VOLSCI (lat. Volsci, gr. Οὐόλσχοι, Οὐολοῦσχοι)
Popolo dell'Italia antica, di stirpe osco-umbra, e, nonostante le sue sedi storiche, più prossimo agli Umbri che agli Oschi. Disceso attraverso la valle del Liri nella regione pontina ai primi del sec. V a. C., si stabilì nel territorio compreso press'a poco fra Velletri e Formia, e fra il mare e il fiume Sacco. Ancora nel sec. III, nonostante la ormai antica sovranità romana, a Velletri si usava negli atti ufficiali la lingua volsca, come ci insegna la "Tavola Veliterna" conservata nel museo di Napoli, che contiene un'importante iscrizione.
L'affinità dei Volsci con gli Umbri dà una direzione ben precisa alla critica delle fonti storiche, confuse e spesso contraddittorie per quanto riguarda questo popolo. I dati linguistici ricavati dall'iscrizione citata sono principalmente i seguenti: 1. i dittonghi sono ormai scomparsi: deve di fronte ad osco deivai, lat. divae; 2. la consonante gutturale davanti a vocale palatale si altera: fasia come umbro façia, mentre l'osco ha fakiiad (lat. faciat); 3. caduta di d finale: desinenza dell'abl. sing: u anziché -od; 4. formula onomastica con il patronimico che precede invece di seguire il gentilizio a differenza dell'osco e del latino: ec. se. cosuties "Eg(nazio) figlio di Se (ppio) Cossutio"; ma. ca. tafanies "Ma (ras) figlio di Caio Tafanio".
I Volsci devono dunque essersi staccati dagli Umbri abbastanza tardi perché prima di loro siano defluiti Sanniti e Sabelli; e abbastanza presto perché l'espansione sia politica sia culturale di Roma verso il paese dei Marsi spezzasse i legami fra Volsci e Umbri. Se si ammette che con il 600 a. C. i Sanniti erano ormai assestati nel Sannio e poco più tardi i Sabelli nella regione centrale dell'Abruzzo, si può fare corrispondere alla metà del secolo il periodo della migrazione dei Volsci dalla regione di Rieti per la valle dell'Imelle e del Salto fin verso il Fucino (dove già si erano stabiliti i Marsi), quindi, per la valle del Liri, nelle regioni dove storicamente li troviamo.
Le formule "Volsci Ecetrani", "Volsci Anziati" che si trovano nelle fonti, mostrano che ben presto si cominciò a distinguere fra Volsci della costa e Volsci dell'interno. Ma nulla prova che Volsci fosse il loro nome nazionale fin dalle origini: la base del nome è evidentemente etrusca e, nella regione pontina, insieme con i toponimi di Velitrae e Tarracina, costituisce un perfetto parallelo alle forme dell'Etruria propriamente detta Vel-athri (Volterra), Vols-inii (Bolsena e Orvieto), e Tarch-na (Tarquinia). "Volsci" possono dunque essere state chiamate popolazioni non ancora volsche nel senso nostro, parlanti etrusco o ausone, con le quali Roma aveva avuto fin da tempi remotissimi alternative di accordi e di scontri.
Così stando le cose, i rapporti fra Volsci e Romani attraversano queste fasi:
A) situazione anteriore alla discesa dei Volsci propriamente detti. Esistono due colonie "albane" antichissime, Cora e Suessa Pometia (Virg., Aen., VI, 776); Signia (Segni) è colonia latina fin dal tempo di Tarquinio il Superbo secondo Livio (I, 56); Norba sarebbe stata fondata, sempre come colonia latina, nel 492 (Livio, II, 34). La situazione dei Latini sui monti Lepini era dunque forte e tale rimase.
B) Gli avvenimenti che nella tradizione si riferiscono alla leggenda di Coriolano (Livio, II, 40), possono essere messi in connessione con la discesa dei Volsci, della cui espansione nella regione pontina sarebbero come l'ultima eco. La data della distruzione di Suessa Pometia può allora rimanere quella tradizionale invece di essere ritardata di un secolo come vorrebbe il Beloch (Röm. Gesch., p. 357). Né è possibile provare che solo l'invasione gallica abbia diminuito l'autorità romana nella regione: tanto più che l'occupazione di Terracina (intorno al 400) e la fondazione della colonia latina di Circei (anno 393; Diodoro, XIV, 102), testimoniano l'inizio di un'espansione romano-latina anteriore all'invasione gallica. Il sec. V può dunque legittimamente essere considerato come il secolo del dominio dei Volsci sulla regione pontina.
C) Le tappe dell'espansione romana sono press'a poco le seguenti. Nel 382 si fonda la colonia di Setia (Vell., I, 14); si combatte a lungo contro Velletri nel 370-367; la presa di Satrico è narrata quattro volte (l'ultima nel 346); nel 358 i Volsci entrano a far parte della Lega latina ricostituita, ma la loro unità è spezzata perché fra i territorî di Anzio, Satrico, Velletri da una parte e Priverno dall'altra vengono istituite le due tribù Pomptina e Publilia; nel 332 le tribù Scaptia e Maecia separano i territorî di Anzio e Velletri; nel 318 la tribù Oufentina è costituita su territorio sottratto a Priverno. Nel 313, in seguito alla battaglia di Lautulae, fortunata per i Sanniti, si ha la ribellione di Satrico; ma, ristabilita rapidamente la situazione da parte dei Romani, l'isolamento dei Volsci si è fatto ancora maggiore in seguito alla fondazione delle colonie di Fregellae, Interamna Lirenas (313) e Sora (303), tutte disposte lungo il Liri in modo da impedire contatti con i Sanniti.
All'inizio del sec. III il territorio volsco comprendeva perciò: le città annesse senza suffragio di Velletri, Satrico, Priverno, Arpino, Fondi e Formia; le cinque tribù citate oltre alle due colonie romane di Anzio (338), che finì con l'assorbire il preesistente comune volsco, e di Terracina (329), e le colonie latine di Circei, Cora, Norba, Setia, Signia, Sora, Fregellae e Interamna Lirenas.
Dell'ordinamento interno delle città volsche poco si sa: a Velletri c'erano due meddices a capo della città ancora in età romana; ad Arpino, Fondi e Formia iscrizioni latine attestano l'esistenza di tre edili che forse rispecchiano una vecchia magistratura indigena.
Bibl.: H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1883-1902, I, p. 518; II, pp. 626 segg., 667 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 104 segg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, p. 295 segg.; G. Devoto, Gli antichi Italici, Firenze 1931, passim.