ZIPPEL, Vittorio
– Nacque a Trento il 4 marzo 1869 da Giovanni e da Teresa Tomasi.
Il padre possedeva un’industria tipografica fondata nel 1885. Il fratello maggiore, Giuseppe (Trento, 1 ottobre 1865 - 9 ottobre 1929), si laureò in lettere a Firenze nel 1888; dopo una carriera nelle scuole superiori di Empoli, Firenze, Modica e Roma, ottenne la libera docenza all’Università di Roma. Ebbe due sorelle, Enrica e Maria.
Non si conosce il percorso scolastico di Vittorio, ma non risulta una sua iscrizione universitaria. Cominciò da giovane a lavorare nella casa tipografica ed editrice del padre e fu in questo contesto che avvenne la sua formazione; si dedicò allo studio dell’arte e in particolare delle tradizioni trentine e tirolesi. Dopo la morte del genitore, ne rilevò l’attività, che lo portò a stringere rapporti, tramite la pubblicazione di volumi e riviste, con i protagonisti della cultura e della politica, prevalentemente di matrice liberale, impegnati nella costruzione di una pedagogia nazionale nella difesa dell’italianità del Trentino.
Nel 1890 Zippel si unì in matrimonio con Angelina Alberti, nipote del garibaldino Tito Tabacchi; la coppia ebbe due figli, Aldo (1891-1965) e Lidia. Partecipò attivamente all’associazionismo cittadino (fu membro, tra l’altro, della Lega nazionale, della Società amici della scuola e della Società pro patria) e alle iniziative dell’élite liberale per la promozione della tradizione culturale italiana, dedicandosi in particolare all’ambito artistico, figurativo e commemorativo. Fu amico personale del pittore Giovanni Segantini, trentino di Arco, con il quale a partire dal 1890 intrattenne una fitta corrispondenza; in seguito fece da tramite fra l’artista e le istituzioni culturali trentine in occasione di mostre ed eventi celebrativi, scrisse articoli sulle sue opere e si adoperò ripetutamente presso le autorità austriache nel tentativo di rimuovere gli ostacoli al rientro di Segantini nella terra natale, dove nei suoi confronti pendeva la minaccia di arresto per renitenza alla leva. Segantini gli donò una replica in formato minore del celebre quadro divisionista L’ora mesta (1892).
Nel 1898 Zippel fu eletto consigliere comunale a Trento nelle liste del Partito liberale nazionale e da allora partecipò a quasi tutti gli uffici in cui era divisa l’amministrazione cittadina, continuando l’attività editoriale. Tra le numerosissime opere pubblicate dalla sua casa editrice, il volume Il Trentino a Dante Alighieri, pensato per celebrare l’inaugurazione del monumento nel 1896, con scritti vari preceduti da un’ode che Giosue Carducci compose dietro richiesta di Zippel, e il libro di Cesare Battisti, Il Trentino. Saggio di geografia e di antropogeografia (1898); fu editore anche di Tridentum (1898-1913), la rivista diretta dal socialista trentino. Nel 1905 venne in contatto con Ettore Tolomei, che lo ricordò come «un giovane di gran buona volontà e molto cortese» (Tolomei, 1948, p. 266), con il quale riuscì a raggiungere un accordo per la pubblicazione dell’Archivio per l’Alto Adige, che continuò a uscire per la casa editrice fino al 1914.
