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Genere di Marsupiali diprotodonti, che costituisce da solo la famiglia omonima (Vombatidae Troughton, 1934 = Phascolomyidae Thomas, 1888). I Vombati misurano da 90 cm. a 1 m. di lunghezza; hanno forme estremamente tozze, testa larga e globosa con rinario largo, occhi e orecchi piccoli, collo corto e robusto, arti bassissimi, coda esterna pressoché rudimentale e quasi nuda. La mano e il piede hanno cinque dita, munite tutte, fuorché l'alluce, di unghie falcate e robustissime; la palma e la pianta sono larghe e nude. Il pelame è denso, abbastanza alto e in sostanza grigio-brunastro argentato. Gl'incisivi superiori e inferiori sono poderosi denti roditori; la formola dentaria è
Esiste l'intestino cieco con la relativa appendice.
Sono animali d'indole mite, apparentemente indolenti, ma in realtà di una perseveranza incredibile in ogni loro impresa; hanno abitudini prevalentemente notturne, sebbene si sdraino volentieri al sole; amano la compagnia dei loro simili tanto da formare delle colonie, ma prediligono luoghi appartati in mezzo a fitti boschi di montagna. Scavano numerose tane sotterranee con gallerie di accesso e complicati labirinti, preferibilmente nelle argille rosse. I loro movimenti appaiono generalmente impacciati e lenti, ma sono invece capaci di vere acrobazie, come ogni tanto dimostra la fuga di esemplari dalla prigionia attraverso impedimenti che sarebbero stati insuperabili per animali apparentemente molto più agili. Amano anche prendere ogni tanto un bagno. Molto silenziosi, fanno talvolta udire dei leggieri grugniti; irritati soffiano e brontolano. Si nutrono di varie erbe e di radici.
Partoriscono da due a quattro piccoli, già notevolmente sviluppati per trattarsi di marsupiali.
Si conoscono 6 specie e sottospecie di Vombati (1934) distribuite in Tasmania e nelle Isole dello Stretto di Bass, nella Nuova Galles del Sud, nel Vittoria, nel Queensland e nell'Australia Meridionale. Particolarmente distinta è una specie dell'Australia Meridionale con rinario peloso e fronte larga, separata genericamente dal Gray nel 1863 (latino scient. Lasiorhinus latifrons Owen).