Matthau, Walter
Nome d'arte di Walter Matuschanskayasky, attore cinematografico statunitense, di madre ebrea, nato a New York il 1° ottobre 1920 e morto a Santa Monica (California) il 1° luglio 2000. La sua notorietà è legata a ruoli brillanti, cui sembrò destinato per il suo volto spesso serio e imbronciato che sapeva aprirsi in un ghigno beffardo e per la sua particolare andatura dinoccolata. Fu Billy Wilder a comprendere il potenziale comico dell'attore e a sceglierlo per The fortune cookie (1966; Non per soldi… ma per denaro); per questa interpretazione, che lo vide al fianco di Jack Lemmon, con cui formò una delle coppie più divertenti del cinema hollywoodiano, M. vinse l'Oscar nel 1967 come miglior attore non protagonista.
Figlio di immigrati russi, passò un'infanzia disagiata nei quartieri poveri di New York e cominciò a recitare giovanissimo in piccole parti nelle commedie musicali del teatro yiddish. Dopo aver servito nell'aviazione degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale (da cui tornò pluridecorato), nel 1948 esordì a Broadway e, dopo molti lavori televisivi, fece la sua apparizione al cinema con The Kentuckian (1955; Il kentuckiano) di Burt Lancaster. Dai primi ruoli chiaroscurali e solo apparentemente secondari, come quelli interpretati in A face in the crowd (1957; Un volto nella folla) di Elia Kazan, accanto a Cary Grant e Audrey Hepburn in Charade (1963; Sciarada) di Stanley Donen, al fianco di Henry Fonda in Fail safe (1964; A prova di errore) di Sidney Lumet, e di Tony Curtis nella commedia fantastica Goodbye Charlie (1964; Ciao Charlie) di Vincente Minnelli, M. passò a ruoli da protagonista. Fu un marito in cerca di infedeltà in A guide for the married man (1967; Una guida per l'uomo sposato) di Gene Kelly, strampalato generale in Candy (1968; Candy e il suo pazzo mondo) di Christian Marquand, scorbutico riccone in Hello, Dolly! (1969) ancora di Kelly, dentista misogino nella commedia degli equivoci Cactus flower (1969; Fiore di cactus) di Gene Saks e avido aspirante uxoricida in A new leaf (1971; È ricca, la sposo, l'ammazzo) di Elaine May. Se l'incontro con Wilder gli aveva permesso di affermarsi nel cinema, e di sviluppare il personaggio (che lo accompagnò in tutta la sua carriera) del burbero, canagliesco ma di buon cuore, cinico e brillante, giocatore d'azzardo, bevitore e vizioso, fu in Jack Lemmon che M. trovò l'ideale compagno di lavoro e 'spalla' di gag (verbali e visive) in film di successo: The odd couple (1968; La strana coppia) di Saks, tratto dalla esilarante commedia di N. Simon, The front page (1974; Prima pagina) di Wilder, e The sunshine boys (1975; I ragazzi irresistibili) di Herbert Ross, per il quale M. ebbe una nomination all'Oscar. Nonostante i successi ottenuti, tra i quali vanno ricordati anche i film a episodi Plaza suite (1971; Appartamento al Plaza) di Arthur Hiller e California suite (1978) di Ross, entrambi tratti da testi di N. Simon, e House calls (1978; Visite a domicilio) di Howard Zieff, M., con la progressiva crisi della commedia brillante, decise con coraggio di sperimentare nuove strade, dando vita probabilmente alle sue migliori performances: in Charley Varrick (1973; Chi ucciderà Charley Varrick?) di Don Siegel, The laughing policeman (1973; L'ispettore Martin ha teso la trappola) di Stuart Rosenberg, ma soprattutto nell'appassionante The taking of Pelham one, two, three (1974; Il colpo della metropolitana) di Joseph Sargent. Se con questi film dimostrò che era perfettamente in grado di interpretare con sarcasmo e un pizzico di cattiveria i ruoli che il cinema poliziesco aspro e affilato di quegli anni gli offriva, M. diede vita anche a personaggi in cui affiora un risvolto paterno e malinconico (per es. in I ought to be in pictures, 1982, Quel giardino di aranci fatto in casa, di Ross). Dopo il feroce Buddy Buddy (1981), addio al cinema di Wilder che lo vide sempre al fianco di Jack Lemmon, M. proseguì con la commedia rosa ‒ Hopscotch (1980; Due sotto il divano) e First Monday in October (1981; Una notte con vostro onore) entrambi diretti da Ronald Neame ‒ e si misurò con i comici di nuova generazione: in The survivors (1983; Come ti ammazzo un killer) di Michael Ritchie duetta infatti con Robin Williams e in The couch trip (1988; Lo strizzacervelli) si confronta con Dan Aykroyd. Nell'ultima parte della sua carriera scelse di interpretare film originali e atipici, che lo imposero nuovamente all'attenzione del pubblico: Pirates (1986; Pirati) di Roman Polanski, in cui è un pirata di un galeone spagnolo, e Il piccolo diavolo (1988) di Roberto Benigni, in cui è un sacerdote esorcista. Non riscosse invece grande successo il suo ritorno nostalgico, con l'inseparabile Jack Lemmon, alle vecchie buddy comedies: Grumpy old men (1993; Due irresistibili brontoloni) di Donald Petrie, Grumpier old men (1995; That's amore ‒ Due irresistibili seduttori) e Neil Simon's The odd couple II (1998; La strana coppia II), questi ultimi di Howard Deutch. Risultò più convincente nel fumettistico Dennis the menace (1993; Dennis la minaccia) di Nick Castle e nel tenero I.Q. (1994; Genio per amore) di Fred Schepisi, in cui interpreta con straordinaria somiglianza Albert Einstein. Dopo l'importante cammeo ‒ è il senatore Long ‒ in JFK (1991; JFK ‒ Un caso ancora aperto) di Oliver Stone, accettò di recitare nel suo ultimo film, Hanging up (2000; Avviso di chiamata) di Diane Keaton, il ruolo di un anziano padre.
A. Hunter, Walter Matthau, New York 1984; R. Edelman, A. Kupferber, Matthau: a life, Lanham (MD) 2002.