Belševica, Vizma
Poetessa lettone, nata a Riga il 30 maggio 1931. Dopo aver frequentato il Politecnico nella città natale, ha studiato letteratura e giornalismo all'università di Mosca. Divenuta membro, nel 1958, dell'Associazione degli scrittori lettoni, ha ricevuto dagli anni Ottanta i massimi riconoscimenti di critica e di pubblico.
La poesia della B. si caratterizza per varietà di moduli e ritmi espressivi, profondità di pensiero e ricchezza linguistica. Ella stessa ha dichiarato di considerare sua musa ispiratrice il vocabolario della lingua lettone con la multiformità del suo lessico, di cui si è servita con sapienza anche nella sua intensa attività di traduttrice.
Sul piano tematico l'opera della B. ruota, invece, attorno a due assi privilegiati: la questione della realtà sociale dell'individuo e la salvaguardia della coscienza nazionale. Il secondo aspetto è stato talmente accentuato che per la raccolta Gadu gredzeni (1969, Gli anelli dell'anno) le venne rivolta la critica di 'velato spirito nazionalistico' e le fu vietato di pubblicare per sette anni.
Se si prescinde dall'esordio, segnato dai componimenti Zemes atmoda (Il risveglio della terra) e Vīrs darvo jumtu (Sopra il tetto incatramato), entrambi del 1947, il divieto di pubblicare permette di distinguere due grandi periodi nella produzione poetica della B.: le opere apparse prima e quelle che hanno visto la luce dopo di esso. Fra le raccolte del primo periodo spiccano: Visu ziemu šogad pavasaris (1955, Tutto l'inverno quest'anno è primavera), scritta nello stile del realismo socialista; Zemes siltums (1959, Il calore della terra); Jūra deg (1966, Il mare brucia). Fra le raccolte di poesia del periodo successivo si ricordano invece: Madarās (1976, Nei cespugli di robbia) e Dzeltu laiks (1987, Il tempo d'autunno) che segnano una pausa di riflessione intimista.
L'intera produzione poetica della B. è stata riunita in tre antologie: Kamola tinēja (1981, La filatrice del gomitolo); Ievziedu aukstums (1988, L'altezza dei fiori); Baltās paslēpes (1991, Nei bianchi nascondini). La sua opera in prosa è meno conosciuta, ma ugualmente degna di menzione: essa comprende la raccolta di racconti K¸ikuraga stāsti (1965, I racconti di K¸ikurags) che riflette le sue impressioni durante il soggiorno nel paese di pescatori di Salacgrīva nel 1960, e Nelaime mājās (1979, Nelle case del malessere).
bibliografia
Vizma Belševica, in Mūsdienu latviešu padomju literatūra: 1960-1980 (Letteratura lettone sovietica contemporanea: 1960-1980), a cura di V. Hausmanis, Rīga 1985, pp. 199-209.
Latviešu rakstniecība biogrāfijas (Biografie della letteratura lettone), a cura di V. Hausmanis, Rīga 1992.