whatsappare
v. intr. Trasmettere e scambiarsi messaggi, foto, video, chiamate e messaggi vocali, servendosi dell’applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp.
• Iperconnessi e multitasking. Sono i nativi digitali, i giovanissimi 2.0 nati in piena era web. Per loro è subito computer connesso alla Rete, telefonino, Internet, Facebook (Twitter è «roba da adulti»), per loro anche la tv è quasi acqua passata, la accendono, guardano il programma preferito ma soprattutto la tengono sullo sfondo, mentre chattano, «whatsappano», guardano video, postano foto, videogiocano. (Mariolina Iossa, Corriere della sera, 4 dicembre 2013, p. 27, Cronache) • Se non sentenzi non sei nessuno. È la Prima Legge dell’Era dei Social Media, quella in cui anche quando non hai nulla da dire devi dirlo in modo esauriente. Guai a disertare, pena il rischio di morte civile. Sicché è tutta una coazione al social writing, al berciare via Twitter e Facebook sull’auto che non si mette in moto di prima mattina e sulla suocera smerigliatesticoli, o allo scrivere t’amo sull’asfalto mentre l’amata whatsappa col compagno di banco del writer. (Pippo Russo, Repubblica, 4 settembre 2014, Firenze, p. IX) • Del resto ci si può chiedere perché un Paese sempre pronto a condannare neologismi come «twittare» o «whatsappare» si possa innamorare di una parola inesistente come «petaloso», che rispetto a termini «social» ha un miliardo di possibilità di uso in meno. (Luigi Mascheroni, Giornale, 25 febbraio 2016, p. 21, Attualità).
- Derivato dal nome proprio WhatsApp (Messenger) con l’aggiunta del suffisso -are1.