JAMNITZER, Wenzel
Orefice, nato nel 1508 a Vienna, morto nel 1585 a Norimberga ove documenti attestano la sua presenza sin dal 1534. A Norimberga ebbe numerose cariche pubbliche e si adoperò a elevare il livello della propria corporazione. Nella sua bottega lavorarono oltre ad alcuni suoi figlioli, numerosi maestri e aiuti, di modo che i disegni che vanno sotto il suo nome sono innnumerevoli. A lui si debbono non solo progetti per oreficerie e per oggetti di fusione, ma anche per apparecchi scientifici. Molto apprezzato, lavorò per gl'imperatori della casa d'Asburgo e per numerosi principi nomhé per quasi tutte le classi sociali. Fu uno dei primi orefici che, forse influenzato da maestri quali Jost Amman, Peter Flötner e altri, seppe superare le forme goticheggianti per accostarsi allo stile del Rinascimento italiano o, più esattamente, all'interpretazione che di questo s' ebbe in Norimberga, contribuendo così alla sua diffusione. Poche opere sue possono venir ricordate; tra le giovanili, il servito Merkel (anteriore al 1549), proprietà del barone Henri de Rothschild di Parigi, che compendia in certo modo le varie tendenze della sua arte. Una preziosa anfora, il cosiddetto arredo milanese per abluzioni, si trova in S. Maria presso S. Celso a Milano; ricchi cofanetti si conservano nel tesoro di Monaco, nel Grünes Gewölbe di Dresda e nello Schlossmuseum di Berlino, una brocca con bacino (circa 1570) nel tesoro nel Duomo di Ragusa. A Vienna si trovano gli avanzi d'una fontana terminata nel 1578; un prezioso strumento per calcoli matematici (1578) viene conservato nel Math.-Phys. Salon di Dresda.
Bibl.: M. Rosenberg, W. J., Francoforte sul M. 1920; M. Frankenburger, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XVIII, Lipsia 1925 (con bibl.); E. Kris e O. v. Falke, Beiträge zu den Werken Christoff u. Hans J., in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XLVII (1926), pp. 38-47, 185-207; E. Kris, Der Stil "Rustique". Die Verweendung d. Naturabguss bei Wen Zel J. u. B. Palisse, in Wiener Jahrb. f. Kungstegsch., n. s., I (1926), pp. 137-208; id., Eine Zeichnung W. J., in Pantheon, IX (1932), pp. 95-98.