votivo
Con votivo grido, oltre che con sacrifici, gli antichi onoravano Venere, Dione e Cupido (Pd VIII 5). L'espressione è probabilmente coniata su consimili latine, sul tipo di " divos... in vota vocare " di Aen. V 234, o ‛ votis vocare imbrem ' di Georg. I 157; ed è pertanto spiegata con " invocazioni accompagnate da voti ".
In Ep XIII 10 mihi votivum est indica il desiderio, anzi il proposito, dell'autore; nella stessa epistola (§ 32), sententia votiva fa parte di un elenco di generi letterari (carmen bucolicum, elegia, ecc.), che l'autore si limita a nominare, precisando che non intende trattarne in dettaglio. Per esplicita citazione (ut etiam per Oratium patere potest in sua Poetria), sententia votiva ci riporta alla " voti sententia compos " di Ars poet. 76: dal rapido cenno è impossibile dedurre quale nozione D. avesse, esattamente, dell'epigramma v. dei Latini.