BLAKE, William
Poeta, incisore, pittore e mistico inglese, nato a Londra il 28 novembre 1757, morto in Strand (Londra) il 12 agosto 1827. Figlio d'un ricco fabbricante di calze, non ebbe alcuna educazione regolare, ma lesse molto e fin da giovane si mostrò appassionato per il disegno, divertendosi a copiare tutte le stampe e sculture che trovava. All'età di dieci anni andò alla scuola di disegno del Pars, e a quattordici divenne apprendista dell'incisore James Basire. Dopo due anni di laboratorio venne mandato a disegnare e studiare le chiese di Londra, e in particolare a copiare i monumenti dell'abbazia di Westminster, ove lo soggiogò il fascino dell'arte gotica. Nel 1778 imparò a disegnare dal vero alla Royal Academy, e dal 1779 in poi lavorò come incisore. A venticinque anni sposò Caterina Boucher. Era già amico di Flaxman e Fuseli, e la sua cerchia si estese attraverso il gruppo che conobbe in casa della signora Mathew, dove soleva recitare e perfino cantare le sue poesie su arie di sua composizione. Aveva cominciato a scrivere poesie all'età di undici anni, e il Mathew fece stampare un volume di sue poesie, tutte scritte prima dei venti anni, sotto il titolo di Poetical Sketches (1892). Questo volumetto era espressione spontanea di un genio originale. Poca affinità esso dimostra con la poesia del tempo; piuttosto, si ricollega agli elisabettiani. My silks and fine array è una lirica elisabettiana, ma in canti quali Love and harmony combine e The Mad Song si sente una nota che prima non era mai stata udita. Vi sono dei tentativi in metri svariati; e riusciti ottimamente sono i brevi metri lirici: anche il blank verse, difettoso ora come più tardi nei passi più elaborati dei suoi poemi di maggiore estensione, giunge a compiuta bellezza in poesie come To Spring e To the Evening Star. Malgrado tutte le sue ineguaglianze, niente vi è in questo libro che possa venire impunemente trascurato, come attestano le belle strofe elegiache racchiuse nella cornice senza valore di Fair Elinor.
Nel 1784 il B. apri un negozio d'incisore e venditore di stampe, e tre anni dopo si trasferì a Poland Street. Qui nel 1789 egli pubblicò due meravigliosi piccoli volumi, Songs of Innocence e The Book of Thel, seguiti l'anno dopo da The Marriage of Heaven and Hell. Questi libri erano tutti illustrati, incisi, stampati, cuciti e legati dalle mani del poeta-pittore, aiutato dalla moglie. Nel 1793 andò a Lambeth, e all'anno seguente appartengono The Gates of Paradise, Visions of the Daughters of Albion, America, Songs of Experience, Europe, e i 537 disegni per Night Toughts del Young, di cui solo la parte prima venne incisa. In questi anni egli entrò in relazione con Thomas Butts, che doveva essere poi suo fedele amico e mecenate. Nel 1800 accettò l'invito di Hayley, il biografo del Cowper, e andò a vivere vicino a lui a Felpham, nel Sussex, e a disegnare illustrazioni per le sue opere. Seguitono tre anni di lavoro e di intensi conflitti spirituali, che finirono col far nascere in lui una fede schietta, seppure non rigidamente ortodossa, nella verità del cristianesimo. Ritornato a Londra, in South Walton Street, nel 1803, scrisse due lunghi poemi mistici, Milton e Jerusalem, e attese alla composizione dei disegni per The Grave del Blair, e al quadro dei Canterbury Pilgrims ispirato a G. Chaucer. Seguirono sei anni di povertà e d'abbandono. Molti dei suoi antichi amici erano morti, e i suoi laboriosi metodi di riproduzione limitavano grandemente la sua attività. Ma la sua felicità interiore non ne rimase scossa: nell'amore e nella compagnia della moglie devotissima cercò e trovò il suo conforto. Lavorava senza posa anche di notte. Le sue uniche incisioni in legno, le illustrazioni al Virgilio del Thornton, apparvero intorno al 1820. L'anno seguente si trasferì a Fountain Court, Strand, dove scrisse The Ghost of Abel. Fu sottratto all'estrema miseria in cui versava dall'incarico datogli dal Linnell di fargli due serie con tavole dei suoi stupendi disegni per il Libro di Giobbe. All'età di sessantasette anni cominciò i disegni per l'Inferno, solo sette dei quali riuscì a incidere in seguito; imparò l'italiano per poter leggere Dante, e attese a questi disegni durante la sua malattia anche sul letto di morte. Egli non era mai riuscito a "pensare alla morte come a cosa più notevole del passaggio da una camera ad un'altra", e la maniera della sua morte fu caratteristica dello spirito con cui era vissuto. "Nell'istante prima di morire il suo volto divenne luminoso e bellissimo, i suoi occhi si accesero, ed egli prese improvvisamente a cantare delle cose che vedeva in cielo".