Nel 1911 Zippel fu vicepodestà e il 22 settembre 1913 venne nominato podestà di Trento dopo che l’imperatore aveva negato per la seconda volta la sanzione sovrana alla nomina di Massimiliano Manci, a causa di precedenti comportamenti invisi al governo austriaco. Nel giugno del 1914 si tennero le prime elezioni comunali dopo la promulgazione di un nuovo Statuto della città e di un nuovo regolamento elettorale, alla cui stesura lo stesso Zippel si era dedicato nel corso degli ultimi anni, che introducevano il sistema proporzionale e, accanto ai tre corpi elettorali censitari, un quarto corpo a suffragio universale maschile. Zippel fu rieletto dal secondo corpo (al quale apparteneva anche come elettore, collocandosi in una fascia medio-alta dei contribuenti) e il Consiglio gli rinnovò la nomina a podestà. Accettò la carica dichiarandosi consapevole dei cambiamenti avvenuti nella composizione della rappresentanza, con il rafforzamento al suo interno dei partiti di opposizione, socialisti e popolari, ed espresse la volontà di formulare un programma (comprendente una più equa legge tributaria, l’ampliamento degli edifici scolastici e nuove opere pubbliche) che fosse frutto della collaborazione fra tutte le parti del Consiglio comunale. Fu lo scoppio della guerra europea ad assorbire di lì a poco tutte le risorse del Comune, impegnato innanzitutto nell’approvvigionamento di beni alimentari, nella fissazione di calmieri sui prezzi, nell’aiuto alle famiglie dei richiamati e nella promulgazione di provvedimenti igienici e sanitari.
Nel marzo del 1915 Zippel rifiutò di accogliere la richiesta della Luogotenenza del Tirolo che gli ingiungeva di deplorare pubblicamente l’azione di propaganda svolta in Italia da Battisti per la rottura della neutralità e di dichiararlo decaduto dai mandati di deputato al Parlamento di Vienna e di consigliere comunale a Trento. Fu destituito dalla carica il 20 maggio 1915, quando il Consiglio comunale venne sciolto dalle autorità governative.
Cominciò allora a tenere un diario che si apriva con la constatazione della probabile rottura delle trattative per la cessione del Trentino all’Italia in cambio della neutralità; annotò eventi e cronache sulla trasformazione di Trento in città fortezza, completamente militarizzata e colpita dai duri provvedimenti avviati già prima della guerra nel territorio di confine; descrisse quotidianamente le requisizioni dei generi alimentari, di edifici pubblici e privati e la progressiva evacuazione verso l’Austria di decine di migliaia di abitanti della città e delle valli.
Per tentare di sfuggire alla deportazione che colpì quasi tutto il gruppo dirigente cittadino Zippel si trasferì con la famiglia a Malosco, un piccolo paese dell’alta Valle di Non, ma il nuovo domicilio e la vita ritirata non lo sottrassero all’ingiunzione di abbandonare il Trentino insieme a suo figlio; Aldo si era laureato in giurisprudenza a Graz nel 1914, dopo avere frequentato anche le Università di Roma e Firenze, luoghi nei quali erano maturati contatti con il movimento irredentista. I due dovettero raggiungere Linz, dove nel settembre del 1915 furono ufficialmente comunicati i decreti luogotenenziali che li obbligavano al confinamento a Haslach, nell’Austria superiore. Nel paese, di circa mille abitanti, soggiornava già una quindicina di altri confinati di lingua italiana. Presto Zippel fu raggiunto lì dalla moglie e dalla figlia, che condivisero un esilio afflitto dalla scarsità di risorse e dalla mancanza di notizie dei familiari a causa dei molti ostacoli e della censura che gravavano sulla corrispondenza. Qualche notizia giungeva a mezzo della stampa austriaca o per bocca di visitatori di passaggio; quasi sempre si trattava di arresti e condanne di patrioti irredentisti, della confisca dei beni degli esuli e di dettagli sulle difficili condizioni di vita della popolazione trentina; i bollettini di guerra austriaci erano le uniche fonti per apprendere il corso delle manovre diplomatiche e delle operazioni militari in Europa. Da un numero della viennese Neue frei Presse Zippel seppe che il fratello Giuseppe, a Roma, era tra i membri della Commissione nominata per pronunciarsi sul diritto di proprietà di palazzo Venezia e di palazzo Caffarelli, rispettivamente sedi dell’ambasciata austro-ungarica e di quella tedesca, ora reclamati dall’Italia.
