Vedi VOLO dell'anno: 1966 - 1997
VOLO (v. vol. VII, p. 1196)
Agli inizî del nostro secolo, Ch. Tsountas, basandosi sui pochi dati di scavo di cui disponeva, identificò il «Kastro» di V. con l'antica Iolkos, dato che era l'unico sito della zona nella quale si trovavano strati micenei. Tale proposta veniva confermata dalle sistematiche ricerche condotte nel sito da D. R. Theocharis dal 1956 al 1961, le quali confermavano la continuità di vita nell'abitato dall'Antico Elladico fino a oggi. Particolarmente impressionante era lo spessore degli strati dei periodi Antico, Medio e Tardo Elladico e del Protogeometrico, che oscilla dai 2 ai 2,50 m per ciascun periodo. Tra i resti architettonici venuti alla luce, un edificio di grandi dimensioni con rivestimenti pavimentali in stucco e collegamenti lignei nelle murature, distrutto nel Tardo Elladico III C1, è stato interpretato come un palazzo.
Il periodo successivo agli scavi del Theocharis non ha visto una pianificazione della ricerca nell'insediamento, ma solo limitati saggi che solitamente confermavano le osservazioni del principale scavatore del sito.
Nel 1969 fu condotto uno scavo di emergenza nell'area dell'antica necropoli, che si estende verso NO e fin entro il territorio del confinante comune di Nea Ionia. Vennero alla luce venti tombe a cista del Tardo Elladico III A: molti dei defunti erano sepolti in posizione contratta, mentre non mancavano sepolture con i corpi supini. Fra i corredi che accompagnavano i defunti la ceramica, in prevalenza dipinta, presentava una certa varietà di forme (undici alàbastra schiacciati, nove vasi a tre anse, tre brocche a fondo piatto, una kỳlix e un bicchiere monoansato). Il colore rosso dell'argilla, l'ingubbiatura giallastra e la decorazione in rosso o marrrone lucente costituiscono le caratteristiche dei prodotti delle botteghe dei ceramisti locali. In ottimo stato di conservazione sono state rinvenute inoltre armi di bronzo tra cui la spada più lunga finora rinvenuta in Tessaglia (lungh. 0,73 m). Recenti scavi inediti nell'area dell'antica necropoli hanno rivelato la sua estensione a NO dell'abitato e il suo uso continuativo per tutta la durata dell'abitato stesso.
Nel 1983 R. Avila ha pubblicato un ampio studio dei reperti dello scavo di K. Kourouniotis agli inizî del secolo, nella tomba a thòlos micenea di Kapaklì, nell'area della necropoli dell'abitato antico: oggetti d'oro, d'argento, di faïence, vetro, pietra, ferro e ceramica, che presentano molti confronti con materiali simili rinvenuti in altri centri micenei, principalmente della Grecia meridionale.
Ricerche di tipo archeometrico sulla ceramica dell'Età del Bronzo da diversi siti della Tessaglia hanno dimostrato che dei frammenti del Tardo Elladico III provenienti dal «Kastro» di V., circa il 50% sono di produzione locale, fatto che in linea generale trova corrispondenza nelle osservazioni del Theocharis a proposito dei caratteri delle ceramiche locali e di quelle importate venute alla luce nel corso degli scavi dell'insediamento. Parallelamente si è accertata una parentela della ceramica del «Kastro» con una simile produzione dell'Eubea.
Per la ceramica protogeometrica, M. Sipsie-Eschbach ha svolto uno studio particolareggiato con l'esame di tutto il materiale proveniente dagli scavi del Theocharis e dai saggi programmati dall'Eforia alle Antichità di V. nel 1973, nel 1974 e nel 1979 in diversi luoghi dell'antico abitato. Questo studio costituisce una sistemazione tipologica e cronologica delle forme e dei motivi decorativi dei vasi di questo periodo, in una forma metodologicamente corretta, rivelandosi un nuovo strumento nella vasta ricerca sulla ceramica protogeometrica, in parziale contrapposizione al vecchio lavoro di N. Verdelis.
