HOLAN, Vladimír
Poeta boemo, nato a Praga il 16 settembre 1905.
I suoi primi libri Blouznivý vějíř, Il ventaglio delirante, 1926; Triumf smrti, Trionfo della morte, 1930; Vanutí, Un soffio d'aria, 1932; Oplouk, L'arco, 1934; Kameni, přicháÿíš, Pietra, vieni..., 1937, segnarono il vertice della poesia astratta, fondata su immagini barocche e su un linguaggio da rebus. Tortuose divagazioni metafisiche davano la trama a questi crittogrammi, che erano il più delle volte fredda alchimia di parole, impalcatura sonora. Col sopraggiungere di anni oscuri, Holan lasciò questa tematica per riflettere in grandiose visioni apocalittiche la catastrofe boema nel quadro della tragedia europea. In Odpověd' Francii, Risposta alla Francia, espresse il suo sdegno per il contegno di quel paese; in Zpěv třikrálovü, Canto dei re magi, narrò le sofferenze di Abissinia, Spagna, Cina; in Září 1938, Settembre 1938, rievocò le giornate in cui i Tedeschi invasero i Sudeti. Il verso di Holan si rivela in questi poemi sempre più sotto l'influsso dei poeti sovietici. A Chlebnikov è infatti dedicata la grottesca fantasmagoria Sen, Sogno, 1939. Seguirono poi la raccolta Záhřmotí, Fragore, 1940, il poema První testament, Primo testamento, 1940; il diario in prosa Lemuria, 1940, i poemi Cesta mraku, Viaggio d'una nuvola e Terezha Planetová, 1943, quest'ultimo ispirato da un brano musicale di Leoš Janáček; Panichida (Requiem, 1945) sulle vittime dei campi di concentramento. Una svolta decisiva per l'arte di Holan hanno segnato il poemetto Dík Sovětskému Svazu, Gratitudine all'Unione sovietica, 1945, il catalogo epico Rudoarmějci, Soldati rossi, 1947, e la raccolta di poesie pubblicistiche Tobě, A te, 1947. Lasciate le forme ermetiche, il poeta scrive ora in un verso semplice e chiaro dalla cadenza molto vicina alla prosa.
Bibl.: A. M. Ripellino, Holan salmista di un'epoca tragica, in La Fiera letteraria, n. 52, 1947.