle nelle vicinanze del Sole, Kepler ha individuato quasi 3500 possibili pianeti, di cui 151 confermati. Nel 2013, usando come campione statistico i dati raccolti da Kepler, uno studio ha concluso che la nostra galassia potrebbe contenere almeno 17 miliardi di pianeti simili alla Terra. Se almeno uno dei candidati potenzialmente abitabili identificati da Kepler sarà confermato esserlo con certezza, si tratterà di una svolta epocale nella nostra visione dell’universo, e di un probabile premio Nobel per William Borucki, lo scienziato che non prese mai il dottorato.
La medaglia Henry Draper
A Henry Draper, astronomo e chimico statunitense, si deve nel 1872 la prima fotografia dello spettro stellare. Alla sua morte la vedova istituì un premio, la medaglia Henry Draper, che, insieme a un assegno di 15.000 dollari, viene consegnata all’autore di una ricerca particolarmente significativa nel campo astrofisico. Il riconoscimento avviene ogni 4 anni su indicazione della National Academy of Sciencies degli Stati Uniti. Tra i premiati negli anni passati troviamo premi Nobel come Albert Michelson, Pieter Zeeman, Hans Bethe, Subrahmanyan Chandrasekhar, Arno Penzias e Robert Wilson.
I numeri della missione spaziale Kepler
Stelle osservate contemporaneamente nelle vicinanze del Sole 150.000
Pianeti extrasolari individuati come possibili candidati 3500
Pianeti confermati come possibili 151
Pianeti simili alla Terra che esisterebbero nella Via Lattea 17 miliardi