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AUDISIO, Walter

di Francesco M. Biscione - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)
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AUDISIO, Walter

Francesco M. Biscione

Nacque ad Alessandria il 28 giugno 1909 da Ernesto e Natalina Perasso, da famiglia di modeste condizioni economiche. Diplomato ragioniere, impiegato scrupoloso e stimato, nel 1929-1930 prestò servizio quale sottotenente di complemento in fanteria. Avvicinatosi al movimento clandestino antifascista, si iscrisse al Partito comunista italiano nel 1931 e nel 1932 sposò Ernestina Ceriana, che aveva conosciuto nell'ambiente della clandestinità, figlia di un noto militante comunista. Dopo oltre un anno di attività di propaganda in Alessandria ed accurate ricerche della polizia, il movimento venne scoperto e l'A., che ne era uno dei dirigenti, venne arrestato nel maggio 1934.

Il prefetto di Alessandria, in una relazione del 6 giugno 1934, scriveva dell'arrestato: "Si afferma, sia sempre stato per intelligenza, facilità di apprendere e per diligenza e buon profitto uno dei primi della scuola. Appare di carattere fermo e volitivo e di indole non cattiva. È educato e rispettoso. Non ha precedenti né pendenze penali ed in linea morale la sua condotta è sempre stata regolare. Anche in linea politica non aveva mai dato luogo a rilievi".

Assegnato a cinque anni di confino di polizia da scontare a Ponza, giunse nel luglio 1934 nell'isola dove, a contatto con gli altri confinati politici antifascisti, approfondì la sua formazione politica, riprese gli studi militari iniziati da ufficiale e fu responsabile della mensa dei comunisti. Nel 1935 scontò dieci mesi di carcere a Poggioreale per aver partecipato a una protesta collettiva. Ammalatosi di pleurite, nel maggio 1939 ottenne una licenza per il ricovero in una clinica di Alessandria: la malattia della moglie e le cattive condizioni economiche dei familiari lo indussero - come si legge in una nota prefettizia - a "fare abiura dei principî sovversivi" ed a presentare al capo del governo istanza di proscioglimento dal confino.

Accolta la richiesta e commutato il confino in ammonizione, l'A. riprese il lavoro di contabile in alcune aziende private. Nel 1942 si riavvicinò all'attività clandestina e contribuì alla ricostituzione della federazione comunista di Alessandria. Nel settembre 1943 partecipò al tentativo, che non ebbe successo, di organizzare a Torino la resistenza antitedesca all'indomani della firma dell'armistizio. Nell'ottobre, messo sull'avviso di un mandato di cattura spiccato contro di lui, abbandonò Alessandria.

Per alcune settimane, nascosto nel Monferrato, si impegnò nell'organizzazione di gruppi partigiani, poi raggiunse Torino dove prese contatti con il Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia (CLNAI) e con la direzione piemontese del partito comunista. Nel gennaio 1944 fu inviato a Vigevano per costituire i Gruppi di azione partigiana, formazioni che avrebbero portato a termine alcune operazioni di sabotaggio nel Ticinese. Spostatosi a Milano, dal maggio all'agosto fu ispettore delle brigate Garibaldi a Varese e a Bergamo. In agosto gli fu affidato il comando militare delle formazioni garibaldine del Mantovano: con lo pseudonimo di Valerio e il grado di colonnello diresse la divisione Padana inferiore, comprendente le brigate Garibaldi dalla 121ª alla 127ª per un totale di circa un migliaio di uomini armati, direttamente in contatto con il Corpo volontari della libertà (CVL) e con il comando generale garibaldino.

In dicembre, ormai individuato dalla polizia e dai Tedeschi, dovette rientrare a Milano dove Giorgio Amendola, suo ex compagno di confino, lo presentò a Luigi Longo, vice comandante del CVL. L'A. prese così a coordinare la segreteria del comando generale del CVL e partecipò all'organizzazione dell'insurrezione nazionale dell'aprile 1945.

Il 27 aprile il comando del CVL gli affidò l'incarico di passare per le armi Benito Mussolini, già sotto la tutela dei partigiani di Dongo, incarico che fu portato a termine personalmente dall'A. e da Aldo Lampredi (Guido) il giorno successivo alle ore 16 presso Giulino di Mezzegra, a colpi di mitra. La sera stessa, a Dongo, il plotone comandato dall'A. passò per le armi anche altre personalità di rilievo del regime fascista e della Repubblica sociale italiana catturate dai partigiani al seguito di Mussolini in fuga: Alessandro Pavolini, Fernando Mezzasoma, Paolo Zerbino, Vito Casalinuovo, Nicola Bombacci, Ruggero Romano, Augusto Liverani, Paolo Porta, Luigi Gatti, Alfredo Coppola, Ernesto Daquanno, Mario Nudi, Pietro Calistri, Marcello Petacci e il giornalista Utimperger.

La decisione del CLNAI (diretto in quel periodo da un comitato insurrezionale formato da Sandro Pertini, Leo Valiani ed Emilio Sereni) di giustiziare Mussolini e i gerarchi, eseguita dall'A., applicava l'articolo 5 del decreto per l'amministrazione della giustizia emesso dal CLNAI il 25 apr. 1945, giorno dell'assunzione dei poteri, che comminava la pena di morte "per i membri del governo fascista e per i gerarchi del fascismo colpevoli di aver contribuito alla soppressione delle garanzie costituzionali, di aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del paese e di averlo condotto all'attuale catastrofe". Sul terreno politico, in effetti, i dirigenti del CLNAI ritennero che dovessero essere i partigiani italiani a fare giustizia dei capi del fascismo prima dell'arrivo degli Alleati ormai alle porte.

