MAKANIN, Vladimir Semenovič
Scrittore russo, nato a Orsk il 13 marzo 1937. Trasferitosi a Mosca dai nativi Urali e laureatosi nel 1960 in matematica, M. insegna per qualche anno questa materia nelle scuole superiori, scrivendo anche un libro sulla teoria della programmazione (1963). Matura intanto interessi letterari da tempo nutriti: la sua prima opera, Prjamaja linija (1965, "Linea retta"), racconto lungo sul lavoro di un gruppo di giovani matematici nella chiave romantica della prosa ''giovanilistica'' degli anni Sessanta, pubblicato sulla rivista Moskva, gli attira l'interesse della critica e il benevolo incoraggiamento di A.T. Tvardovskij, su consiglio del quale M. abbandona la matematica e s'iscrive all'Istituto statale per la cinematografia, sezione sceneggiatura.
Il cinema lascia tracce profonde nella tecnica compositiva di M., la cui produzione letteraria è, soprattutto all'inizio, ricca di spunti autobiografici: il distacco dagli Urali, le difficoltà d'inserimento di un provinciale a Mosca, l'ambiente dell'università trovano ampio riflesso nella sua narrativa, mentre la passione per la matematica si esprime in una visione geometrica del mondo, in cui un ''Supremo Matematico'' distribuisce imparzialmente destini. Le raccolte di racconti (generalmente due racconti lunghi) si susseguono con regolarità negli anni Settanta: Bezotcovščina (1971, "Orfanità"; comprende anche Soldat i soldatka, "Soldato e soldatessa"), storia di un bambino rovinato dalla guerra, e dell'impossibilità di aiutarsi l'un l'altro anche quando si vorrebbe; Povest' o starom poselke (1974, "Racconti del vecchio villaggio"), racconti sulla vita dei provinciali a Mosca, sull'incapacità ad adattarsi, sulla perdita della ricchezza spirituale e dei valori morali derivati dal legame con le proprie radici; Starye knigi (1976, "Libri antichi": comprende il racconto omonimo, trad. it., Valvola di sfogo, 1989, e Na pervom dychanii, "A fiato corto"), ritratti di due giovani provinciali, un ragazzo e una ragazza, e del loro tentativo di sfondare a tutti i costi a Mosca. Benché di notevole livello, queste opere non portano all'autore la celebrità, allora strettamente collegata in URSS, oltre che all'intervento della critica, alla pubblicazione su rivista; quasi inosservato passa così anche il suo primo romanzo, Portret i vokrug (1978, "Ritratto e dintorni"), ambientato nel mondo del cinema e concepito come prima parte di una trilogia il cui filo conduttore sono le diverse risposte individuali possibili all'atmosfera plumbea degli anni Settanta (la ricerca del benessere, l'emigrazione, la chiusura autodifensiva: Odin, odna, 1987, "Lui solo, lei sola"; trad. it., parziale, Un mucchio di neve, in Lettera internazionale, 4, 1987); e altrettanto ignorato sarà anche il successivo Golosa (1982, "Voci"), prose a metà strada tra il saggio e la novella.
Nel 1983 la pubblicazione sulla rivista Ural di Predteča ("Il precursore"; ma in russo l'epiteto designa Giovanni Battista) − storia di un guaritore e della piccola setta che intorno a lui si raccoglie alla ricerca di un nuovo cristianesimo da contrapporre al vuoto spirituale dell'epoca − porta finalmente a M. una vasta notorietà e un successo solo in parte ''di scandalo''. La critica scopre l'esistenza di un'intera generazione di scrittori maturati all'ombra degli anni Settanta, la battezza "generazione dei quarantenni", riconosce in M. uno dei rappresentanti più interessanti del gruppo.
Discussioni animate nascono sulla sua ''poetica delle baracche'', simbolo di una generazione che non ha più radici ed è votata a un perenne nomadismo, reale e psicologico, sugli uomini infelici ma senza grandezza cui sono dedicati i racconti delle raccolte Reka s bystrym tečeniem (1983, "Il fiume dalla rapida corrente") e Mesto pod solncem (1984; trad. it., Un posto al sole, 1988), che con le loro storie banali rappresentano un interessante parallelo alla poetica dei minimalisti americani. Nel 1984 M. è sottoposto a un duro attacco sulla Pravda, che gli rimprovera la bassezza morale e la mancanza di ideali dei suoi spesso squallidi personaggi. Rompe il silenzio nel 1987 con tre romanzi brevi, apparsi rispettivamente su Oktjabr', Novyj mir e Znamja: il già ricordato Odin, odna, Utrata ("La perdita") e Otstavšij ("Quello che è rimasto indietro"): qui le storie scompaiono quasi completamente, la narrazione si frantuma in una serie di flashes che confondono i piani della realtà e del sogno in un generale disagio di vivere, in cui l'angoscia è data da un sottile rimpianto e dalla mancanza di speranza. Dopo un ulteriore triennio di assenza dalla scena letteraria, legato questa volta ai profondi sconvolgimenti dell'era gorbacioviana e al crollo del mondo socialista, M. torna alla scrittura con una serie di racconti e due romanzi brevi: Laz, 1991 (trad. it., Il cunicolo, 1991) e Dolog naš put', 1991 ("Lungo è il nostro cammino"), in cui al tema dell'inadeguatezza ''privata'' del singolo di fronte all'esistenza subentra la cupa consapevolezza di una disfatta collettiva ed epocale. In italiano è stata pubblicata anche una raccolta di racconti, L'azzurro e il rosso (1990).
Bibl.: W. Kasack, Lexicon der russischen Literatur ab 1917, Monaco 1986; L. Anninskij, Struktura labirinta. V. Makanin i literatura 'seredinnogo' čeloveka, in V. Makanin, Izbrannoe, Mosca 1987; D. Di Sora, Una generazione allo specchio, in V. Makanin, Un posto al sole, Roma 1988.