Il 6 aprile 1916 gli venne comunicato l’arresto per alto tradimento e anche questa volta un analogo provvedimento colpì il figlio Aldo. Durante la perquisizione dell’alloggio furono trovati addosso a sua moglie due raccolte di fogli sottili, il diario tenuto a Trento e le memorie scritte durante il confino, immediatamente sequestrati. Padre e figlio vennero trasportati a Linz e a notte inoltrata rinchiusi in celle separate nel castello militare della città. Dopo due mesi di prigionia giunse la notizia del trasferimento dal carcere di Linz a quello di Trento: «il Governo imperiale temeva evidentemente che, rimanendo noi nell’Austria superiore, quel Tribunale militare difficilmente avrebbe potuto venire informato nei più minuti particolari intorno all’azione irredentista da noi svolta in patria» (Diario e memorie, Trento 1968, p. 151). Mentre moglie e figlia continuavano a essere confinate a Haslach, i due furono detenuti prima nelle celle del castello del Buonconsiglio, poi in quelle del tribunale civile. Fu lì che Zippel apprese la notizia dell’arresto di Battisti e Fabio Filzi e dell’esecuzione delle condanne a morte.
Nel gennaio del 1917 cominciò il processo; tra i capi d’accusa, la collaborazione con Ettore Tolomei alla pubblicazione della sua rivista, i sentimenti irredentisti sparsi nelle pagine del diario sequestrato, l’aver fatto parte di comitati di redazione di fogli che sostenevano l’italianità del Trentino e, come podestà, il rifiuto di dichiarare decaduto dalle cariche rappresentative Battisti, la denominazione di strade e piazze con nomi di città o personalità italiane e così via: «nulla venne dimenticato nei riguardi della mia condotta politica, nei lunghi interrogatori le mie risposte furono invece brevissime poiché si può dire che, quasi per intiero, le mie accuse corrispondevano integralmente alla verità» (ibid., p. 168).
Al termine del dibattimento la sentenza lo condannò a otto anni di carcere duro, con un digiuno settimanale nel giorno del venerdì, e alla perdita del titolo di cavaliere della Corona d’Italia che gli era stato conferito quale promotore del monumento ad Alessandro Vittoria, a Trento, inaugurato nel 1908. Dopo alcune settimane, e avendo già scontato quattrocento giorni di prigionia, il 10 maggio venne trasferito nel carcere di Graz, dove era detenuto anche un altro ex podestà di Trento, Antonio Tambosi. Qui maturò il suo proposito di chiedere che lo Stato italiano, una volta vinta la guerra, donasse al Comune il Doss Trento, il colle della città che conservava tracce della civilizzazione romana.
Il 5 luglio arrivò la notizia dell’amnistia concessa ai detenuti politici dall’imperatore Carlo, che consentì a Zippel di tornare a Haslach, dove ancora si trovava la sua famiglia e dove lo raggiunse anche il figlio; in seguito ad alcuni episodi di ostilità manifestati contro di loro dalla popolazione locale, si trasferirono poi a Ottensheim, nelle vicinanze di Linz.
Finita la guerra Zippel tornò a Trento, il 20 novembre 1918; il 5 dicembre il governatore Guglielmo Pecori Giraldi ricostituì il Consiglio comunale e Zippel fu il primo sindaco della città liberata; nel suo intervento rievocò il susseguirsi delle generazioni che avevano tenacemente perseguito la liberazione da «vecchi istituti politici» e da «vecchie tirannie» (Verbale della Seduta del Consiglio comunale di Trento dopo la redenzione della patria, 5 dicembre 1918, p. 3), il dispiegarsi della difesa dell’italianità dalle scuole alle associazioni e ai rifugi alpini ed esaltò il sacrificio dei ‘martiri’, con forti immagini di retorica antiaustriaca. Fu il primo trentino a essere nominato senatore nel 1919 per meriti eminenti verso la patria.
L’attività amministrativa in quest’ultima parte del suo mandato fu assorbita dalle riparazioni dei danni di guerra; si rinnovarono le strade distrutte, gli interni delle case abbandonate, gli edifici pubblici requisiti dalle autorità militari. Il Comune favorì anche lo sviluppo edilizio della città, diventata capoluogo di provincia, sia acquistando nuovi terreni fabbricabili per rivenderli a un prezzo agevolato, sia costruendo in proprio nuovi alloggi popolari.
