Wang Bing
Bing. – Regista cinese (n. Shaanxi 1967). Rivelatosi agli inizi del 21° sec. come uno dei più personali e rigorosi registi del cinema cinese contemporaneo, è andato costruendo un particolare stile in cui il documentario si fa drammaturgia del reale e da cui emerge un quadro spesso duro e sgomento di microcosmi cinesi ai margini dell’ufficialità, dei quali sono rivelati, fin nelle pieghe più nascoste, contraddizioni e aspetti sconosciuti, con uno stile estremo, per durata e crudezza. Al Festival internazionale di Marsiglia nel 2003 si afferma con Tiexi qu (Il distretto di Tiexi), film di quasi dieci ore che in tre parti segue l’implacabile declino di un complesso industriale cinese. Sono seguiti: He Fengming (2007; A Chinese memoir), dove in tre ore la cinepresa scruta e ascolta le memorie e le confessioni di un’anziana dissidente politica; Brutality factory (2007), un cortometraggio intenso e crudele sulla tortura politica inserito nel film collettivo O estado do mundo; le 14 ore di Caiyou riji (2008; Crude oil), girato tra i lavoratori di un insediamento petrolifero nel deserto di Gobi; Tong dao (2009; Coal money), che si inoltra nella condizione di sfruttamento dei minatori della Cina del Nord; Wu ming zhe (2010; Man with no name), ritratto accorato di un uomo che volontariamente si è ritirato in una grotta scegliendo di non parlare più e sottraendosi irriducibilmente alla società; Jiabiangou (2010; The ditch, 2010), ispirato a un libro di Yang Xianhui, Goodbye, Jabiangou, e che ritorna nel deserto di Gobi per rievocare le condizioni inumane dei campi di internamento e lavoro dei primi anni Sessanta nella Cina maoista, con una visione ossessiva e claustrofobica; San Zimei (2012; Tre sorelle, 2012), che persegue con sguardo lucido e insieme pieno di pietà, ma ugualmente attento a restituire il reale come esperienza politica, la vita di una famiglia contadina negli spazi, concretissimi e insieme emblematici, di un villaggio sperduto tra le montagne cinesi.