Mancano pubblicazioni di materiale di epoche successive, a parte un articolo di L. Deriziotis che si riferisce a oggetti antichi venuti alla luce in seguito a un limitato saggio del 1973 sulla sommità della collina: si tratta di un settore di un edificio paleocristiano di cui non si è stabilita con certezza la destinazione d'uso. Uno degli ambienti scoperti è caratterizzato dalla presenza di un pavimento a mosaico che presenta una cornice con spirali e onde correnti e al centro, in un settore delimitato da quattro colonne, è suddiviso in pannelli quadrati da fasce intersecantisi di onde correnti. In questi pannelli sono raffigurati con particolare cura, utilizzando tessere policrome, pesci e uccelli acquatici o pernici in svariate combinazioni. L'edificio si data alla fine del V sec. d.C. in base ai motivi ornamentali del mosaico e a due capitelli ionici compositi che appartengono alle colonne cadute sul pavimento stesso.
Attualmente l'importanza dell'abitato del «Kastro» di V. sta mutando in rapporto agli altri siti coevi scavati nel frattempo. Ciò è dovuto da una parte al mancato proseguimento degli scavi sul «Kastro», con conseguente stasi nella raccolta della documentazione relativa all'abitato, che potrebbe confermare o escludere l'interpretazione come palazzo del grande edificio miceneo; dall'altra alla possibilità di nuove ipotesi, dopo l'esplorazione di altri due importanti abitati micenei della regione, a Dimini e a Pefkakia. Così nel 1982 G. Ch. Chourmouziadis ha sostenuto che i tre abitati (Kastro, Dimini, Pefkakia) avevano avuto uno sviluppo economico unitario sotto il nome di Iolkos. Tale ipotesi sottintende ovviamente anche una ripartizione delle attività fra i tre abitati, che tuttavia non si basa né sul carattere dei rinvenimenti archeologici, né sulle fonti letterarie, ma su osservazioni che sono in rapporto con la posizione dei siti in collegamento al mare e al territorio circostante. Così si propone per Dimini un'economia puramente agricola, più evoluta e più correttamente programmata; il possibile sviluppo di attività economiche legate al commercio e alla pesca per Pefkakia e per Palià («Kastro» di V.), più vicina al Pelio e ai suoi boschi, lo sviluppo di attività legate allo sfruttamento del legname, tra le quali la costruzione di navi.
Questa proposta, basata sui più recenti dati provenienti dalla Dimini micenea e da Pefkakia, pone, senza scioglierlo, il problema puramente topografico del sito dell'antica Iolkos. Questo problema sembra essere reale, se si pensa che Ch. Tsountas aveva collegato l'abitato del «Kastro» di V. con Iolkos perché questo era l'unico sito della zona in cui, all'epoca, era assicurata dagli scavi l'esistenza di uno strato miceneo. La questione è abbastanza complessa e si collega anche alle notizie delle fonti circa la Iolkos dei successivi tempi storici, mentre dovrà restare sempre aperta la possibilità che almeno un certo quantitativo dei numerosissimi insediamenti della zona abbiano, con il passar del tempo, cambiato nome. Per l'identificazione del sito dell'antica Iolkos, la ricerca dovrà indirizzarsi verso lo studio sistematico dei testi antichi che si riferiscono a questo distretto, valorizzando parallelamente i nuovi dati emersi dagli scavi negli antichi insediamenti della zona.
