WUNDT, Wilhelm
Fisiologo, psicologo e filosofo tedesco, nato il 16 agosto 1832 a Neckerhau presso Mannheim, morto il 31 agosto 1920 a Lipsia. All'università studiò medicina, e si addottorò in fisiologia (a Heidelberg, nel 1857). Nel 1865 divenne professore di fisiologia e assistente di H. L. F. Helmholtz. Nel 1874 fu chiamato alla cattedra di filosofia a Zurigo; nel 1875 a Lipsia, dove rimase fino al termine della vita, attirando presso il suo istituto di psicologia sperimentale una grande quantità di giovani. L'istituto del W. è stato il modello di tutti gli altri istituti del genere, che sono sorti verso la fine del sec. XIX e i primi del XX in Europa, in America e in Giappone.
Il W. ha avuto larghissima fama e grande importanza come rappresentante e fondatore della psicologia sperimentale; e non minor fama come filosofo e rappresentante di un positivismo rinnovato e tendente a una sintesi con l'idealismo attraverso il volontarismo, che ha a sua volta dato l'impronta caratteristica alla filosofia del W. La sua opera più importante di psicologia, Grundzüge der physiologischen Psychologie (Lipsia 1874; 6ª ed., 1908-11), contiene ricerche sui tempi di reazione, studiati secondo il metodo del Helmholtz (il tempo nel quale si reagisce a uno stimolo dato differisce secondo il nostro stato psicologico, attenzione, distrazione, ecc.; la misura dei tempi di reazione dovrebbe servire alla definizione di qualche stato psicologico). Al termine della sua attività scientifica, dopo essersi dedicato ai problemi filosofici, il W. è ritornato alla psicologia, ma su un altro piano, con la famosissima Volkerpsychologie (voll. 2, Lipsia 1904; 3ª ed., voll. 10, 1911-20). In quest'opera, ricchissima di dottrina e di erudizione, il W. cerca di studiare la "psicologia collettiva" nelle sue "manifestazioni permanenti": linguaggio, arte, mito, religione, società, diritto, civiltà: una "Summa" della cultura positivistica del sec. XIX aggruppata attorno a quei motivi, che ha valso al W. d'essere annoverato fra i rappresentanti della sociologia psicologica, insieme con G. Tarde e K. Breysig. Alla ricchezza dottrinale di quest'opera non corrisponde un'adeguata elaborazione filosofica dei problemi del linguaggio, della religione, dell'arte, ecc. Il valore della psicologia del W., che sistema e rende coerente il principio sperimentale di G. Th. Fechner, consiste nell'avere dato alla psicologia un carattere scientifico, nel farne una ricerca non più psicofisica, ma fisiologica (fisio-psicologia).
Dal parallelismo costante che il W. stabilisce fra processi fisiologici e processi psichici, e dalla risoluzione dei fatti psichici in processi sempre più complessi, egli trae poi il concetto della vita interiore come attività sintetica creatrice, volontaristicamente concepita, richiamandosi allo Schopenhauer. Così l'indagine psicologica si ricollega a quella filosofica.
Le principali opere filosofiche del W. sono la Einleitung in die Philosophie (Lipsia 1901; 8ª ed., 1920), e la Logik (voll. 2, Stoccarda 1880-83; 4ª ed., 1921 in 3 volumi con i seguenti titoli speciali: Allgemeine Logik und Erkenntnisstheorie, Logik der exakten Wissenschaften, Logik der Geisteswissenschaften). Il W. si propone di fornire una sintesi fra l'"idealismo unilaterale" della tradizione hegeliana e l'"unilaterale positivismo" a lui contemporaneo; ma non riesce a dare la "sintesi" cui ambisce, per il concetto ancora positivistico che egli conserva della filosofia, come una elevatissima "scienza delle scienze" nonostante i motivi critici e kantiani da lui introdotti nel vecchio concetto enciclopedico. Caratteristica la definizione della filosofia wundtiana data da uno dei suoi discepoli, R. Eisler: "gnoseologicamente un ideal-realismo, metafisicamente un volontarismo logico e razionale, oppure un monismo ed evoluzionismo idealistico", che rinnoverebbe i grandi sistemi dell'idealismo tedesco postkantiano attraverso l'esperienza scientifica e realistica del positivismo. Il W. insomma, più che elaborare concettualmente e speculativamente i varî motivi che hanno attirato il suo interesse, ha giustapposto e addizionato ecletticamente un motivo all'altro, in un generico volontarismo e idealismo; e la sua opera mantiene un certo valore solo per la sua ampiezza, per la sua ricchezza di dottrina e la sua finezza e precisione di analisi particolari, più che per la profondità speculativa e filosofica.
Bibl.: W. Wundt, Erlebtes und Erkanntes, Stoccarda 1920, a carattere autobiografico; E. Koenig, G. W., tra. Tagliani e Sesta, Palermo 1912; B. Croce, recensioni a Einleitung in die Philosophie e alla Völkerpsychologie, in La Critica, I; R. Eisler, W.s Philosophie und Psychologie, ecc., Lipsia 1902; G. Vidari, L'etica di G. W., Sondrio 1899; per la bibliografia v. inoltre il Grundriss dello Ueberweg, vol. IV della 12ª ed., Berlino 1923, e l'Appendice al Compendio di storia della filosofia di F. Fiorentino a cura di A. Carlini, III, Firenze 1929, cap. 1.