Nella sua concezione della vita il Blake anticipa la fede che poi ebbero, in varia misura, tutti i grandi poeti che lo seguirono immediatamente, ed espresse questa fede nella maniera più perspicua e ferma. L'immaginazione è per lui il sovrano potere che rivela all'uomo il mondo sovrasensibile; la ragione invece è malfida e spregevole. "Il mondo dell'immaginazione", scrive, "è il mondo dell'eternità.... In quel mondo eterno esistono realtà eterne di tutte le cose, e noi ne vediamo il riflesso in questo specchio vegetale che è la natura". Le sue peculiari facoltà visionarie improntarono tutto il suo pensiero. Per Wordsworth la natura era una scala o una catena per comunicare con Dio, per il Blake la natura è opera del diavolo. Egli vide in visione le realtà eterne, ed amava pensare che le forme della natura oscuravano la sua visione, piuttosto che esserne gli strumenti.
Pure, se come pensatore il Blake respingeva le immagini della natura, come poeta ed artista esse erano la sua ispirazione. Il suo pensiero è fondamentalmente semplice, sebbene l'espressione ne sia originale e sorprendente. "Tutto ciò che vive è santo". Le distinzioni consuete di bene e di male sono per il B. prive di valore. Desiderio o energia è per lui la forza vitale: la ragione è invece forza che limita e nega. L'arte è l'espressione dell'una, la scienza dell'altra. "L'arte è l'albero della vita". Il Marriage of Heaven and Hell espone in una serie di audaci paradossi l'unione, necessaria nella vita, di questi due opposti. L'anima infatti è opposta al corpo, e pure nell'uomo mortale anima e corpo sono una realtà sola. "Senza contrarî non vi è progresso. Attrazione e repulsione, ragione ed energia, amore e odio, sono necessarî all'esistenza umana. Dio è immanente all'anima umana". Gli Auguries of Innocence, raccolta di aforismi poetici, insegnano la pietà e l'amore verso tutte le creature come legge spirituale dell'uomo; e The Everlasting Gospel contrappone il suo Cristo ideale al Cristo delle Chiese, il perdono dei peccati alle virtù morali, e, ancora una volta, l'energia e l'impulso degl'istinti alla ragione e alla legge.