Museo. - Nel maggio del 1975 è stata inaugurata una nuova esposizione nel Museo Archeologico di V., sotto la direzione di G. Ch. Chourmouziadis. Questa esposizione, tuttora in atto, fu realizzata in una forma di sperimentazione di avanguardia, con fondi delle mostre dei Musei Provinciali Greci. L'idea portante dell'esposizione è costituita dalla convinzione che il museo archeologico debba essere «Museo della storia della cultura antica», mentre al contempo la maniera in cui gli oggetti sono esposti deve fornire i presupposti per un positivo e agevole approccio da parte del visitatore senza che ciò venga a pesare sull'integrità estetica dell'esposizione nel suo insieme. Realizzato all'interno dell'edificio neoclassico del museo di V., costruito nel 1909, il nuovo allestimento prevede oggetti disposti liberamente, al di fuori delle vetrine, raggruppati in unità, collegati da rappresentazioni che aiutano a comprendere le loro modalità d'uso e illuminati da luce artificiale che guida l'occhio del visitatore e contemporaneamente li mette in evidenza. Lo spirito di tali principi è evidente principalmente in due sale, quella della collezione preistorica e quella riservata alle usanze funerarie. Nella prima il materiale archeologico proveniente da scavi degli abitati neolitici della Tessaglia e soprattutto da Sesklo e da Dimini di Magnesia e da Prodromo, nella Tessaglia occidentale, è suddiviso in gruppi che sono in rapporto rispettivamente con l'architettura neolitica, con l'economia agricola, con gli utensili, la ceramica, la plastica fittile, l'industria litica. Rappresentazioni ricostruttive, disegni e testi interpretano e completano le lacune che talvolta si manifestano nella conservazione frammentaria dei materiali antichi. Nella sala destinata agli usi funerarî prevalgono le ricostruzioni delle tombe che in molti casi contengono scheletri umani intatti quali erano al momento del rinvenimento. Le tombe (a cista, a fossa, costruite; con deposizioni in sarcofagi fittili o entro vasi), accompagnate dai loro corredi, sono esposte in ordine cronologico in modo da rendere una completa immagine delle varie maniere di seppellire i defunti nell'antichità e della prevalenza di alcuni tipi di tombe in determinati periodi. Assieme con le tombe è esposto anche un significativo numero di stele funerarie che con la loro varietà coprono un arco cronologico che va dagli inizî dell'età classica al periodo romano.
Nelle altre sale del museo, hanno un posto di rilievo le numerosissime stele funerarie dipinte di epoca ellenistica dall'antica Demetrias. Infine, oltre alle ricche raccolte di ceramiche e di figurine fittili provenienti da tutta la Tessaglia, sono degne di menzione due anfore panatenaiche che provengono dalla zona del golfo di Volos.
Bibl.: K. Kourouniotis, Ανασκαφƞ Θολωτου τάφου εν Βολῳ, in ΑΕphem, 1906, pp. 127-128; Ν. M. Verdelis, Ο πρωτογεωμετρικoς ρυθμoς της Θεσσαλιας, Atene 1958; D. M. Theocharis, Εκ του νεκροταφείου της Ιωλκου, in AAA, III, Ι970, pp 198-203; G. Ch. Chourmouziadis, Μουσειο Βολου, επανεκθεση αρχαιοτƞτων. Αλλες απoψεις, αλλα προϐλƞματα, ibid., IX, 1976, pp 1-13; L. Deriziotis, Παλαιoχριστιανικον ψηφιδωτον δαπεδον εις την θεσιν "Παληα" της πoλεως του Βολου, in La Thessalie. Actes de la table ronde, Lyon 1975, Parigi 1979, pp. 293-299; G. Ch. Chourmouziadis, P. Asimakopoulou-Atzaka, K. A. Makris, Μαγνƞσια. Το χρονικο ενος πολιτισμου, Atene 1982, pp. 34-35; R. Avila, Das Kuppelgrab von Volos-Kapakli (Kapakli 1), in PZ, LVIII, 1983, pp. 15-60; Α. Baziou-Eustathiou, Μυκηναικα απο τη Νεα Ιωνια Βολου, in ADelt, XL, 1985 (1991) A' Mel., pp. 17-70; R. E. Jones (ed.), Greek and Cypriot Pottery. A Review of Scientific Studies (BSA, Fitch Laboratory Occasional Papers, 1), Atene 1986, pp. 127-128; M. Sipsie-Eschbach, Protogeometrische Keramik aus Iolkos in Thessalien (Prähistorische Archäologie in Südosteuropa, 8), Berlino 1991.