WEIMAR (A. T., 53-54-55)
Importante centro culturale e storico della Germania, capoluogo della Turingia, posto presso la riva sinistra dell'Ilm (affluente della Saale) che percorre in questo tratto con un corso diretto da N. a S. un bacino largo 2,5 km., in una regione ridente, ricoperta ancora da belle foreste. La città si trova leggermente in pendio tra 208 m. (corso dell'Ilm) e 242 m. (stazione ferroviaria). Il nucleo originario della città (Jakobsviertel) è sorto a S. d'una bassura paludosa che occupava il posto dell'odierna Karl August Platz. Esso era difeso da un castello. A S. è sorta poi la città nuova, che è stata cinta con mura e fossati, i quali sono ora ricalcati dalle strade Graben-, Erfurter-, Seminar-, Kaiserin-Augusta-Strasse, dalla Wielandplatz, dall'Ackerwand e a E. dall'Ilm. Gli abitanti, che erano 6160 nel 1796, sono poi aumentati a 11.446 quarant'anni dopo e a 28.500 alla,fine del sec. XIX. Nel 1933 ne vennero contati 49.327, compresi i sobborghi di Oberweimar, Ehringsdorf, Tiefurt, che sono oramai venuti a far parte della città. Weimar ha continuato ad essere un centro culturale di notevole rilievo, sede della Hochschule für bildende Kunst (1860), del Museo goethiano (1886), della Hochschule für Handwerk- und Baukunst (1926) e viene visitata continuamente da una folla di turisti. Per quanto posta su una linea ferroviaria di grande comunicazione (Berlino-Francoforte), essa ha avuto invece scarso sviluppo come centro industriale (pianoforti, industria elettrotecnica) ed è restata piuttosto una città d'impiegati e un soggiorno ricercato da artisti e da pensionati.
Monumenti. - Nella collegiata, di stile gotico seriore, sono numerosi monumenti sepolcrali per lo più del sec. XVI, fra i quali uno fuso in bronzo della bottega norimberghese di P. Vischer; inoltre la pietra tombale col ritratto del pittore Lucas Cranach il Vecchio (morto nel 1553). Il trittico dell'altare con un'allegoria della Redenzione e i ritratti di Lutero e di Cranach è l'ultima opera dî L. Cranach il Vecchio, terminata nel 1555 dal figlio Lucas il Giovane. Il palazzo della residenza, eretto nel sec. XVII, fu ricostruito nel 1774-1803 in stile classicheggiante sotto la direzione del Goethe. Le case del Goethe e dello Schiller sono caratteristiche case borghesi, della fine del sec. XVIII della Germania centrale. Lo Schlossmuseum conserva antiche pitture e sculture, oggetti d'arti minori e incisioni; il Landesmuseum opere d'arte più recenti Weimar ha inoltre un museo del rococò (nel palazzo Belvedere), uno di preistoria e il Museo Nazionale Goethiano.
Bibl.: P. Lehfeldt, Bau- und Kunstdenkmäler Thüringens, I, Jena 1893; Weimar, Bilder von G. Beyer. Mit gesch. Einleitung von E. Frh. Schwenk zu Schweinsberg, Berlino 1928.