Queste idee e le visioni che loro corrispondono sono la sorgente non solo della sua poesia, ma anche della sua arte di disegnatore. Nei suoi disegni il B. anticipa il movimento moderno che pone l'espressione al di sopra di ogni naturalistica fedeltà di rappresentazione. Egli sa disegnare correttamente quando vuole, ma, spesso proporzioni esagerate o anatomia impossibile lo aiutano a rappresentare la maestà, la velocità, il terrore, o quella qualsiasi altra emozione che egli vuole esprimere, e la forma esterna è in genere costretta a piegarsi alle esigenze della verità interiore. Il suo colore è quasi sempre espressivo e pieno di bellezza. In Songs of Innocence, Songs of Experience, e The Book of Thel la parola non si può dissociare dall'immagine più che il profumo da una rosa. E le sue figure umane riescono a incarnare perfettamente la grazia e la tenerezza, la grandezza, l'impeto e la vitalità, l'innocenza e la gioia, sebbene i volti siano per lo più poco espressivi. Eccetto poche serie di disegni che illustrano il Libro di Giobbe e le opere di altri grandi poeti (di Milton, di Dante), i migliori disegni del B. accompagnano ed interpretano le sue proprie poesie. E ai suggestivi disegni che accompagnano la parola scritta devono gran parte della loro importanza i cosiddetti Prophetic Books. Il loro contenuto poetico è invece oscuro, giacché il B. vi usò un linguaggio simbolico di cui non ci diede la chiave: splendore, persino sublimità di linguaggio, vi sono qua e là raggiunti, e talora vi si attinge una sorprendente bellezza lirica, ma, nell'insieme, non si può affermare che l'opera possegga valore letterario. I suoi simboli, come le immagini dei nostri sogni, si disfanno alla luce del giorno, e il lettore che si avventura in queste regioni inesplorate si perde presto in un labirintico meandro di sentieri che non conducono da nessuna parte. Argomento di questi libri sono le avventure dell'anima e i destini dell'umanità. America, Europe, e The French Revolution rivendicano la libertà e denunciano le leggi create dall'uomo, ed è facile riconoscervi lo spirito delle ideologie rivoluzionarie di quel tempo. Altri libri profetici, The Visions of the Daughters of Albion, Milton, Jerusalem, spingono ancor più lontano il pensiero fondamentale del Blake, e gli ultimi due mostrano una più stretta simpatia con le idee cristiane.
Ma il B. poeta sta nei Poetical Sketches, nei Songs of Innocence, nei Songs of Experience e in alcune liriche conservate nel manoscritto Pickering e Rossetti. Una volta riferì ad un amico che "lo spirito disse a lui, Blake: Sii artista e niente altro. In ciò è la felicità". In queste opere e specialmente nei Songs of Innocence and Experience il B. è un puro artista. Nei Songs of Innocence lo splendore della prima visione che un bambino ha del mondo è reso con un'arte così squisita che noi non avvertiamo più né accorgimenti stilistici, né artifizî metrici. Eppure i metri variano con una delicata adattabilità, la parola è non solo trasparente ma vitale, risuona dappertutto. Contrasti di sentimento, pensiero e passione non mancano. La squisita immacolata delizia di madre e bambino nella Infant Joy si alterna con la tenera pietà del Cradle Song; nel Nurse's Song il riso e la gioia dei bimbi che giocano contrasta con la quiete e la pace interiore della nutrice. Nei Songs of Experience la visione infantile è attraversata e oscurata dalle più aspre realtà della vita. Ma la limpida semplicità di lingua e di metro del B. riesce ad accogliere in sé anche i minacciosi pensieri delle sue più cupe meditazioni. Per tutta la serie, con sempre più dolorosi contrasti di stati d'animo, e con arte più sottile e variata, la melodia lirica dei canti anteriori si continua e si rinnova. Nel mondo del pensiero questa lotta mortale tra l'io dell'individuo e la divinità, fra l'amore e la legge, il desiderio e la ragione non ha soluzione: ma nell'arte questa soluzione esiste, e B. l'ha trovata. Nella dolce armonia delle liriche stesse e dei disegni pittorici, che le racchiudono e, nel più vero senso della parola, le "illustrano", le "illuminano", l'artista ha trovato la bellezza, ed è contento. Qui lo scopo di B. era unico: ed egli poté raggiungere la perfezione sfuggitagli nei Prophetic Books, dove lo sforzo di esporre una concezione della vita domina l'impulso creativo, e le visioni del suo peculiare mondo intellettuale rimangono lontane dal mondo che noi conosciamo.
Ediz.: A. Gilchrist, Life of W. Blake with selected poems, 2 vol., Londra 1863; Works, ed. E. J. Ellis and W. B. Yeats, 3 voll., Londra 1893; Poetical Works, ed. J. Sampson, Oxford 1905, con un saggio di W. Raleigh, Oxford 1906, ed. Keynes, Nonesuch Press 1928; F. Tatham, Letters and Life, ed. Russell, Londra 1906.
Bibl.: Saggi critici di A. C. Swinburne, Londra 1868; B. de Selincourt, Londra 1909; F. G. Damon, Londra 1924. Bibliografia di G. Keynes (Grolier Club of New York) 1921; A. Symons; M. Brion, in Navire d'argent, 1 Settembre 1925; Th. Wright, Life of W. B., Londra 1928.