SCHOLZ, Wilhelm von
Poeta e romanziere, nato a Berlino il 15 luglio 1874.
Figlio del segretario di stato e ministro delle Finanze Adolf von Scholz, ne pubblicò le memorie e le conversazioni con Bismarck (1922). Biografo della Droste, di Hebbel, di Eichendorff, dí Morike; traduttore dei Minnesinger e di Calderon, spirito incline anche alla meditazione e alla critica (Gedanken zum Drama, 1905 e 1915; Kunst und Notwendigkeit, 1906, Der Dichter, 1917; Der Zufall, eine Vorform des Schicksals, 1924; Lebensdeutung, 1925, ecc.), fu uno dei primi che sentirono l'insufficienza del naturalismo e ne furono indotti alla ricerca di nuove vie verso un ritorno alle classiche idealità (drammi e tragedie: Der Gast, 1900; Der Jude von Konstanz, 1905; Meroë, 1906; liriche: Der Spiegel, 1902; Neue Gedichte, 1912, ecc.). Più ancora che i poeti simbolisti, soprattutto Hebbel fu l'esempio ideale a cui esso mirava. Poi lo studio dei mistici (Deutsche Mystiker, 1908) lo condusse sempre più all'insistenza sul fondo irrazionale della vita umana, sia nelle liriche (Die Häuser, 1923; Das Jahr, 1927), sia nei drammi a fondo religioso (Das Herzwunder, 1918; Der Wettlauf mit dem Schatten, 1922, ecc.) e nei romanzi storici, in cui profondi turbamenti e conflitti di anime sono evocati sullo sf0ndo di tempi religiosamente agitati (Perpetua, 1926; Der Weg nach Ilok, su S. Giovanni Capistrano, 1931). Dell'originaria esperienza neoclassica si ritrova la traccia anche nell'opera minore (raccolte varie di novelle fra cui A. Dürers Erlebnis, Michelangelo und der Sklave, ecc.; impressioni di viaggio: Wanderungen, 1924).
Opere: Gesammelte Werke, voll. 7, Lipsia 1924.
F. Droop, W. v. Sch. und seine besten Bühnenwerke, Berlino 1922.