Storia. - Dagli scavi risulta che Weimar è la più antica colonia della Turingia; il suo nome compare però solo nel 975. Ottone II vi tenne corte, facendo stendere in quell'occasione un documento intestato Wimares; si ricordano anche in quel periodo dei conti di Weimar. Il nome ricompare poi solo alla fine del sec. XII; il conte Ludovico III distrusse Weimar nel 1174. In quell'epoca Weimar era soltanto una rocca; a metà del sec. XIII esisteva anche un monastero cisterciense di Oberweimar; solo nel 1254 Weimar viene menzionata con il nome di città, quando fu fondata dal conte di Orlamünde, sotto il cui dominio rimase sino al 1372. La nuova città sorse accanto alla rocca. Sugl'inizî della sua vita poco si sa: al 1370 risalgono le prime testimonianze sull'attività di un consiglio; la città deve il suo pieno sviluppo ai Vettini, a cui passò nel 1372. Nel 1407 fu esonerata dalle prestazioni di servizî; nel 1410 ottenne da Federico il Giovane i diritti municipali della città turingia di Weissensee (presso Erfurt); nel 1431 le fu conferita la competenza giurisdizionale minore. Nella divisione territoriale del 1485 Weimar passò con la Turingia al ramo ernestino dei Vettini. La Riforma vi fu introdotta assai presto. Una nuova era s'iniziò per Weimar con la divisione territoriale dell'anno 1547, quando la linea ernestina rinunziò con la capitolazione di Wittenberg all'Elettorato e alla dignità d'elettore palatino; Weimar divenne la capitale del nuovo ducato ernestino e residenza del già elettore palatino, poi duca Giovanni Federico, che vi si trattenne dal 1552 sino alla morte (1554). Dopo la ripartizione seguita alla morte di Giovanni Federico, Weimar divenne sede della linea Weimar iunior, fondata da Giovanni Gúglielmo I (morto nel 1573) e dal di lui figlio Giovanni (morto nel 1605). Nonostante la guerra dei Trent'anni, Weimar conobbe un notevole sviluppo. Il duca Guglielmo IV (morto nel 1662) fondò qui con suo zio il principe Ludovico di Anhalt la cosiddetta fruchtbringende Gesellschaft, avente per compito di curare la purezza della lingua tedesca; chiamò inoltre numerosi artisti di fama alla propria corte. Agl'inizî del sec. XVIII s'inizia in Weimar una grande attività edilizia, promossa specialmente dal duca Ernesto Augusto (morto nel 1748), che fece elevare in Weimar e nei suoi dintorni numerose ville e castelli, fra cui il Belvedere. Il suo successore, duca Ernesto Augusto Costantino morì nel 1758 dopo pochi anni di regno. Assunse la reggenza per l'erede al trono Carlo Augusto, che contava appena un anno di età, la duchessa Anna Amalia, nata principessa di Brunswick. Nei 17 anni in cui ella resse lo stato, provvide all'ordine e al benessere del paese. In Weimar stessa fece elevare una serie di edifici. Ma Anna Amalia è particolarmente celebre come fondatrice della cosiddetta corte delle Muse (Musenhof) che ebbe a centro il suo palazzo, anche quando il figlio assunse personalmente il governo. Fino alla morte della duchessa, avvenuta nell'anno 1807, madre e figlio collaborarono a fare di Weimar il centro spirituale della Germania della fine del '700.
La duchessa cominciò col chiamare nel 1772 il poeta Ch. Wieland come precettore dei suoi figli a Weimar, dove il Wieland poté svolgere una intensa attività letteraria e dove redasse l'opera sua più nota, l'Oberon (1781). Nell'anno 1775 il duca Carlo Augusto assunse il governo; nello stesso anno Goethe si trasferì a Weimar; seguì poi il poeta e filosofo Herder. Con Herder e Goethe fu introdotta in Weimar la nuova corrente spirituale dello Sturm und Drang. S'inizia allora l'era dei genî, la quale trovò la sua espressione in una serena e allegra socievolezza e segnò il proprio culmine nel culto della vita e della poesia della natura, comune al duca e al Goethe. Frutto di questa società fu una ricca produzione letteraria. Risalgono anche a quel periodo i numerosi parchi impiantati in Weimar e nei suoi dintorni. Dopo il viaggio in Italia, dove assorbì le forme dell'arte classica, il Goethe voleva promuovere da Weimar una riforma della vita artistica tedesca secondo lo spirito e l'ideale dell'arte antica e ottenere così una purificazione e un potenziamento del senso artistico. S'inizò allora per Weimar il periodo classico. Lo Schiller, dopo una prima visita a Weimar nel 1787, vi si stabilì definitivamente nel 1799; i seguenti anni di comune attività costituiscono l'età aurea del classicismo tedesco, strettamente collegato al nome di Weimar.
Poco dopo la morte dello Schiller la vita spirituale di Weimar conobbe un'interruzione causata dalla guerra franco-prussiana dell'anno 1806. Il duca Carlo Augusto si era schierato accanto alla Prussia, Weimar fu quindi più volte occupata dai Francesi. Negli anni che seguirono alle guerre Weimar divenne sempre più la città del Goethe, la cui casa al Frauenplan fu meta di visitatori provenienti da tutte le parti del mondo. La morte di Carlo Augusto, avvenuta nel 1828 e quella del Goethe seguita nel 1832, segnano la fine di questa fioritura culturale nella vita di Weimar. L'eredità spirituale dell'età classica fu mantenuta viva dalla fondazione della Società Goethe e Schiller e dall'istituzione del Museo Nazionale Goethiano. Quando fu decisa la fusione dei varî stati turingi in uno stato unitario (1920), Weimar fu proclamata il 1° maggio 1920 capitale del nuovo stato di Turingia.
