Slezak, Walter
Attore cinematografico austriaco, nato a Vienna il 3 maggio 1902 e morto suicida a New York il 21 aprile 1983. A partire dai primi anni Quaranta fu un grande caratterista del cinema hollywoodiano, in grado di sfruttare il suo fisico corpulento e possente, e soprattutto la sua espressione intensa ed enigmatica, per disegnare uomini dall'aspetto ora malvagio e inquietante ora bonario e rassicurante, alternando con disinvoltura i ruoli più diversi.
Nonostante fosse figlio d'arte (il padre era il tenore e attore Leo Slezak), S. si dedicò inizialmente ad attività lontane dal mondo dello spettacolo; intraprese gli studi di medicina, per poi abbandonarli divenendo impiegato di banca. L'amicizia con il regista Mihály Kertész, il futuro Michael Curtiz, lo convinse ad accettare un ruolo nello spettacolare film da lui diretto, Sodom und Gomorrah (1922), in seguito al quale S. scelse definitivamente la carriera di attore. Nel 1924 fu diretto da Carl Theodor Dreyer in Mikaël (Michael o Desiderio del cuore), nel ruolo del giovane e ambiguo protagonista, per poi apparire, nel corso degli anni Venti, in alcuni film muti tedeschi e austriaci, interpretando ruoli romantici e carismatici. Nel 1927 Augusto Genina lo volle per la sua seconda versione di Addio giovinezza!.
Nel 1930 si trasferì negli Stati Uniti, dove, in quello stesso anno, debuttò allo Shubert Theatre di Broadway nel musical Meet my sister; continuò quindi per circa un decennio a esibirsi con successo, per lo più in spettacoli musicali, dimostrando di aver ereditato dal padre il talento canoro. Nel 1942, abbandonato da qualche anno il palcoscenico ‒ sul quale sarebbe tornato occasionalmente nel 1955 per Fanny, musical diretto da J. Logan, e nel 1957 come cantante al Metropolitan Opera di New York ‒, fu chiamato da Leo McCarey per una piccola parte in Once upon a honeymoon (Fuggiamo insieme), nel quale, appesantito nel corpo e animato da un mobilissimo sguardo, interpretò efficacemente un losco barone austriaco. A partire da questo film gli furono così affidati personaggi spietati e ambigui: sostenne il ruolo del criminale nazista in This land is mine (Questa terra è mia) di Jean Renoir, in The fallen sparrow (Il passo del carnefice) di Richard Wallace, entrambi del 1943, e in Lifeboat (1944; Prigionieri dell'oceano) di Alfred Hitchcock. Continuò, in seguito, a impersonare uomini folli e crudeli, per es. nell'avventuroso The princess and the pirate (1944; La principessa e il pirata) di David Butler, nel film di guerra Till we meet again (1944; L'estrema rinuncia) di Frank Borzage e nel noir Born to kill (1947; Perfido inganno) per la regia di Robert Wise.
La sua espressione particolarmente duttile, capace di assumere sfumature miti e gioviali, gli consentì però, negli anni Cinquanta e Sessanta, di risultare convincente anche nell'interpretazione di film brillanti, quali Abbott and Costello in the foreign legion (1950; Gianni e Pinotto nella legione straniera) di Charles Lamont, Call me Madam (1953; Chiamatemi Madame) di Walter Lang e Come September (1961; Torna a settembre) di Robert Mulligan. Contemporaneamente all'impegno cinematografico, dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Settanta S. lavorò intensamente in televisione, apparendo in numerosi serial e fiction, oltre a pubblicare, nel 1962, un'autobiografia dal titolo What time's the next swan?. Alla sua ultima interpretazione, in Treasure island (1972; L'isola del tesoro) di John Hough, seguì l'improvvisa decisione di ritirarsi, sebbene la sua attività si fosse mantenuta intensa fino agli ultimi anni.