JOHANNSEN, Wilhelm Ludvig
Botanico danese, nato a Copenaghen il 3 febbraio 1857, morto ivi l'11 novembre 1927. Studiò a Copenaghen e in Germania, alla scuola di Pfeffer in Tubinga (1887). Si laureò in medicina nella città natale, e in filosofia a Friburgo. Fu prima professore di fisiologia vegetale alla Scuola superiore di agricoltura, poi all'università di Copenaghen dal 1905.
Si dedicò quasi esclusivamente agli studî sulla variabilità e l'eredità. Cominciò con lo studiare la variabilità con il metodo usato da Galton, ma, accortosi che in tal modo si ottenevano dati riferentisi a materiale eterogeneo, studiò il problema nei discendenti provenienti da un solo seme (lavorò specialmente sui fagiuoli) e riuscì a provare che in una "linea pura" come chiamò la serie di tali discendenti nati tutti per autofecondazione, le qualità che si ereditano rimangono immutate (il "genotipo" non si altera) anche quando, per azioni esterne, come lo scarso nutrimento, i caratteri che attualmente si manifestano (il "fenotipo") possono apparire modificati. Quindi non si verifica eredità dei caratteri acquisiti, né le variazioni ("modificazioni") che si manifestano normalmente nel seno di una linea pura possono essere invocate come causa di evoluzione nel senso darwinistico, poiché su di esse non ha presa la selezione. L'elaborazione matematica dei risultati sperimentali, la chiarezza di esposizione e la precisa terminologia da lui introdotta (il J. fu, tra l'altro, il primo a usare i termini di "gene" per indicare il fattore o "unità ereditaria"; d'individui "omozigoti" e "eterozigoti", di "genotipo" e "fenotipo") ne fanno uno dei massimi creatori della teoria della variabilità e della genetica. La sua opera Elemente der exakten Erblichaitslehre ebbe tre edizioni (Jena 1909, 1913, 1926) ciascuna delle quali, si può dire, riassume un periodo della storia di questa recentissima dottrina (v. eredità; genetica; variabilità).