Bibl.: P. Kühn, Weimar, 4ª ed. rifatta da H. Wahl, Lipsia 1925; G. Beyer, Weimar (Bücher deutscher Städte und Landschaften), Berlino 1928; A. Tille, Die Anfänge der Stadt Weimar, in Festschrift für O. Dobenecker, Jena 1992, pp. 79-90; Beiträge zur Geschichte der Stadt Weimar, 1931, segg.
Vita teatrale. - Nei riguardi del teatro Weimar è assurta a importanza storica nell'età di Goethe. Già nel 1771 la protezione della duchessa Anna Amalia aveva condotto a Weimar la compagnia Seyler con il più grande attore dell'epoca: K. Ekhof; ma l'incendio del castello nel 1774 interruppe l'intrapresa. E anche dopo l'arrivo di Goethe, nel 1775, Weimar non ebbe se non un teatro per dilettanti: il piccolo "Liebhabertheater", dove Goethe stesso nella parte di Oreste recitò - accanto a Corona Schröter - la prima redazione della sua Iphigenie (1779): "Theatermeister" era J. M. Mieding, pianto dal poeta nella commovente elegia Auf Miedings Tod (1782). Tuttavia quanto interesse già allora Goethe portasse al teatro mostra la Wilhelm Meisters theatralische Sendung.
Il nuovo teatro - Hoftheater - si aperse il 1° gennaio 1784, con una compagnia diretta da un italiano, Giuseppe Bellomo; ma fu dapprima soprattutto un teatro d'opera, non al disopra del livello consueto di quel tempo. Il periodo glorioso della sua vita si iniziò quando Goethe ne assunse nel 1791 e ne tenne fino al 1817 la direzione. Erano gli anni in cui Goethe veniva elaborando - in collaborazione con Schiller e in uno spirito di rinata classicità - la sua estetica; e sotto il suo impulso il teatro di Weimar divenne la scena esemplare di uno stile di recitazione ispirato a classica idealità. I Lehrjahre e le Theaterreden di Goethe, le lettere e i saggi estetici di Goethe e di Schiller, il saggio di W. v. Humboldt sopra il teatro tedesco e il teatro francese sono vivi documenti di quel momento fondamentale nella storia del teatro tedesco. Christiane Neumann-Becker - eternata da Goethe nell'Elegia Euphrosyne (1797) - fu l'attrice che più compiutamente impersonò l'ideale a cui Goethe mirava. Ma anche a prescindere dal valore dei singoli attori e dai "Gastspiele" di alcuni grandi attori come L. Schröder, Iffland e la Unzelmann, l'intero teatro di Weimar come istituzione valse a elevare il tono dell'arte scenica in Germania, in quanto esso fu, non soltanto il "teatro per eccellenza" di Goethe e di Schiller, ma un teatro nel quale la composizione poetica e la rappresentazione scenica, nascendo da uno stesso spirito, tendevano spontaneamente a integrarsi in una elevata unità di stile. ll movimento romantico e il movimento realistico che vennero poi - pur contrapponendosi a quello stile per conferire alla recitazione una maggiore intimità e verità di vita - hanno avuto tuttavia in quello stile stesso il loro presupposto e il loro punto di partenza.
Il teatro di Weimar risalì ancora una volta ad importanza primaria per tutta la Germania, quando nel 1848 ne assunse la direzione Liszt. Non soltanto le rappresentazioni del Tannhäuser e del Lohengrin furono per il trionfo di Wagner decisive; ma tutte le esecuzioni - in sede di teatro come in sede di concerto - segnarono l'avvento di quel nuovo stile espressivo, di cui Liszt era - accanto a Wagner - il maggiore esponente. Il prestigio della vita teatrale di Weimar ascese allora a tale forza d'attrazione, che nel 1856 accettò di dirigervi le sorti del teatro di prosa F. Dingelstedt; e fu da Weimar che i "Königsdramen" di Shakespeare, nella suggestività pittoresca delle interpretazioni di Dingelstedt, conquistarono definitivamente la scena tedesca: a Weimar nel 1861 giunsero trionfalmente alla loro prima rappresentazione i Nibelungen di Hebbel.