Negli anni seguenti l'A. fu più volte al centro di una polemica - che talora assunse toni anticomunisti e antiresistenziali e si nutrì degli aspetti drammatici e simbolici della morte del capo del fascismo - relativa ad alcuni momenti dell'operazione apparsi poco chiari o discutibili (la scomparsa di un tesoro e dei documenti che Mussolini in fuga avrebbe recato con sé, la morte di Claretta Petacci, l'esposizione delle salme in piazzale Loreto a Milano, nello stesso luogo dove il 10 ag. 1944 erano stati esposti i corpi di quindici antifascisti uccisi per rappresaglia nel carcere di S. Vittore).

La testimonianza dell'A. su questi eventi fu edita in una serie di ventitré articoli, pubblicati sull'Unità dal 18 nov. al 15 dic. 1945 (in quel periodo ancora non era di pubblico dominio l'identità tra il col. Valerio e l'A.), sullo stesso quotidiano comunista a puntate (25-30 marzo 1947) e nella sua autobiografia, In nome del popolo italiano, uscita postuma.

Negli anni successivi alla Liberazione, l'A. fu per un ventennio membro del Parlamento eletto nelle liste del PCI: deputato dal 1948 al 1963 e senatore fino al 1968. Svolse inoltre attività di rilievo quale dirigente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia e dell'Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti.

L'A. morì a Roma, per infarto, l'11 ott. 1973.

Fonti e Bibl.: Per la ricostruzione della vita dell'A., oltre all'autobiografia In nome del popolo italiano, Milano 1973, si vedano: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 214, ad nomen; Atti parlamentari, Camera dei deputati, I, II e III legislatura della Repubblica, ad Indices; Senato della Repubblica, IVlegislatura, ad Indicem; R. Cadorna, La riscossa. Dal 25 luglio alla Liberazione, Milano 1948, ad Indicem; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, II, IV-V, Torino 1969-1975, ad Indices; G. Amendola, Lettere a Milano, Roma 1973, pp. 470 s.; E. Passanisi, L'uomo che giustiziò Mussolini si è spento ventotto anni dopo, in Corriere della sera, 13 ott. 1973; Le brigate Garibaldi nella Resistenza, II-III, Milano 1979, ad Indicem. Della missione che portò alla morte Mussolini narrano varie storie e memorie resistenziali; si vedano in particolare: L. Salvatorelli-G. Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista, Torino 1956, ad Indicem; G. Quazza, Resistenza e storia d'Italia, Milano 1976, p. 343; G. Bocca, La repubblica di Mussolini, Roma-Bari 1977, p. 336; L. Valiani, Tutte le strade conducono a Roma, Bologna 1983, pp. 255 s.; G. Bisiach, Pertini racconta, Milano 1984, pp. 177-180. Tra le molte ricostruzioni della morte di Mussolini si vedano: E. Saini, La notte di Dongo, Roma 1950, passim; P. Monelli, Mussolini piccolo borghese, Milano 1965, ad Indicem; C. F. Delzell, I nemici di Mussolini, Torino 1966, pp. 520-523; C. Falaschi, Gli ultimi giorni del fascismo, Roma 1973, passim; F. Bandini, Vita e morte segreta di Mussolini, Milano 1978, ad Indicem; G. Bianchi-F. Mezzetti, Mussolini aprile '45: l'epilogo, Novara 1985, ad Indicem.

Vedi anche
Aldo Lamprèdi Lamprèdi, Aldo. - Uomo politico e partigiano italiano (Firenze 1899 - Jesenice, Slovenia, 1973). Socialista, dalla scissione di Livorno (1921) aderì al Pcd'I; condannato durante il fascismo a dieci anni di reclusione, dopo un'amnistia, partecipò dal 1936 con le Brigate internazionali alla difesa della ... Luigi Lòngo Lòngo, Luigi. - Uomo politico italiano (Fubine Monferrato 1900 - Roma 1980). Militante socialista, dopo il congresso di Livorno e fino al 1928 fu tra i più attivi dirigenti del movimento giovanile comunista, rappresentando l'Italia nel comitato esecutivo dell'Internazionale giovanile comunista. Membro ... Benedetto Cróce Cróce, Benedetto. - Filosofo e storico (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 - Napoli, 20 novembre 1952). Studiò a Napoli, che divenne presto la sua dimora abituale. Scampato dal terremoto di Casamicciola (1883) in cui perdette i genitori, fu accolto a Roma in casa dello zio Silvio Spaventa, e vi rimase sino ... Eugenio Garin Garin ‹ġarẽ´›, Eugenio. - Storico della filosofia italiano (Rieti 1909 - Firenze 2004). Nucleo prevalente dei suoi interessi fu la cultura umanistica e rinascimentale, di cui ha messo in luce gli elementi caratterizzanti, ponendo l'accento sui problemi della 'vita civile' (L'umanesimo italiano: filosofia ...
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