ROSTOW, Walt Whitman
Storico dell'economia ed economista statunitense, nato a New York il 7 ottobre 1916. Ha conseguito il Bachelor of Arts (1936) e il Ph.D. (1939) alla Yale University ed è stato professore di discipline storiche ed economiche alla Columbia University (1940), a Oxford (1946-47), a Cambridge (nel 1949 e nel 1958), al MIT (1950-61), alla Texas University di Austin (dal 1969). Ha ricoperto numerosi incarichi pubblici: vice dell'assistente speciale del presidente J. Kennedy per gli Affari di sicurezza nazionale (gennaio-novembre 1961); consigliere e direttore del Comitato di pianificazione delle politiche del Dipartimento di stato (1961-66); rappresentante per gli USA con il rango di ambasciatore presso la Commissione interamericana dell'alleanza per il progresso (1964-66); assistente speciale del presidente L. Johnson per gli Affari di sicurezza nazionale (1966-69). I suoi principali contributi concernono l'analisi dello sviluppo economico e la storia dell'economia mondiale. In essi R. utilizza una teoria dinamica della produzione e dei prezzi in cui i cambiamenti nella popolazione, nella tecnologia e nei prezzi relativi dei prodotti di base sono considerati endogeni.
R. si pone l'obiettivo d'integrare storia e teoria economica nello studio del processo di sviluppo economico e d'individuare le complesse interazioni dell'economia con i settori non economici della società. Il mutamento economico infatti non solo ha conseguenze politiche e sociali, ma dipende anche da forze politiche e sociali, oltre che strettamente economiche. Esso va quindi visto come una manifestazione della complessiva performance della società; nella determinazione del saggio di sviluppo di un'economia assumono rilievo fattori quali la propensione della società a sviluppare la scienza di base, ad applicare la ricerca scientifica ai fini economici, ad accettare le innovazioni, a ricercare il benessere materiale, a consumare, ad avere figli, ecc. In The stages of economic growth: a non communist manifest (1960; trad. it., 1962) R. suddivide la storia di ogni economia nazionale in stadi da questa attraversati nel processo di modernizzazione, caratterizzato da elementi di uniformità, ma anche dall'unicità dell'esperienza di ciascun paese. Il passaggio da uno stadio all'altro è in ogni caso ricollegabile a fattori quali la distribuzione del reddito tra consumo, risparmio e investimenti, la composizione dell'investimento, lo sviluppo dei singoli settori dell'economia che assumono in essa pro tempore un ruolo chiave. Nell'evoluzione economica e sociale di ogni regione del mondo si può distinguere una prima fase, quella della società tradizionale, caratterizzata da "una scienza e una tecnica pre-newtoniana" e dall'esistenza di un limite oltre il quale non può "salire il livello della produzione pro capite" determinato dall'impossibilità di valersi della scienza moderna. Nel secondo stadio, nel quale si sviluppano le condizioni preliminari per il decollo, le economie cominciano a "sfruttare i portati della scienza moderna". Il terzo stadio dell'evoluzione delle società è quello in cui si realizza il decollo verso lo sviluppo economico, grazie all'incremento del tasso d'investimento e di risparmio, allo sviluppo di nuove industrie, alla diffusione di nuove tecniche produttive. La maturità costituisce il quarto stadio, cioè quello in cui un'economia "dimostra di avere la capacità tecnica e imprenditoriale di produrre non qualunque cosa, ma ogni cosa essa decida di produrre". Storicamente questo stadio viene generalmente raggiunto circa sessant'anni dopo l'inizio del decollo. Le società entrano, infine, nel periodo del grande consumo di massa nel quale i settori trainanti dell'economia sono rivolti alla produzione di beni di consumo durevole e di servizi. Sorge lo ''stato di benessere'', una delle manifestazioni di una società che sta passando oltre la maturità tecnica. In questa fase gli Stati Uniti sono entrati intorno al 1913-14, l'Europa occidentale e il Giappone negli anni Cinquanta. Oltre questo periodo, è impossibile prevedere che cosa avverrà. La teoria di R. che ha avuto ampio risalto nel dibattito tra storici ed economisti è stata successivamente sottoposta a critica essenzialmente per la sua natura fortemente meccanicistica. Va, però, ricordato che gli stadi di sviluppo individuati da R. non sono puramente descrittivi né rappresentano soltanto un modo di generalizzare certe osservazioni obiettive circa il processo di sviluppo delle società moderne, ma hanno un'intelaiatura analitica, innestata in una teoria dinamica della produzione.
Altre opere: Essays on the British economy of the nineteenth century (1948); The growth and fluctuation of the British economy 1790-1850 (1952); The process of economic growth (1953); How it all began: origins of the modern economy (1975); The world economy: history and prospect (1978); British trade fluctuations 1868-1896: a chronicle and a commentary (1981); The barbaric counterrevolution: cause and cure (1983); Development: the political economy of the Marshallian long period, in Pioneers in development, a cura di G.M. Meier e D. Seers (1984); Rich countries & Poor countries: reflections from the past, lessons for the future (1987); History, policy and economic theory: essays in interaction (1989); Reflections on the drive to technological maturity, in Recollections of eminent economists, a cura di J.A. Kregel, vol. 2 (1989); Theorists of economic growth from David Hume to the present (1990).