E anche oggi - nella nuova sede costruita nel 1912, in sostituzione del vecchio teatro sorto nel 1826 dopoché il precedente edificio era andato distrutto da un incendio - la tradizione teatrale mantiene a Weimar artistica dignità: classiche sono rimaste, nella celebrazione centenaria del 1932, le rappresentazioni di tutti i drammi di Goethe, per la compiuta armonia di stile nelle interpretazioni di Antonia Dietrich.
Bibl.: C. A. Burckhardt, Das Repertoire des Weimarischen Theaters unter Goethes Leitung, nella collez. Theatergeschichtliche Forschungen, I, Amburgo e Lipsia 1891; J. Wahle, Das Weimarer Hoftheater unter Goethes Leitung, nella collez. Schriften der Goethe-Gesellschaft, VI, Weimar 1892; A. Farinelli, Goethe als Theaterleiter, in Italien, 1930; A. Bartels, Chronik des Weimarischen Hoftheaters, Weimar 1908.
Vita musicale. - Fino a tanto che rimase solo temporanea dimora dei duchi, Weimar non ebbe una stabile cappella di corte; vi apparirono saltuariamente il grande organista e il primo Cantor della Riforma: T. Hofhaimer e J. Walther. Circa il 1615 vi troviamo però il notevole musicista M. Vulpius in qualità di Stadtkantor e il giovane J. H. Schein, come aulico maestro di cappella. D'una continua vita musicale si può parlare, dunque, a partire dal mezzo sec. XVII. Colonne di tale ambiente erano A. Drese, Hofkapellmeister (maestro della cappella di corte) e il poeta, nonché virtuoso di viola da gamba, G. Neumark, Kammersekretär (segretario privato). Di frequente però tornava a Weimar, per organizzarvi le grandi esecuzioni teatrali, il grande H. Schütz.
Successore del Neumark come privato consigliere artistico del Serenissimo duca fu il violinista P. v. Westhoff; sotto S. Drese lavorò in due momenti, la prima volta come violinista, la seconda come organista di corte, J. S. Bach, le cui prime composizioni organistiche con ragione si soprannominano "weimariane". Anche diverse delle Cantate nacquero quivi, dove il sovrintendente S. Franck diede al loro compositore alcuni dei migliori testi poetici; e così anche quivi nascevano le pagine del Weimarer Orgelbüchlein, che è la prima opera, di valore imperituro, cui sia legato il nome della città. A Weimar il Bach trovò inoltre come organista comunale un suo cugino, il celebre lessicografo musicale J. G. Walther, col quale amichevolmente si diede all'esercizio del Canone. Il Walther fu anche uno dei migliori compositori di Concerti per organo, e i suoi manoscritti, sparsi un po' dappertutto, costituiscono una larga raccolta d'antiche opere organistiche tedesche. Quando Bach lascia quella corte per Cöthen, scende su Weimar un'ombra che non si dissiperà se non dopo un mezzo secolo: si ritorna, cioè, nella sfera d'una vita musicale assai limitata, provinciale, per così dire. Comunque, il suo nome è ricordato per i natali dati a due maestri poi celebri: W. Friedemann Bach e Ph. E. Bach; i quali però appartennero all'epoca seguente: quella dello splendore del Barocco. Il giovane Goethe, quando arriva a Weimar, nel 1775, non vi trova gran che d'interessante: iì teatro, dove G. Benda, A. Schweitzer e J. G. Neefe avevano creato il Singspiel tedesco, era distrutto dalle fiamme; il maestro della cappella ducale allora in carica, F. W. Wolf, non ispira al Goethe molto rispetto. Tanto più notevole, ed a buon diritto - del resto -, appariva quindi la musicalità della duchessa vedova Anna Amalia, la quale - nata principessa di Brunswick e nipote di Federico il Grande - amava e coltivava quell'arte che a lei giungeva per retaggio: la musica da lei composta per l'Erwin und Elmire (1776) di Goethe conta tra i migliori saggi di Singspiel tedesco.
