WILLEMER, Marianne von, nata Jung
Poetessa tedesca, nata a Linz il 20 novembre 1784, morta a Francoforte il 6 dicembre 1860.
È la "Suleika" di Goethe, ispiratrice del Westöstlicher Divan. Figlia di un fabbricante di strumenti musicali, attrice e danzatrice a quattordici anni nella compagnia del maestro di ballo Traub - e come tale celebrata da Clemens Brentano - suscitò l'interesse del banchiere di Francoforte, Johann Jakob von Willemer (1760-1839), il quale nel 1800 l'accolse in casa, la fece istruire e educare insieme con i proprî figli e infine il 27 settembre 1814 la sposò. Nello stesso settembre e nell'ottobre Goethe fu replicatamente ospite alla Gerbermühle - tenuta sul Meno dove i Willemer solevano trascorrere l'estate - e rapidamente si intrecciò l'idillio: il 7 agosto dell'anno seguente Goethe ritornò e trascorse con i Willemer quasi un mese e mezzo, fino al 17 settembre, quando la consapevolezza della necessità della rinuncia condusse alla separazione.
Bella di una bellezza esotica, calda e soda, vivacissima di spirito, pronta d'intuito, impetuosa di natura, la Willemer diede al poeta del Faust la sua ultima giovinezza; e, fra le ebbrezze e le agitazioni della passione, nella chiara consapevolezza meditativa del poeta ormai più che sessantenne, in rapidi getti di ispirazione, una nuova lirica nacque, nella quale splende la luce arcana dell'orfico mistero, da cui sorge e in cui si dissolve ogni esistenza.
Né la W. fu soltanto l'ispiratrice di tale poesia: non poche liriche - e alcune tali che nessuno avrebbe mai sospettato che non fossero di Goethe: come: Hochbeglückt in deiner Liebe; Nimmer will ich dich verlieren; Ach um deine feuchten Schiwingen, ecc. - sono diretta creazione sua. Solo quando Herman Gunin pubblicò nel 1869 il suo saggio Goethe und Suleika, si conobbe il segreto che la W. aveva religiosamente custodito dentro di sé, fino alla morte.
Bibl.: W. Creizenach, Goethe und M. von W., Stoccarda 1878; Goethe, Briefwechsel mit M. von W., ed. M. Hecker, Lipsia 1915; A. Müller, Johann Jakob von W., Lipsia 1925; K. Bahn, M. v. W., Berlino 1928.