MUSSOLINI, Vittorio
– Nacque a Milano il 27 settembre 1916 da Benito e da Rachele Guidi.
Secondogenito e primo figlio maschio del duce, frequentò il liceo Tasso a Roma, dove conobbe Ruggero Zangrandi, con il quale condivise la passione per la scrittura e il giornalismo. Questo interesse comune li spinse a fondare una rivista, La penna dei ragazzi (che poi assunse i nomi di Anno XII e Anno XIII). Insieme costituirono anche un movimento giovanile denominato Novista, dagli ambiziosi progetti ideologici. Nel 1935, conseguito il brevetto di pilota, con il fratello Bruno partecipò come volontario in aeronautica alla campagna d’Etiopia, nella quale si distinse per alcune azioni belliche. Narrò delle sue imprese in un libro, Voli sulle Ambe (Firenze 1937), che gli dette una triste fama all’estero per il tono gioioso con cui rievocava bombardamenti e uccisioni.
Al ritorno dalla guerra completò gli studi, laureandosi in giurisprudenza all’Università di Roma nel 1939, e si dedicò al cinema. Partecipò come supervisore alla realizzazione di un film di grande successo Luciano Serra pilota (Goffredo Alessandrini, 1938) e iniziò un’attività di giornalista cinematografico scrivendo per Il Popolo d’Italia e dirigendo, dall’ottobre 1938 al luglio 1943, il quindicinale Cinema. Ma la sua vera ambizione era quella di fare il produttore. Nell’autunno del 1937 intraprese un viaggio negli USA per fondare una casa di produzione italo-americana, fu ricevuto dal presidente Roosevelt ma fu anche bersaglio di boicottaggi e di una campagna stampa ostile, e il tentativo fallì. Costituì la società di produzione ERA film con la quale ebbe non poche difficoltà economiche, pur promovendo la realizzazione di film di un certo valore, come Grandi magazzini, Batticuore (entrambi di Mario Camerini, 1939) e Noi vivi (Alessandrini, 1942), uno dei maggiori successi popolari dell’epoca. In seguito fondò la società ACI (Alleanza Cinematografica Italiana) con cui produsse una decina di film. Nei primi anni Quaranta firmò, con lo pseudonimo anagrammatico di Tito Silvio Mursino, il soggetto di tre film, Luisa Sanfelice, I tre aquilotti (entrambi del 1942) e soprattutto Un pilota ritorna, diretto da Roberto Rossellini nel 1941. Fu presidente della Federazione pugilistica italiana dal 1941 al 1943.
Allo scoppio del conflitto mondiale, partecipò sul fronte greco a missioni di guerra, che gli valsero una medaglia d’argento al valore, dopo di che fu allontanato dalle unità combattenti e messo a capo della sezione fotocinematografica del ministero dell’Aeronautica. Alla caduta del fascismo, ormai ventisettenne, prese parte attiva alle vicende politiche dalle quali fino ad allora si era tenuto sempre in disparte. Rifugiatosi in Germania subito dopo il 25 luglio 1943, collaborò attivamente con i tedeschi che, all’annuncio dell’armistizio, lo scelsero per costituire un governo fascista provvisorio, come lo definì Goebbels nel suo Diario, insieme ad Alessandro Pavolini e Renato Ricci. Nei giorni seguenti l’8 settembre fu proprio questa troika che, dalla Germania, diffuse appelli radiofonici in Italia. Alla liberazione del duce, una volta costituita la Repubblica sociale di Salò, Vittorio ricoprì la carica di supervisore delle segreterie del padre, ma di fatto il suo ruolo fu quello di collaboratore fedele senza alcuna vera funzione. Quasi per caso non si aggregò con la colonna del duce che lasciò Milano per il lago di Como e, grazie a questa circostanza, riuscì a salvarsi. Dopo essersi nascosto per qualche mese in istituti religiosi, prima a Como poi in altre città, alla fine del 1946 si imbarcò clandestinamente per l’Argentina, meta privilegiata dell’emigrazione politica postbellica, servendosi di un passaporto falso.
A Buenos Aires visse svolgendo varie attività commerciali e scrivendo corrispondenze per il giornale del MSI, Il Secolo d’Italia, rimanendovi fino al 1967, pur non avendo pendenze legali in Italia: l’unico processo che subì fu quello per diserzione dopo il 25 luglio ma, dopo una condanna in contumacia in primo grado nel 1951, fu assolto dal tribunale militare di Firenze nel 1959. In Argentina si separò dalla prima moglie, Orsola Buvoli, sposata nel 1937 e da cui aveva avuto due figli (Guido e Adria) e conobbe quella che nel 1974 divenne la sua seconda moglie, Monica Buzzegoli. Al rientro in Italia, si ritirò nella casa di famiglia a Carpena (Forlì), dove visse insieme alla madre Rachele fino alla morte di lei, avvenuta nel 1979. Custode fedele della memoria del padre, il 'comandante', come tutti lo chiamavano, si astenne da qualsiasi impegno attivo in politica, accettando solo presidenze onorarie di associazioni di reduci della RSI.
Morì il 12 giugno 1997 a Roma.
Opere: Mussolini pubblicò alcuni volumi di memorie, dei quali Vita con mio padre (Milano 1957) è il più interessante. Altri titoli da segnalare sono Due donne nella tempesta (Milano 1961) e Mussolini e gli uomini nel suo tempo (Roma 1977).
Fonti e bibl.: Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, carteggio riservato, bb. 108, 110, 111; J. Goebbels, Diario intimo, Milano 1948, p. 570; L. Freddi, Il cinema, I, Roma 1949, pp. 279-322; G. Dolfin, Con Mussolini nella tragedia, Milano 1949, pp. 18, 30, 61-64, 124 s.; R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano 1962, ad ind.; F.W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino 1963, ad ind.; F. Savio, Cinecittà anni Trenta, Roma 1979, ad ind.; A. Spinosa, I figli del Duce, Milano 1983, ad ind.; S. Setta, Dallo squadrismo alla Repubblica di Salò, Bologna 1986, p. 241; F. Ciano, Quando il nonno fece fucilare papà, Milano 1991, p. 158; R. De Felice, Mussolini l’alleato. La guerra civile. 1943-1945, Torino 1997, ad ind.; A. Grandi, Fuori dal coro: Ruggero Zangrandi, una biografia, Milano 1998, ad ind.; Storia dell’emigrazione italiana, a cura di P. Bevilacqua - A. De Clementi - E. Franzina, I, Roma 2002, pp. 362 s.; M. Staglieno, Benito e Arnaldo, Milano 2003, ad ind.; C. Duggan, La forza del destino. Storia d’Italia dal 1876 ad oggi, Roma-Bari 2008, pp. 578 s.; 1939. Danzando sull’abisso: V. M. e il Premio Riccione, a cura di M. Bertozzi, Rimini 2009, ad indicem.