La cerchia d'amici in cui entrò il giovane poeta di Carlo Augusto annoverava specialmente buoni compositori dilettanti, che appartengono alla prima fioritura della ballata tedesca pei canto e cembalo. Vennero poi, col passare degli anni, la bella attrice Corona Schröter e il barone di Seckendorff, e poi ancora - come ospiti - i notevoli compositori berlinesi Reichardt e Zelter. Il vecchio Goethe chiamò d'altra parte ai suoi trattenimeriti musicali privati, diretti dal suo allievo Eberlein, virtuosi e artisti presto o tardi diventati celebri, come F. Mendelssohn, C. M. v. Weber, Clara Sclhumann, la Szymanowska e finalmente J. N. Hummel, il quale fu maestro della cappella ducale.
Dopo una parentesi, la vita musicale di Weimar si risolleva improvvisamente agli squilli d'una novatrice fanfara, nel 1848, quando giunge, al posto di Hummel, F. Liszt. Nel '49 egli dirige il Faust di Schumann e i primi suoi poemi sinfonici; nel '50 rivela il wagneriano Lohengrin, ed avvia cosi la città alla forma di metropoli del rinnovamento musicale; di quella "nuova scuola tedesca" cui si ascrissero J. J. Raff, H. v. Bülow, P. Cornelius, ecc. Il che non avveniva certo senza opposizioni. E il Liszt, sdegnato per i fischi che accolsero la prima del Barbiere di Bagdad (la graziosa opera di P. Cornelius), lasciò quella Weimar, dove aveva vissuto con la principessa di Wittgenstein. Non volle ritornarvi che nei suoi ultimi anni, e cioè in quel periodo che dal 1876 va all'86, durante il quale a Weimar egli fece regolari visite, abitando alla Hofgärtnerei (oggi Museo Liszt) e avviando una scuola di pianisti.
Ancora una volta doveva il parco di Weimar accogliere una schiera di giovani virtuosi del pianoforte: nel 1900, sotto la guida di Busoni. Ma fu cosa transitoria, mentre si può dire che dalla morte di Liszt in poi la capitale dei Granduchi abbia assunto piuttosto, quanto alla vita musicale, un carattere di corretta normalità. L'Opera ebbe un notevole direttore in E. Lassen; un breve episodio rappresentarono per Weimar le giornate battagliere ivi affrontate da Riccardo Strauss allora giovane Kapellmeister; la coppia dei Milde ebbe - tra i cantanti d'opera - il successo locale più solido. L'altro polo della vita musicale weimariana, la Musikschule, fondata nel 1872 dal Müllerhartung come scuola orchestrale, s'è poi andata sviluppando fino ad assvmere il rango di completa scuola superiore di musica. Direttori ne sono stati il Degner, il Baussnern, il Hinze-Reinhold e oggi l'eminente maestro Oberborbeck. Insegnanti celebri essa ha avuto - tra gli altri - in R. Wetz e ha oggi ancora nel pianista Höhn, nel violinista R. Reitz, nel musicologo R. Münnich.
Bibl.: A. Aber, Die Pflege der Musik unter den Wettinern, Lipsia 1920; K. v. Bojanowskij, Das Weimar J. S. Bach, Weimar 1895 e 1903.
L'assemblea di Weimar.
Caduta in Germania la monarchia e proclamata la repubblica (9 novembre 1918), il potere fu assunto da un "Consiglio dei delegati del popolo", composto da socialisti maggioritarî e indipendenti (le due frazioni in cui si era divisa, durante la guerra, la socialdemocrazia tedesca). Fin dal primo momento i maggioritarî, decisi ad evitare la dittatura del proletariato di tipo bolscevico e ad avviare la rivoluzione verso la democrazia parlamentare di tipo occidentale, pensarono alla convocazione d'una Costituente, che fosse espressione della volontà generale del popolo tedesco. Un'ordinanza del 30 novembre 1918 stabilì che le elezioni fossero fatte a suffragio universale, immediato e segreto, esteso anche alle donne.
Repressa la rivolta spartachista, passato il potere interamente nelle mani dei maggioritarî, si poté procedere alle elezioni, che ebbero luogo il 19 gennaio 1919. La lega spartachista si astenne. Parteciparono invece i vecchi partiti borghesi, che avevano tutti cambiato nome: i conservatori si presentarono come "partito popolare tedesco-nazionale", i liberali-nazionali si dissero "partito popolare tedesco", il centro cattolico divenne "partito popolare cristiano", i progressisti costituirono il "partito democratico". Di questi partiti soltanto il democratico riconosceva la forma repubblicana dello Stato e intendeva collaborare con la socialdemocrazia. Le elezioni segnarono la sconfitta degli indipendenti, mentre il successo dei maggioritarî non fu tale da consentire loro di governare da soli: su 423 deputati 165 erano maggioritarî, 89 cattolici, 74 democratici, 42 tedesco-nazionali, 22 indipendenti, 22 tedesco-popolari. La repubblica nasceva con carattere di compromesso.
