WAIBLINGER, Wilhelm
Poeta tedesco, nato a Heilbronn il 21 novembre 1804, morto a Roma il 17 gennaio 1830. Precoce e sfrenato, era già al ginnasio di Stoccarda autore di liriche, d'una commedia satirica (Die Frösche), d'una tragedia (Liebe und Hass) e d'un voluminoso Tagebuch. E frequentava il teatro di corte, ed aveva rapporti con i maggiori letterati svevi (Uhland, Matthisson, Haug, Schwab) e col coetaneo Mörike. Entrò nel seminario teologico di Tubinga ben deciso a non seguire la carriera ecclesiastica; coinvolto in uno scandaloso processo, finì col farsi scacciare. Lo Hyperion hölderliniano e la conoscenza diretta dell'infelice poeta (lasciò ricordo delle sue visite in un interessante scritto, Hölderlins Leben, Dichtung und Wahnsinn) gl'ispirarono un romanzo, Phaëton, nel quale erano narrate le vicende di un giovine entusiasta e innamorato, spentosi da ultimo nella follia. Fu tra i primi in Germania a sentire l'influsso di Byron: lo subì nell'opera letteraria e anche nella vita, col suo filellenismo, la sua teatralità e la tendenza a cercar rifugio in mondi diversi e lontani. Viaggi estivi l'avevano già portato in Italia, a Milano e a Venezia; nel 1826, quando l'espulsione dal seminario l'ebbe affrancato dagli ultimi legami, poté scendere a Roma. Contava di mantenersi facilmente scrivendo resoconti di viaggi, novelle, storielle e drammi; conobbe invece presto la miseria e solo con faticoso lavoro e l'aiuto di protettori e amici (fra cui il Platen) poté resistere e avviarsi a un avvenire più sicuro. Vi giunse domando la propria irrequietudine - che lo moveva a continue gite attraverso la Campagna romana e viaggi a Napoli, Capri, Paestum, in Sicilia, e affinando la propria sensibilità e la propria arte.
Così man mano i suoi articoli d'impressioni (Wanderungen in Italien) e i suoi racconti (Francesco Spina, Rosa Taddei, Das Märchen von der blauen Grotte, Das Blumenfest...) animavano le trame, i motivi e i colori del convenzionale "genere italiano" con un gustoso realismo, reso acuto dal desiderio dell'autore di cogliere la vita contemporanea del nostro popolo. E piacevoli vene d'umorismo recavano spunti autobiografici e satirici (Das Abenteuer von der Sohle, Die Britten in Rom). Anche i suoi versi si facevano vivacemente rappresentativi (Lieder des römischen Karnevals) e aderenti alle esperienze vissute (Olevano, Lieder der Nazarena). Le rovine di Roma, la Campagna, Napoli e il suo mare, la Sicilia, furono argomento a versi, in cui maggiormente si tese lo sforzo della sua arte, ma la sua era pur sempre la poesia di un epigono, e un confronto con Platen potrebbe precisare la modestia dei suoi risultati.
Ediz.: W. Waiblingers gesammelte Werke mit des Dichters Leben von H. v. Canitz, voll. 9, Amburgo 1839-40; Gedichte aus Italien, a cura di E. Grisebach, Lipsia 1881; Phaëton, a cura di A. Schurig, Dresda 1920; Werke, scelta a cura di P. Friedrich, Berlino 1922; Briefe aus Italien an seine Eltern, Ludwigsburg 1930.
Bibl.: K. Frey, W. W., Sein Leben und seine Werke, Aarau 1904; I. Ruland, W. W. in seinen Prosawerken, Stoccarda 1922; G. Hagenmeyer, W. W.'s Gediehte aus Italien, Berlino 1930.