Vedi VOLO dell'anno: 1966 - 1997
VOLO (᾿Ιωλκός, ᾿Ιαολκός, Volos)
Città della Grecia settentrionale, che s'affaccia sul golfo di Pagasae. Secondo la tradizione leggendaria, accolta dagli autori antichi, fu uno dei centri maggiori della Tessaglia in età preistorica: di qui partirono gli Argonauti, vi abitarono Admeto ed Alcesti. Le notizie sulla città in età classica ed ellenistica sono quasi nulle, essendo essa assorbita nella sfera della più fiorente Pagasae (v.), e di Demetriade (v.), in un secondo momento.
L'identificazione del sito dell'antica Iolkos, risale all'inizio del secolo (C. Tsountas, 1901): l'acropoli si trova sulla collina sovrastante la città (chiamata Palià o Kastro), in cima alla quale si elevano il forte turco ed un quartiere moderno, le cui fondazioni si incuneano profondamente negli strati ellenistici e bizantini (peraltro assai poco importanti) della città antica. L'altura domina il porto, ed ai suoi piedi sui versanti settentrionale ed orientale scorre un fiume (l'Anauros?). Scavi sistematici condotti fra il 1956 ed il 1960 dal Theocharis hanno riportato alla luce una sovrapposizione di abitati, a partire dall'Antico Elladico II e III (al disotto di tali strati, una falda d'acqua impedisce ulteriori approfondimenti): Urfirnis di importazione, ceramica locale che tradisce contatti con Cicladi ed Fubea, un crogiuolo per la fusione del bronzo, ne sono i reperti più considerevoli. All'Elladico Medio appartengono cinque fasi architettoniche: piccole costruzioni a pianta rettilinea, ceramica "minia" grigia e nera, matt-painted ware locale ed importata, esemplari policromi di influsso cretese. Agli ultimi anni dell'Elladico Medio, va ascritta pure la prima fase edilizia del Palazzo Miceneo (riscontrata in un ambiente con pavimento di stucco sopra al quale si trovarono frammenti di ceramica "minia"; il Theocharis attribuisce alla fase di transizione Elladico Medio-Tardo, alcuni frammenti di grossi vasi locali con raffigurazioni di imbarcazioni o di processione e molta ceramica monocroma. Lo strato miceneo di Iolkos, senza dubbio il più ricco, presenta due o tre fasi architettoniche e nell'abitato e nel Palazzo. Tale edificio (N-O del colle, parzialmente scavato), ha tre fasi edilizie, documentate da sovrapposizione di pavimenti, in stucco od a lastroni di pietra; meglio conservata l'ultima (Elladico Tardo III C), con mura, alte attualmente circa m 1, ad intelaiature orizzontali ed oblique di legno, stucchi pavimentali, intonaci policromi, lunghe banchine in muratura negli ambienti maggiori (cfr. Pilo). I trovamenti ceramici di tale strato (considerevolmente spesso ed assai ben differenziato), sono fra i più abbondanti di tutta la zona tessala: per lo più di fabbriche locali, presentano grande varietà di forme e ricchezza di decorazioni; moltissimi esemplari, figurati o di uso comune, vengono dalle abitazioni (a S del Palazzo) o dalla tomba a thòlos, situata a poca distanza (scavo Kourouniotis, 1905); il tutto attesta la floridezza della Iolkos micenea ed una sua certa indipendenza artistica nei confronti dell'Argolide. Il Palazzo tardo-elladico finì distrutto da un incendio, del quale restano evidenti tracce. Nessuna avvisaglia di uno "strato di distruzione" analogo si presenta invece nei quartieri della città, nella zona meridionale della quale sono stati approfonditi numerosi sondaggi negli strati di transizione Elladico Tardo III C-primo Protogeometrico. Anzi, dovunque gli edifici di età protogeometrica (alcuni dei quali conservano il mègaron di tradizione micenea), risultano edificati direttamente sopra l'abitato miceneo che cronologicamente li precede. Sono case semplici, con crepidini in pietra, elevato in mattoni, piante rettilinee. Tale successione ininterrotta e lo studio della ceramica (rinvenuta in enorme quantità nelle abitazioni e nelle tombe, tutte a "cista" ed infantili, situate in città), inducono il Theocharis a ritenere che la stessa "popolazione di base" e gli stessi artigiani vivessero ed operassero attraverso tutta la durata di tale periodo di passaggio. Le ultime ceramiche dell'Elladico Tardo presentano, infatti, già in nuce forme e motivi protogeometrici, e tali motivi, inoltre, sono assolutamente indipendenti da quelli del (forse un poco più tardo) Protogeometrico attico. Tali constatazioni confermerebbero perciò la vecchia teoria di un "centro propulsore nordico" dello stile protogeometrico, localizzando tale centro in Iolkos.
Museo. - Costruito nel 1909 con i fondi di A. Athanasaki, del quale porta tutt'ora il nome, il museo è stato nuovamente allestito nel 1961, dopo il terremoto del 1955, che lo danneggiò parzialmente. In chiara successione cronologica e distinti per località, sono esposti esemplificazioni e campionari dei materiali preistorici provenienti da scavi antichi e recenti in tutta la zona tèssala (Soufli-Magoula, Sesklo, Dimini, Larissa, Tsani, ecc.). La maggior parte del materiale è, tuttavia, in magazzino. Parimenti parziale è l'esposizione dei recenti trovamenti del sito di Iolkos (considerevoli i frammenti figurati micenei, gli idoletti dipinti, i corredi delle tombe protogeometriche). Varî altri oggetti ceramici e metallici (micenei e protogeometrici) di Larissa, Trikkala, ecc.; da Demetriade, materiale ellenistico del santuario di Afrodite Pasikràteia, fra cui una testa marmorea della dea; appartenente alla Demetriade romana, la statua del cosiddetto Retore. Due koùroi arcaici, frammentarî (da Skotoussa e da Larissa) ed una bella testa di giovinetto, dei primi anni dello stile severo, prima conservata nel museo di Almiros (da Meliboia). Molte stele scolpite, di tipo tessalo, di varia provenienza. Corredi funebri del IV sec., discretamente ricchi di oggetti aurei da tombe scavate nel 1961 ad Omolion. Materiale di età per lo più geometrica ed arcaica, dal santuario di Zeus Thaùlios, a Pherai. La maggior ricchezza del museo consiste nella collezione delle stele dipinte, da Demetriade (v. pagasae).
Bibl.: C. Tsountas, in Πρακτικά, 1900, p. 72 ss.; id., ibid., 1901, p. 37 ss.; Th. Arvanitopoulos, ibid., 1909-1910, passim; A. K. Orlandos, ῎Εργον ᾿αρχ. ᾿Εταιρίας, 1956, p. 43 s.; 1960, p. 55; 1961, p. 51; G. Daux, in Bull. Corr. Hell., LXXXI, 1957, p. 592; LXXXII, 1958, p. 749; LXXXV, 1961, p. 268 s.; LXXXVI, 1962, p. 785 ss.; M. S. F. Hood, in Journ. Hell. Stud., LXXVII, 1957, p. 16; LXXVIII, 1958, p. 12 s.; LXXIX, 1960-61, p. 16 ss.; LXXX, 1962, p. 13 s. (le pp. si riferiscono ai fascicoli Archaeological Reports); D. R. Theocharis, Jolkos, whence sailed the Argonauts, in Archaeology, II, 1958, p. 13 ss.; id., Νεολιϑικὰ ἐν τῆς περιοχθς τῆς ᾿Ιωλκοῦ, in Θεσσαλικά, IV, 1958, p. 3 ss.