Goldberg, Whoopi
Nome d'arte di Caryn Elaine Johnson, attrice cinematografica statunitense, nata a New York il 13 novembre 1955. Dotata di forte personalità, ha interpretato spesso donne eccentriche e ironiche e si è fatta notare soprattutto per la ricchezza delle tonalità espressive e la mimica inconfondibile, divenendo una delle attrici di colore più rappresentative del cinema statunitense degli anni Ottanta. Nel 1986 ha vinto il Golden Globe per The color purple (1985; Il colore viola) di Steven Spielberg e nel 1990 l'Oscar come miglior attrice non protagonista e il Golden Globe per Ghost (Ghost ‒ Fantasma) di Jerry Zucker.
Dopo aver abbandonato gli studi, nel 1974 si era trasferita in California, dove lavorò per la compagnia teatrale Blake Street Hawkeyes di Berkeley e divenne membro del gruppo di improvvisazione Spontaneous Combustion. Nel 1983 ha quindi realizzato lo spettacolo The spook show, che l'anno seguente è approdato a Broadway, anche grazie all'interessamento di Mike Nichols, ottenendo un notevole successo. Ha esordito sul grande schermo in Citizen (1982) di William Farley e pochi anni dopo si è imposta nell'epico The color purple, offrendo una notevole prova nel rendere con intensità e sapiente tecnica, affinata grazie alla precedente esperienza teatrale, il dramma di una vittima del razzismo nell'America degli anni Venti. Nel 1986 con la commedia Comic relief, da lei diretta e interpretata, ha avuto inizio la sua carriera televisiva, che ha poi proseguito sia come attrice sia come produttore esecutivo: da ricordare il ruolo di Guinan nella nota serie americana Star Trek ‒ The next generation (1987). Nel 1986 ha recitato inoltre nel farsesco Jumpin' Jack flash di Penny Marshall ed è riuscita a imprimere vitale energia a un film decisamente poco risolto come Burglar (1987; Affittasi ladra) di Hugh Wilson, mentre nel successivo Homer & Eddie (1989) di Andrej Končalovskij ha impersonato, con grande vitalità ed evitando i facili sentimentalismi, il ruolo drammatico di una donna malata. Particolarmente riuscita è risultata la sua interpretazione in Ghost di una stravagante medium che mette in contatto lo spirito di un giovane appena morto con la sua compagna. Ha poi lavorato ininterrottamente, spesso in film di scarso rilievo, fino al 1992, anno in cui è stata la scatenata cantante di nightclub che, dopo aver assistito a un omicidio, si nasconde in un convento, in Sister act (Sister act ‒ Una svitata in abito da suora) di Emile Ardolino, seguito nel 1993 da Sister act 2: Back in the habit (Sister act 2 ‒Più svitata che mai) di Bill Duke. I piccoli eccessi, ormai parte integrante del suo modo di esprimersi, pur rischiando di caratterizzare troppo il suo personaggio hanno comunque conquistato il grande pubblico. Sempre nel 1992 ha partecipato al sarcastico The player (I protagonisti) di Robert Altman e nel 1993 ha ricoperto invece il ruolo principale in Made in America di Richard Benjamin. L'anno successivo è stata la protagonista della commedia Corrina Corrina (Una moglie per papà) di Jessie Nelson, riuscendo, grazie all'abituale ironia, a eludere il pericolo di un'eccessiva enfasi nel delineare le difficoltà vissute da una donna di colore nell'America degli anni Cinquanta. Così come ha evitato i rischi di un'eccessiva retorica in Boys on the side (1995; A proposito di donne) di Herbert Ross. Ha recitato quindi nella parte di sé stessa in An Alan Smithee film: burn Hollywood burn (1998; Hollywood brucia) di Arthur Hiller, che ha ironicamente utilizzato lo pseudonimo di Alan Smithee (adottato per convenzione dai registi statunitensi in polemica con la produzione) oltre che come nome del protagonista anche per firmare il film. Nel 1999 è apparsa nel melodrammatico The deep end of the ocean (1999; In fondo al cuore) di Ulu Grosbard e nel 2001 ha interpretato un ruolo secondario nella commedia Rat race di Zucker.