Nel 1919 Zippel presiedette le due assemblee costitutive della Società per gli studi trentini, della quale fu eletto per acclamazione presidente onorario. Come presidente della commissione direttiva della Biblioteca e del Museo civico si adoperò per la costituzione del Museo nazionale presso il castello del Buonconsiglio e per procurare una nuova sede alla Biblioteca, che venne riordinata e poi collocata, nell’estate del 1921, in un palazzo del centro acquistato dal Comune.
Nel 1920 Zippel fece parte del consiglio dell’Associazione dei Comuni italiani, con il mandato di salvaguardare e promuovere le istanze autonomistiche avanzate dalle rappresentanze municipali del Trentino (che presto si trovarono a rivalutare le tradizioni dell’autogoverno austriaco) e nello stesso anno partecipò a Roma alle riunioni delle giunte provinciali straordinarie, di nomina governativa, istituite per consentire lo svolgimento della vita amministrativa, ma anche per proporre riforme sul decentramento e le autonomie locali. Toccò a lui leggere, nella piazza Duomo gremita, il 10 ottobre 1920, l’atto di annessione della Venezia tridentina all’Italia. Il 26 gennaio 1922, dopo le prime elezioni comunali indette secondo la legislazione italiana, lasciò la carica di sindaco. Nel maggio del 1927 fu nominato commissario straordinario della Camera di commercio e d’industria del Trentino.
Così come aveva auspicato durante la detenzione, Zippel ottenne la donazione al Comune del Doss Trento. In seguito fu membro della commissione nazionale istituita per i monumenti a Battisti e Nazario Sauro, che iniziò i lavori nel febbraio del 1925. Dopo alterne vicende nel 1933 venne approvato da Benito Mussolini il progetto di costruzione sul Doss Trento del mausoleo a Battisti, inaugurato nel 1935; a Zippel, spesso intermediario tra i desiderata della comunità trentina e il governo, si rivolse Ernesta Bittanti per cercare di ottenere un momento di ‘forma privata’ durante il trasferimento della salma dal cimitero al mausoleo.
Zippel fu membro dell’Unione fascista del Senato, ma solo nel 1932 accettò la tessera del partito dichiarando la sua adesione, da ex irredentista, alla politica «virilmente italiana» (lettera del 12 ottobre 1932 all’Unione nazionale fascista del Senato, Roma, Archivio storico del Senato, s. v., f. personale) di Mussolini.
Morì a Trento, dopo una breve malattia, il 4 aprile 1937 e fu sepolto con funerali solenni.
Scritti e discorsi. L’opera dell’amministrazione comunale di Trento negli anni 1914-1915 e 1918-1921. Relazione del sindaco sen. Vittorio Zippel nella seduta del Consiglio comunale del 10 gennaio 1922, Trento 1922; Diario e memorie di Vittorio Zippel ultimo podestà di Trento, primo sindaco di Trento italiana (1915-1918), a cura di B. Rizzi, Trento 1968.
Fonti e Bibl.: Trento, Fondazione Museo storico del Trentino, Fondo Vittorio Zippel (1905-1918).
B. Rizzi, V. Z. (1860-1937), in Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati, s. 4, 1936-1937, vol. 13, pp. 29-31; L. Cesarini Sforza, Notiziario, in Studi trentini di scienze storiche, XVIII (1937), 2, pp. 139-144; B. Emmert, Scritti del senatore V. Z., ibid., pp. 144-148; E. Tolomei, Memorie di vita, Roma 1948, passim; S. Benvenuti, V. Z., in Storia del Trentino. Personaggi della storia trentina, Trento 1998, ad vocem; C. Lorandini, V. Z., in Dizionario biografico dei presidenti delle Camere di commercio italiane (1862-1944), a cura di G. Paletta, Soveria Mannelli 2005, ad vocem; S. Biguzzi, Cesare Battisti, Milano 2008, ad ind.; Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, s. v., http://notes9.senato.it/ web/senregno.nsf/Z_l2?OpenPage.