VULCANOLOGIA
. Scienza dei vulcani. Tralasciando le rappresentazioni mitiche dei Greci sui fenomeni vulcanici, troviamo nelle lettere di Plinio il Giovane dirette a Tacito, la prima descrizione di un'eruzione, quella del Vesuvio del 79 a. C. Cinque secoli dopo (1050) nella Geographia universalis di B. Varenius si trova il primo catalogo dei vulcani; sin d'allora alcuni naturalisti italiani incominciarono a occuparsi espressamente dello studio dei vulcani, incitati dall'eruzione del Vesuvio del 1631 e da quella dell'Etna del 1669. Intorno alla prima vi sono circa 200 pubblicazioni, mentre della grandiosa eruzione dell'Etna si hanno solo le relazioni di A. Borelli, di S. Mancini e di V. Tedeschi, che però bastarono a W. Sartorius von Waltershausen a ricostruire tutti i particolari di quella eruzione. Da questa epoca la vulcanologia dell'Etna e del Vesuvio è in buona parte nota dal lato fenomenologico. Anche degli altri vulcani della Terra abbiamo notizie che, per quanto staccate e interrotte, non sono prive d'interesse. Sorrentino, Serrao, De Bottis, il padre della Torre, W. Hamilton per il Vesuvio; G. Recupero, V. Amico, P. Massa per l'Etna ci lasciarono descrizioni accurate delle eruzioni di questi vulcani nelle quali si possono trovare dati preziosi di confronto. Con le osservazioni dello Spallanzani fatte nel suo viaggio ai vulcani attivi d'Italia nel 1788 ebbe inizio il vero studio positivo dei vulcani e dei loro prodotti. Nel 1825 apparve il primo trattato sui vulcani di G. I. P. Scrope. Questo geologo, tenendo in gran conto le osservazioni fatte dagli studiosi italiani, trovò argomenti per dimostrare l'insostenibilità della teoria dei crateri di sollevamento portata avanti da Leopold von Buch e sostenuta da A. v. Humboldt, da Elie de Beaumont, Fr. Hoffmann, C.F. Naumann e H. Abich. Egli, riferendosi soprattutto alle descrizioni dello Spallanzani sul Vesuvio, e di C. Gemellaro e di C. Lyell sull'Etna, poté spiegare come le montagne vulcaniche risultassero di lave e di detriti accumulati periclinalmente attorno al condotto eruttivo durante le eruzioni e non semplicemente sollevati da spinte sotterranee.
La vulcanologia, rimasta fino allora quasi esclusivamente italiana, cominciò nella prima metà del sec. XIX a estendere le sue ricerche anche ad altri vulcani della Terra, assumendo quel carattere di generalità che è essenziale di ogni scienza. Incominciarono a essere avanzate ipotesi sull'origine del magma e sulla causa delle eruzioni, tra le quali quelle di R. Mallet e di A. Stübel, mentre R. Bunsen, Ch. Sainte-Claire-Deville, F.-A. Fouqué e altri incominciavano le prime ricerche chimiche sui gas vulcanici. Al principio del sec. XX, A. Gautier e R. Th. Chamberlin, analizzando i gas che si svolgono dalle rocce eruttive riscaldate al rosso, trovarono analogie con i gas vulcanici. A. Brun estese e completò queste ricerche e affermò che i magmi eruttivi basaltici sono privi d'acqua. In Italia furono continuate tali ricerche estendendo il campo sperimentale alle lave fluenti dell'Etna. Le eruzioni etnee del 1923 e del 1928 permisero interessanti esperimenti sul terreno. Così gli studi vulcanologici hanno ripreso sviluppo sull'Etna e nell'università di Catania è sorta la prima cattedra di vulcanologia con un istituto dove i materiali vulcanici vengono studiati con il sussidio della petrografia e della chimica senza trascurare quei fenomeni geofisici che vi hanno attinenza. Sull'Etna è pure in via di organizzazione la difesa contro i danni delle eruzioni essendo possibile, sui grandi vulcani deviare le lave quando si scorge che esse minaccino centri abitati o terreni coltivati. Altro centro di ricerche speciali di vulcanologia in Italia è l'Osservatorio Vesuviano fondato, nella prima metà del sec. XIX, da Macedonio Melloni, dove molti studiosi italiani, il più noto fra questi Giuseppe Mercalli, esplicarono una proficua attività scientifica.
Bibl.: G. Poulett Scrope, Considerations on Volcanoes, Londra 1825; F. Ramsauer, Die antike Vulkankunde, Burghausen 1905; K. Schneider, Zur Geschichte und Theorie des Vulkanismus, Praga 1908; F. v. Wolff, Der Vulkanismus, Stoccarda 1914.