A sede dell'assemblea fu scelta Weimar, quasi a voler porre la nuova Germania sotto gli auspici di Herder, di Schiller, di Goethe. In pratica si scelse la tranquilla cittadina della Turingia allo scopo di sottrarre l'assemblea ai tumulti della capitale. Il 6 febbraio 1919, dopo un servizio divino propiziatorio, l'Assemblea fu aperta nel teatro nazionale dal capo del consiglio dei delegati Ebert ed elesse a proprio presidente il maggioritario David, a vicepresidente il cattolico Fehrenbach e il democratico Haussemann. L'11 febbraio elesse a presidente provvisorio del Reich Ebert. I cattolici e i democratici entrarono nel gabinetto di coalizione costituito dal maggioritario Scheidemann. Il 15 febbraio il cattolico Fehrenbach era eletto presidente al posto di David.
Veniva subito approvato un progetto provvisorio di costituzione compilato dal ministro degli interni, il democratico Preuss, col quale si definivano le attribuzioni del presidente del Reich, del governo, della Commissione degli Statì (Länder) e dell'assemblea medesima. Era respinta la proposta degli indipendenti di adottare per lo stato tedesco il nome di "Repubblica tedesca" e si scartava l'idea di scomporre la Prussia in repubbliche minori, mentre si ammetteva la fusione degli staterelli in organismi più ampî e vitali. Il 14 marzo era approvata una legge sulla socializzazione, che contemplava il controllo sul commercio del carbone. Il 30 marzo, approvato il bilancio, l'Assemblea si aggiornò, per riunirsi, il 12 maggio a Berlino, dove, dopo solenni proteste, approvò il trattato di pace di Versailles. Rientrata a Weimar, il 31 luglio approvò il progetto di costituzione elaborato dal Preuss, cui l'11 agosto 1919 il presidente del Reich Ebert dava valore esecutivo. Avevano votato contro le opposizioni di destra e di sinistra. I partiti della coalizione furono da allora indicati col nome di "partiti di Weimar".
L'Assemblea cui la nuova Costituzione (art. 180) assegnava le funzioni provvisorie del Reichstag, si trasferì il 30 settembre a Berlino. Si sciolse soltanto dopo il putsch di Kapp, il 21 maggio 1920. Per quanto non siano mancate le sedute tempestose - memorabili i tumulti provocati dalle rivelazioni di Erzberger - l'assemblea di Weimar si distingue da altre Costituenti per l'andamento regolare dei suoi lavori. Gli è che, relegata nella cittadina di provincia, essa è rimasta fuori dalla mischia, che decideva, sanguinosamente, tra le barricate di Berlino, l'effettivo destino della Germania.
Bibl.: Sull'Assemblea: W. Ziegler, Die deutsche Nationalversammlung 1919-20 und ihr Verfassungswerk, Berlino 1932.
Il testo della Costituzione è pubbl. nel Reichs-Gesetzblatt, 1919, pp. 1383-1418. Altre ed. a cura di E. Zweigert, Mannheim 1919; di W. v. Massow, Berlino 1920; di K. Pannier, Lipsia 1921; di G. Zöphel, Berlino 1921; di R. Oeschey, Monaco 1922; di E. Neuburger, Monaco 1922; di R. Huber, Berlino 1922.
Commenti: G. Anschütz, Die Verfassung des D. R., Berlno 1921; O. Meissner, Das Staatsrecht des Reichs u. s. Länder, ivi 1921; A. Finger, Das Staasrecht des Reichs u. s. Länder, ivi 1921; A. Finger, Das Staatsrecht d. D. R., Stoccarda 1923; A. v. Freytag-Loringhoven, Die Weimarer Verfassung in Lehre u. Wirklichkeit, Monaco 1924; F. Stier-Somlo, Reichsstaastrecht, Berlino 1927.
Ducato di Weimar (v. sassonia-weimar, XXX, p. 898).