Putin, Vladimir Vladimirovič
Uomo politico russo, nato a Leningrado (oggi San Pietroburgo) il 7 ottobre 1952. Di origini modeste, P. si laureò in giurisprudenza all'Università statale di Leningrado (1975) e fu presto assunto dal KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, Comitato per la sicurezza dello Stato), per il quale lavorò inizialmente nella sua città natale, poi a Dresda (1985-1989). Ritornato in Unione Sovietica nel 1990, svolse incarichi di prestigio nell'amministrazione municipale della sua città natale. In seguito al fallito colpo di Stato ai danni di M.S. Gorbačëv (ag. 1991) si dimise dai servizi segreti. Dal 1996 gli furono affidate mansioni di alto livello nella seconda amministrazione di B.N. El´cin; tra il 1998 e il 1999 fu capo del Servizio federale di sicurezza (FSB, Federal´naja Sluûba Bezopasnosti, organo di polizia segreta erede del KGB) e nel 1999 segretario del Consiglio di sicurezza. Nominato Primo ministro nell'agosto dello stesso anno, P. entrò presto in competizione con i due principali candidati alla successione di El´cin: J. Lužkov, sindaco di Mosca, e E. Primakov, già Primo ministro. Grazie all'enfasi da lui posta sul ripristino della legalità e della sicurezza civile e all'inflessibilità dimostrata nella gestione del conflitto ceceno, affidatagli da El´cin, conquistò in pochi mesi una vasta popolarità, rafforzata dal sostegno della cerchia presidenziale. Il 31 dic. El´cin, rassegnate inaspettatamente le dimissioni, affidava a P. la presidenza ad interim della Federazione russa; la nomina venne confermata dalle elezioni presidenziali nel marzo 2000. P. riuscì a controbilanciare l'influenza degli esponenti dell'amministrazione El´cin valendosi del sostegno di esperti d'economia e di membri dei servizi segreti. Uno dei suoi obiettivi primari fu quello di restituire al Cremlino un ruolo centrale nella gestione politica, ponendo un freno alla decentralizzazione promossa da El´cin. Questa inversione di tendenza, da alcuni interpretata come un 'ritorno al passato', si espresse anche attraverso una riabilitazione dell'epoca sovietica che P., indovinando i sentimenti di un'ampia parte della popolazione, tornò a considerare un capitolo fondamentale della storia del Paese, recuperandone in parte il patrimonio simbolico (per es., la bandiera rossa e l'inno nazionale).
P. ha attuato una serie di riforme negli ambiti pensionistico, bancario e fiscale, e i suoi interventi in campo economico hanno ottenuto risultati soddisfacenti (incremento della produzione industriale e agricola, e delle esportazioni); ha inoltre lanciato un'energica campagna contro la corruzione, che ha fatto alcune vittime eccellenti, quali i magnati B. Berezovskij, V. Gusinskij e M. Chodorkovskij.
La tragedia del Kursk (ag. 2000), il sommergibile nucleare inabissatosi al largo della penisola di Kola, all'interno del quale 118 membri dell'equipaggio trovarono la morte, non ha avuto ripercussioni durature sulla popolarità del presidente russo, nonostante le accuse di cui fu oggetto per l'intempestività e l'inadeguatezza dei soccorsi, come per la scarsa trasparenza nelle informazioni durante la vicenda.
Oltre che nella sua repentina ascesa politica, il conflitto russo-ceceno ha avuto un ruolo centrale anche durante il suo primo mandato presidenziale. Obiettivo dichiarato di P. non era solo debellare il terrorismo ceceno e restituire alla Russia un territorio che storicamente le apparteneva; non meno importante era la necessità di ripristinare l'autorità russa nell'area caucasica, dove l'influenza degli Stati Uniti si era notevolmente accresciuta.
Dopo gli attentati dell'11 sett. 2001 a New York e a Washington, P. offrì il suo appoggio incondizionato al piano statunitense per debellare il terrorismo internazionale di matrice islamica. Nel quadro di questo progetto globale, la sua guerra al terrorismo ceceno (di cui egli ora opportunamente sottolineava la matrice fondamentalista wahhabita) veniva così legittimata da un ampio consenso internazionale, pur rimanendo una questione nazionale nella quale nessuno Stato straniero si permise di interferire; le gravi azioni terroristiche cecene, del resto, giustificavano il ricorso al pugno di ferro e il ritorno a un rigido controllo dell'informazione.
Alle elezioni legislative del 2003 il suo partito, Russia unita (Edinaja Rossija), conseguì una grande vittoria elettorale, anche se non mancarono le critiche, da parte di osservatori stranieri, sulla parzialità dei mezzi di informazione nella campagna elettorale (in particolare le stazioni televisive, ormai quasi tutte controllate dal Cremlino), apertamente schierati con il partito di governo. Analoghe critiche furono avanzate sulla campagna elettorale che precedette le elezioni presidenziali (marzo 2004), alle quale P. fu riconfermato nella sua carica con il 71% dei voti.
P. strinse rapporti di intesa con gli Stati Uniti e con diversi Paesi europei (in particolare Germania, Francia e Italia); la sua opposizione al piano d'invasione militare dell'Irāq (2003) incrinò, tuttavia, l'amicizia con gli Stati Uniti. Da parte occidentale, invece, non mancarono critiche nei confronti del presidente russo, che non era riuscito a risolvere la questione cecena; cessate nel 2005 le operazioni militari, il conflitto continuava infatti a essere alimentato da azioni di guerriglia e nella regione caucasica persisteva una situazione di grave instabilità. P. si dedicò fattivamente a rinsaldare i tradizionali legami con gli Stati della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti), soprattutto in seguito al progressivo allargarsi sia dell'Unione Europea sia della NATO ai Paesi dell'ex blocco orientale. Primo presidente russo a recarsi in visita in Israele (2005), P. è inoltre autore dell'autobiografia Ot pervogo lica (2000; trad. it. Memorie d'oltrecortina, 2001).
bibliografia
S. Grazioli, Vladimir Putin. La Russia e il nuovo ordine mondiale, Roma 2003.
F. Mezzetti, B. Rosin, Il mistero Putin. Uomo della provvidenza o del ritorno al passato?, Novara 2003.
A. Politkovskaja, La Russia di Putin, Milano 2005.